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Adunata
    (CERVIDI) (v. Cinghiale).
  Ago
    (CERVIDI) il secondo cornetto che sporge dal basso di ognuna delle corna e  rimane sopra al pugnale.
  Allicciatura
    (CERVIDI) lo sporgere delle corna in fuori.  Cfr. il latino Licinus bos, che ha le corna ben aperte (lunate) in fuori.
  Andatura
    (VOLPE) il modo di camminare della volpe. È  leggerissima e agilissima, e più veloce di quanto possa credersi; donde il suo  muoversi assume forme diversissime. Gattona  felinamente acquattandosi per fuggire a la volpina, per accostare animali,  per sottrarsi non vista. Guizza come baleno  quando entra nella tana. Striscia come il  serpente. E sale anche gli alberi, per  accovarsi nell'estate lassù fra le fronde e dormire al fresco.  E potendo cammina sempre coperta ne' fossi, tra l'erbe e gli sporchi molto  folti, ne' solchi.
  Apertura
    (CERVIDI) riferito a le corna del cervo, vale La larghezza che corre tra i due  fusti, misurata tra la pila e la corona, ma poco sotto a questa, ossia nel  punto che i fusti sono più distanti.
  Appostamento
    (CERVIDI) il fatto dell'appostare il cervo.  «Il primo atto della caccia al cervo è l'appostamento di esso».
  Appostare e Postare
    (CERVIDI) nella caccia al cervo prendono anche specificamente il significato  di Trovare il giaccio del cervo per mezzo del cane limiero o della abilità  pratica del cercatore.
  Appostatore, Appostatori
    (CERVIDI) gli uomini che tenendo a guinzaglio il cane limiero e facendolo  cercare a naso, trovavano il giaccio del cervo.  Trovatolo ne lasciavano i Segnali (v. q.  vo.).
  Astuzia
    (VOLPE) è il carattere specifico che si attribuisce a la volpe.  ‑ Convien non credere a troppe delle fole, che si raccontano di essa.  Può ritenersi però che tra le altre difese sa fingersi morta dopo la  schioppettata: e che perciò è molto bene guardarsi di porle le mani addosso  senza prima essersene sincerati, perché, se è ancora viva, addenta le mani con  tenacità e morsi tremendi.
  Astuzie
    (CERVIDI) detto di animali cacciati, vale Tutti gli atti ingannevoli con cui  essi si studiano di sottrarsi ai cani o agli uomini (v.  Difese in generiche).
  Balzellare il cervo
    (CERVIDI) vien usato da Toscani per «far la posta al cervo».  Ora è facile intendere che questo verbo, singolarissimo, preso dal modo di  camminare della lepre, e perciò giusto per essa, non può dare alcuna analogia  denominativa per designare la posta a un quadrupede del tutto disforme da la  lepre stessa. E, se tutto il resto d'Italia  dice Far la posta a la lepre mi par  lecito pensare e credere che tutto il resto d'Italia abbia ragione, non  ostante la doppia toscanità fiorentina e maremmana, che rende tanto simpatico  e autorevole scrittore il marchese Niccòlini.
  Caccia
    (CERVIDI) l'Insieme delle fiere levate, dei cani e degli uomini che le  inseguono. 
  Caccia al cervo
    (CERVIDI) questa caccia principesca, che si faceva anticamente in altri Stati  europei, non è mai stata propria dell'Italia, dove il cervo ben poco è vissuto  a lo stato selvaggio. Da anni esso trovasi  solo in certe riserve, dove vien cacciato in modo così poco eroico, che somiglia  più un macellamento domestico, che una caccia dignitosa e virile.  L'ultimo cervo veramente selvatico, o inselvatichito, parrebbe quello ucciso  dal marchese Niccolini a la Falterona. Fuori  d'Italia invece, questa caccia era fatta da principi, i quali ponevano in  essa una passione e un impegno veramente regale.  Essi praticavano anche la stracca (caccia a la) con tale puntiglio, che furon capaci d'inseguire un cervo anche  fuori del proprio Stato. Il Tanara asserisce  che questa caccia in Italia non è mai esistita.  Per intenderla si vedano le voci Mute e Stracca;e si pensi che il vero carattere venatico nostro è popolare, e  che anche le altre cacce feudali da noi non attecchirono, o rimasero privilegio  non invidiato di principi.
  Caccia propriamente detta
    (CERVIDI) il momento che le fiere scovate, levatesi dai loro covi, fuggono, e  sono inseguite da cani e cacciatori.
  Campo degli amori
    (CERVIDI) vien chiamato così quel luogo, dove il cervo con le cerve che lo seguano  passa la stagione della fregola. Vuolsi che lo  stesso cervo, in questa stagione, ritorni ogni anno a lo stesso luogo.
  Canattiere del limiero
    (CERVIDI) il canattiere che conduceva il cane limiero a la cerca del cervo; e a  sua volta era condotto dal cane presso il giaccio della fiera.  ‑ «Valletto del limiero» è una mala traduzione da una lingua estera.
  Capriolo e Caprio
    (CERVIDI) cervide de' nostri boschi e delle nostre montagne agile, veloce e  gran saltatore. La femmina dicesi Capriola.
  Carriera
    (CERVIDI) tutto il corso fatto dal cervo nella sua fuga; e quello degli altri  cervidi. ‑ Dicesi stesa, se è a la lunga; tronca se vien interrotta; ripresa, se vien continuata dopo 1'interruzione.
  Ceppo
    (CERVIDI) la parte delle corna che ne forma la base esteriore.
  Cerbiatto
    (CERVIDI) il cervo giovanissimo. ‑ Diminutivo Cerbiattolino ed anche Cervettino.  Ma Cerviotto vale Cervo piuttosto  grande.
  Cerca del cervo
    (CERVIDI) Il cercare di appostare il cervo, ossia trovarne il giaccio per  cacciarlo poi anche solo il domani. ‑ Questa  cerca la faceva un canattiere servendosi di un cane limiero (v.  a Cane) ch'egli conduceva legato a una cordicella chiamata lunga.  Il limiero trovava a naso la fiera, e ne dimostrava il luogo coi moti della  coda e segnando con gli occhi. Il canattiere  poi, lasciava segnali lungo i sentieri per facilitare ai corritori, incaricati di levar la fiera coi cani da seguito, di  trovarla e porla in caccia (v. Segnali e  Limiero).
  Cerva
    (CERVIDI) la femmina del cervo, la quale non ha corna.  Dicesi Matricina se è grossa o ha figliato; Sottile, se no. Diminutivo Cervetta, Cervettina.
  Cervario
    (CERVIDI) il luogo dove si tengono o stanno i cervi.  ‑ È il Cervarium latino, ma è forse  l'unico termine da usarsi, sia per sfuggire a l'uso del pochissimo noto Cervile (analogo a Caprile e simili) sia  perché «Parco dei cervi» dice una cosa troppo grandiosa.
  Cervino
    (CERVIDI) agg. Di cervo, che ha natura di  cervo. «Corna cervine ‑ Furore erotico  cervino».
  Cervo
    (CERVIDI) Potendosi determinare l'età del maschio da la forma e sviluppo delle  corna gli si danno i nomi seguenti: Fusone:  il cervo giovane da un anno a quattro: perché le sue corna hanno la forma di fusi,  e non sono ancora ramificate. Forcuto: il cervo a cui le corna  principiano a ramificare inforcandosi. Palcuto: quando le corna hanno già  formato i palchi. § Cervo guidaiolo: quello che guida il branco; § ‑ monaco; § ‑ scapolo. Solingo, non unito con le femmine.
  Corna
    (CERVIDI) le armi di difesa del cervo. ‑  Possono essere allacciate, aperte, camure, ramificate. Le corna del cervo  ucciso si conservano congiunte a tutta la testa e si chiamano Trofeo.§ Mettere le corna:dicesi dei maschi a cui spuntano.  § Perdere le corna quando gli cadono.
  Corno
    (CERVIDI) (v. generiche).
  Corona
    (CERVIDI) il vertice quadriforcuto d'ogni corno.
  Corritori
    (CERVIDI) gli uomini che nella caccia al cervo hanno l'ufficio di andar a  levarlo coi cani.
  Cortesie [le]
    (CERVIDI) così chiamansi i doni di alcune parti del cervo morto, che sono  presentati ai cacciatori, ai quali vuol farsi onore.
  Costure
    (CERVIDI) i rialti longitudinali che emergono sui fusti delle corna del  cervo e dei cervidi.
  Credenza, nel modo Dar Credenza
    (CERVIDI) l'astuziausata dalle fiere  che riescono a sottrarsi ai cani dandogli a credere d'esser fuggite per una  parte invece che per un'altra. § E nell'altro In credenza dettodei cani che rimangono  ingannati da tale finta.
  Daga
    (CERVIDI) l'arma bianca che serve nella caccia al cervo.
  Far fronte ai cani
    (CERVIDI) dicesi del cervo che, invece di fuggire, si ferma, e lotta coi cani a  cornate.
  Far la posta al cervo
    (CERVIDI) attenderlo appostati in luogo, dove credesi che possa venire o passare  in ore non determinate.
  Fiera e Fiere
    (CERVIDI) si diceva, e ancora si dice, per animale selvatico in contrapposizione  con uccelli; e si specificavano anche dividendole in armate e disarmate. Armate sarebbero quelle, le quali hanno mezzi atti ad offendere  e uccidere l'uomo e i cani: corna, denti, zanne, unghioni; disarmate, quelle che ne mancano.  Tra le nostrali appartengono a le prime il cinghiale, il cervo, l'orso, il  lupo, la volpe, il tasso, il gatto selvatico: a le seconde la lepre, il  coniglio e altre più rare.
  Fischiare
    (CERVIDI) la voce emessa dal camoscio per avvisare gli altri di un pericolo.
  Formazione delle mute
    (CERVIDI) la scelta tra tutti i cani e l'unione in varie mute che si faceva di  essi, tenendo conto degli inseguimenti preved,ibili, delle qualità della fiera  da cacciarsi, dell'astuzia, della resistenza e delle difese e offese tutte  che poteva fare (vedi Cane).
  Forzare
    (CERVIDI) cacciare inseguendolo un animale, e così a lungo con rinnovazione  di mute e insistenza da sfinirlo per stanchezza.  Perciò anche «Caccia a stracca, e, assolutamente, La stracca.  Donde anche Muta di stracca, a quella  di cani tenuti freschi per scioglierli dietro l'animale già spossato.
  Fuso e Fusi
    (CERVIDI) le corna del cervo non ancora ramificate.  Sono detti anche Pugnali.
  Fusto
    (CERVIDI) la parte delle corna da la quale partono e sono sostenute le varie  ramificazioni.
  Giaccio
    (CERVIDI) il covo del cervo. Varchi L.  Pr. var. 2.  228: « Dirassi ancora il luogo, ove sia stata la lepre covo; come a la stanza  della volpe tana; e là dove abbi riposato o caprio o cervo, Giaccio ».  Ed è la stessa parola che Addiaccio o Diaccio, nelle quali il d, secondo la  pronunzia toscana, sostituisce la g, come in «dottato» per «gottato».
  Grattatolo
    (CERVIDI) (v. Cinghiale).
  Impalcatura
    (CERVIDI) gli ordini, il modo e il numero delle ramificazioni delle corna  cervine.
  Intanarsi e anche Intanare
    (VOLPE) entrare e nascondersi nella tana.
  Intestarsi
    (CERVIDI) dice il fatto di due cervi maschi che, lottando tra di loro a  cornate, rimangono avvinghiati per l'intrecciarsi delle loro ramificazioni.
  Limiero
    (CERVIDI) (v. Cane).
  Lunga
    (CERVIDI) (v. Civetta).
  Morte del cervo
    (CERVIDI) il momento della caccia, in cui il cervo raggiunto e sopraffatto  dei cani muore.
  Mute (v. Cane)
    (CERVIDI) .
  Palchi
    (CERVIDI) i vari ordini delle ramificazioni delle corna.
  Palma
    (CERVIDI) le parti delle corna in cui queste si schiacciano allargandosi e  assottigliandosi. ‑ Dicesi anche Pala.
  Parco dei cervi
    (CERVIDI) grandioso recinto, dove sono tenuti e custoditi cervi, i quali servono  a cacce principesche.
  Passo del cervo
    (CERVIDI) la maggiore a minor lunghezza delle pedate, da la quale può  desumersi la grandezza, la potenza e l'età della bestia.  Suo sinonimo è Andatura.
  Pastura volpina
    (VOLPE) È data da le defecazioni che si dicono Segno, e da l'orina di odore  acre e durevole.
  Perle o Nodi
    (CERVIDI) quelle protuberanze di colore chiaro che sembrano incastonarsi  nell'osso delle corna.
  Pila
    (CERVIDI) il terzo rametto d'ognun dei corni.
  Posta a la volpe
    (VOLPE) L'appostamento che gli si fa per solito di notte con lo schioppo.  ‑ Come quello di altre fiere si fa ai passi obbligati; e il meglio è postarsi  su un albero. Ma è necessario rimaner  sottovento, in silenzio perfetto, immobili. Se  di giorno con vestito incolore. La posta  diurna, si fa a la volpe scacciata da la tana dai cani.
  Prendere la campagna
    (CERVIDI) nelle cacce alle fiere, con cani da leva e seguito, significava,  riferito a fiere, che non fuggivano al bosco, ossia al monte, ma checorrevano verso il piano, ossia a le  largure, dove l'inseguimento, specie pei levrieri, era più facile.
  Rameggiare
    (CERVIDI) dicesi del modo che le corna del cervo s'impalcano.
  Rosa
    (CERVIDI) la ceppa esteriore di ogni corno del cervo.
  Rugire
    (CERVIDI) è il verbo col quale in latino si denominava la voce del cervo.  «Rugire cervi dicuntur» Questo verbo nel basso latino si deformò in Pringire, Brugire, Prugire.Nell'italiano, purtroppo, non trovo un termine certo.  Il Niccolini usa Gridare,più che generico, e Mugliare,ch'è proprio de' buoi. Si può rimaner  sempre in carenza a cotesto modo? Segno Rugire con una g sola a la latina, e per lo scrupolo, che non dovesse confondersi  col ruggire del leone.  E mi auguro che l'Accademia un dì o l'altro voglia decidersi a definire tra  le altre innumerevoli anche cotesta incertezza su la voce del cervo, tenendo  conto ch'esso è dichiarato una bestia nobile e coronata magnificamente.  Del resto il fatto che il marchese Niccolini scrive «grido rauco e fiero del  cervo in amore» può essere una prova che, sia a Firenze, sia in Maremma, sia in  Casentino, dove egli uccise l'ultimo cervo della Falterona, non esiste un  vocabolo unico a determinare la voce del cervo.  Al quale però, non so con quanto rispetto a la sua bellezza e nobiltà  venatica, si attribuì anche la voce dell'asino, ossia il Ragliare.
  Scovamento
    (CERVIDI) lo scovare il cervo e porlo in caccia.  ‑ Da lo scovamento, ossia dal levarsi la fiera e fuggire dinanzi ai cani,  principia la caccia propriamente detta.  Infatti essa è annunziata col grido Caccia! Caccia!
  Segnali
    (CERVIDI) erano quelli lasciati dagli appostatori, quando avevano trovato il  giaccio del cervo. § Segnali alti:che  indicavano il giaccio: ed eran fatti col troncare in alto piccoli rami lasciandoli  appesi a la pianta. § Segnali bassi: rami sparsi a terra con la punta rivolta al luogo  donde sàrebbe venuto il cervo.
  Stanare
    (VOLPE) ha due significati, l'uno attivo, che vale Far uscire da la tana;  l'altro neutro, che vale Uscire da la tana.  «Il furetto stana i conigli. «Certi animali  stanano solo di notte».
  Suoni di caccia 
    (CERVIDI) (v. a Corno nelle generiche).
  Tana
    (VOLPE) il nascondiglio e covo sotterraneo che si scavano da sé, o trovano  nelle caverne naturali, certe fiere, alcune per abitarci sempre, altre secondo  i bisogni e le stagioni. Onde Scavarsi la tana ‑ Trovarsi la tana. Il Diez lo  deriva da Subtana, Subterranea.  § Affumicare la tana: mezzo di cui servonsi  i cacciatori per farne uscire le fiere, contro le quali non possono i cani.  Consiste nell'otturare tutte le entrate della tana meno una, e nel bruciare  sostanze fumicose nell'orifizio, per modo che l'animale sia costretto a uscirne  da l'asfissia. § Assalto a la tana: Quello che si fa immettendo i cani da tana entro  la stessa, perché ne scaccino la fiera o la uccidano.  In pratica avviene così. Si otturano tutte le  entrate, tranne una, dopo aver riconosciute con certezza tutte le bocche della  tana, Si farà entrare il cane migliore per quella in cui ha dimostrato di  sentirne la traccia. § Bracci o Gallerie della tana:i passaggi sotterranei di cui è  composta la tana. § Cane da tana (v. Cane da pelo).  § Indizi della tana: i segni a  l'esterno, dai quali può intendersi la vicinanza di una tana, e quale fiera  1'abita. Un indizio è il modo com'è disposta  la terra scavata, La volpe la raspa dietro sé come il cane; il tasso se la  getta ai lati. Presso ai fori dell'entrature,  se la tana è di volpe, ne son segni le pedate e il pelo di essa; e se ha i  piccoli (marzo‑aprile) il trovarci qualche piccolo quadrupede morto, delle  penne e delle ossa. Lo sterco. Scavo della tana: il metterla a lo  scoperto col piccone, la pala, la zappa, quando si creda necessario per  portare aiuto ai cani impegnati con fiere, da cui possano essere soprafatti.  Questo dello scavo è un'arte, che sola la pratica può insegnare.  § Stagione della tana:da novembre ad aprile.  § Tana frequentata: quella in cui  abitano fiere. § ‑ vuota o abbandonata:quella, dove la fiera non abita più.  La tana può essere una caverna più o meno grande, che l'animale adatta a'  suoi bisogni; o può essere scavata da l'animale stesso co' proprii mezzi.  Le scavate hanno anche parecchie gallerie, ossia passaggi sotterranei, di cui  però una è cieca, mentre tutte le altre sboccano a l'esterno.  Come pure una di esse può scendere perpendicolarmente.  Per lo più poi tutte s'incrociano in uno spiazzetto più largo,.  dal quale è aperta la fuga per ognuna di esse.  Gli sbocchi esterni sono stretti, e specie uno, molto dissimulato; mentre il  più frequentato tradisce, a volte, il passaggio delle fiere, per la  confricazione del corpo dell'animale, da cui resta levigato il terreno nella  parte inferiore. Si crede che le tane non  scendano mai a profondità superiori molto ai due metri.  Nella caccia coi cani da tana è necessario spesso dover sfondare la tana con il piccone e il badile.
  Traccia della volpe
    (VOLPE) sono le pedate, che, per la varietà del suo moversi, cambiano spesso.  Non presentano però i falli lunghi e molteplici di quelle della lepre.  Le loro irregolarità posson ridursi a due principali: doppie e sfagli  improvvisi (v. Traccia a cane).
  Tromba e Trombetta
    (CERVIDI) istrumenti a fiato usati in caccia per segnare col suono le varie  operazioni venatiche, incitare i cani e dar avvisi ai cacciatori.  ‑ Può darsi che il diminutivo denominasse quello che dava un suono più acuto.  Ma sono usati l'uno per l'altro (v. Corno e  Suoni di caccia).
  Volpe
    (VOLPE)  la nota fiera predatrice comune in tutta Italia, a la quale si caccia  con lo schioppo, coi cani da tana, da inseguimento, da giungere e coi cavalli.  È insieme fiera da tana e da covo scoperto.  D'estate sale anche ad accovarsi tra i rami di alberi alti.  Dim. Volpina, Volpacchiotto,e Volpona, Volpone accr.  La volpe si caccia con lo schioppo appostandola di giorno presso la tana e di  notte ai passi. Si caccia coi cani da tana (v.  Tana) e coi levrieri; a cavallo, per sport signorile, con mute numerose di  bracchi‑segugi. 
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       - Edoardo Mori | 
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