Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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UN ESEMPIO DA SEGUIRE CONTRO LA PRASSI DI RITIRARE I LIBRETTI DI PORTO D’ARMI - Dr. A. Vicari

Il Ministero dei Trasporti ha emanato, in data 27 novembre 2015, la circolare n. 27601, con la quale ha disposto che, da parte dei dipendenti Uffici della Motorizzazione Civile, “non deve essere più richiesta la consegna della patente precedente…ancorchè sia in corso di validità”, sia in caso di rinnovo, sia nel caso di richiesta di duplicato per smarrimento e successivo ritrovamento.
Riteniamo opportuno segnalare tale circolare con la speranza che venga adottata anche dal Ministero dell’Interno relativamente alle licenze di porto d’armi.
Infatti, risulta che, presso gli Uffici di Polizia e Comandi dei Carabinieri, si sia consolidata la prassi di far consegnare i libretti di porto d’armi, anche se non scaduti, al momento della richiesta di rinnovo.
Tale prassi penalizza i diretti interessati, siccome non possono più esercitare le attività autorizzate con le relative licenze, né usarle come documenti di identità, fino al rilascio di quelle rinnovate.
Ma oltre l’aspetto pratico c’è anche l’aspetto affettivo nei confronti di documenti che, col trascorrere del tempo, possono essere considerati veri e propri ricordi.
Ci riesce difficile comprendere il perché della resistenza a restituire le licenze di porto d’armi, tenuto conto che opposta prassi permette la restituzione del libretto di passaporto scaduto, documento altrettanto importante come quello di porto d’armi. L’unica giustificazione presumibile è che, come al solito, quando si tratta di licenze in materia di armi, gli Uffici e Comandi abbiano sempre il timore di sbagliare (comprensibile viste la complessità della normativa e la mancanza di circolari esplicative!...) e, quindi, si sentano salvaguardati dalla consueta interpretazione restrittiva, anche se, troppo spesso, in contrasto con le disposizioni di legge ed alle giustificate aspettative dell’utente.
A nostro modesto parere riteniamo che il timore che si possa fare abuso di una licenza di porto d’armi non ha ragione di essere, siccome:
-se il titolo è in corso di validità, l’intestatario, avendo anche pagato la tassa di concessione governativa, è legittimato ad effettuare tutte le attività previste dalla relativa licenza (es. acquisto, trasporto, porto, uso, Circolare 17 febbraio 1998), avendone diritto sino alla scadenza. Peraltro, la licenza di porto d’armi, alla stregua della patente di guida ( Circolare  M. dell’Int. 14 marzo 2000, n. M/2413/8) e dei passaporti, è considerata documento di riconoscimento equipollente alla carta di identità, quindi da utilizzare in quanto tale, come espressamente previsto dall’art. 292 del Regolamento di esecuzione del T.U.L.P.S., così come modificato dall’art. 35 del T.U. sulla documentazione amministrativa, D.P.R. 28 dicembre 2000, n 445;
-se il titolo è scaduto, il titolare non può nemmeno acquisire armi, perché, in caso contrario, al momento delle relative denunce (di cessione e di detenzione), sia l’acquirente che il cessionario risponderebbero del reato di cui all’art. 35 del T.U.L.P.S..
Inoltre, è da evidenziare che i libretti di licenze di porto d’armi vengono “acquistati”, non dati in prestito dall’Amministrazione, con relativo versamento alle Tesorerie provinciali dello Stato, per cui, in caso di ritiro del documento, anche se scaduto, deve essere restituita la somma, seppur esigua, a suo tempo corrisposta.
Ben venga, dunque, una circolare come quella sulla patente, che permetta di interrompere tale prassi priva di senso logico/giuridico per la prevenzione della sicurezza ed incolumità pubblica.
Nel frattempo, comunque, è opportuno ricordare agli Uffici e Comandi che insistono nel ritirare le licenze di porto d’armi che la prassi amministrativa è solo un comportamento costantemente tenuto dagli Uffici pubblici non previsto da alcuna norma, per cui può essere disatteso senza timore di incorrere in sanzioni.

Firenze 26 dicembre 2015

Noticina di EM:
Racconta una storiella che tre scienziati stanno passeggiando nei prati e vedono a terra un cosa rotonda a forma di focaccia, di colore verdastro. Il primo la osserva e dice "chissà che cosa è, non è una cosa vivente"; il secondo la studia e dice "mi pare un cosa organica non vivente"; il terzo ci pensa e dice "attira le mosche, credo contenga sostanze nutritive". Così decidono di assaggiarla; ciascuno infila il dito, assaggia e poi dicono in coro "ma è merda! meno male che non l'abbiano calpestata!"
Bene, come dimostra il caso dei libretti, al ministero l'avrebbero già mangiata tutta per decidere sul da farsi, senza poi decidere nulla!

 

 


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