Il cuoco non ha il diritto di togliere alcuni ingredienti di
una ricetta tipica solo perché non graditi ad alcuni ospiti (aglio,
acciughe, pesci con le spine, ecc.)
Il cuoco che non usa il giusto tipo e la giusta quantità di grasso in
una ricetta, ha un avvenire assicurato nelle mense ospedaliere.
Non vi è cuoco che possa trarre qualche cosa di buono da un prodotto
scadente.
I cuochi che sovrappongono carni, verdure, salse in un piatto unico
dovrebbero limitarsi a preparare hamburger. L’ospite ha il diritto di
combinare il componente base con il contorno e con le salse nel modo e
nel rapporto che più gradisce.
L'ospite ha diritto di sapere che cosa mangia.
L’occhio vuole la sua parte, ma dopo la bocca. Un piatto deve
soddisfare egualmente i vedenti ed i ciechi.
Un piatto composto con arte indica spesso che il cibo si è raffreddato
e che è stato maneggiato per essere ben sistemato nel piatto.
Credere che rucola o aceto balsamico fasullo salvino un piatto, è cosa
da cuoco di trattoria dei camionisti.
Nel costo di una pietanza le componenti principali devono essere
la materia prima e il lavoro umano, non il numero di freezer e forni a
microonde in cucina.
La bontà di un piatto deve essere autonoma rispetto alle bevande.
Tre foglie di menta su di una scaloppina non la fanno diventare
“alla menta”.
Le erbe aromatiche si usano un cucina per il loro aroma, non
perché si dice che curino le malattie; è per questo motivo che non si
usa l'assafetida!
Prodotti e sapori esotici nuovi vanno usati in piatti esotici.
Il cuoco lavora per i golosi, il dietista per gli ammalati; meglio se i
due non si incontrano!
Non vi è differenza di sapore fra il cibo in un piatto tondo e
quello in un piatto quadrato.
Il cuoco che lascia nell’ospite il desiderio di una porzione più
abbondante o di un supplemento di porzione, perderà l’ospite.
Il costo del prodotto solitamente è quello che meno incide sul costo di
un piatto; ma allora perché far soffrire l'ospite con una bistecca
piccola o con poche patate?
L’ospite che si alza da tavola deve pensare di essere stato trattato
come il figliol prodigo.
Un ricarico eccessivo sulle bevande indica la chiara volontà di
spennare l'ospite; che senso ha costringere l'ospite a ordinare e bere
una bottiglia d'acqua su cui il ristoratore guadagna 4 Euro e
pretendere invece di guadagnarne 15 su una bottiglia di vino comperata
allo stesso supermercato in cui ha acquistato l'acqua?
Chi studia la storia di una ricetta è simile a chi si preoccupa di
sapere come erano gli antenati della bella donna che ha nel letto.
Chi iscrive libri di gastronomia pare affascinato dalla etimologia dei
nomi delle ricette e dalla storielle inventate sulla loro origine.
Segno che sono più dei letterati che dei gastronomi. Il letterato è
proiettato sul passato ed i libri, il gastronomo sul presente ed il
futuro e sulla tavola.
La cucina si fa con i polli, i vitelli, gli ortaggi di oggi e non
con quelli del passato, forse migliori, forse peggiori. Neppure la
selvaggina è più la stessa perché sono venuti meno i problemi di
conservazione della carne.
Nella gastronomia vi sono due ere: quella prima della refrigerazione e
quella successiva.
Il grande cuoco è quello che sa preparare in maniera sublime i piatti
tipici della sua cultura. E dà la garanzia di sapere inventare ottimi
piatti nuovi.
Il cuoco che si inventa una nuova ricetta deve avere il coraggio di
riproporla ai suoi ospiti per alcuni mesi; solo così può capire se essa
avrà un futuro. È facile sorprendere il palato, molto più difficile il
convincerlo.
Solo la profonda conoscenza dei piatti della propria cucina dà il metro
per giudicare i piatti della cucina altrui.
Se la cucina italiana non si è basata sulle spezie e gli aromi forti,
sulla salse e sui grassi, è perché era già buona senza di essi.
Il gastronomo che si preoccupa se un piatto sia o meno salutare non
conosce la differenza fra gastronomia e dietetica. Si cucina per il
gusto non per la salute.
Il vero sushi è fatto con pesce crudo appena ucciso; noi lo facciamo
con il pesce congelato. È come se i giapponesi facessero pizza con il
tofu.
Il cuoco che utilizza un prodotto per un piatto complicato deve
riuscire a farlo più buono di quanto è se cucinato in modo semplice.
Altrimenti significa che lo ha sprecato.
Il cuoco che usa l'aglio vestito di certo fa sesso con donne con il piagiama.
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