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Onde di pressione dell'aria, causate ad
esempio da un corpo in vibrazione, e comprese in un determinato spettro
di frequenza, vengono percepite dall'orecchio come rumore. Ogni onda
sonora è costituita da una compressione (semionda positiva) seguita
dalla corrispondente rarefazione dell'aria (semionda negativa) e si
diffonde attorno alla sorgente sonora con velocità costante, dipendente
dalla natura del mezzo e dalla sua temperatura. Quale unità di misura
dell'intensità dei suoni è stato adottato il decibel (dB). Per la legge
fisica di Weber-Fechner l'intensità della sensazione auditiva cresce
entro certi limiti in rapporto con il logaritmo a base 10 dell'aumento
dell'intensità sonora, il che significa che per raddoppiare un dato
livello sonoro occorre aumentare l'intensità energetica sonora di 100
volte (10² ), per triplicarlo di 1000 volte (10³ ), e così via. Al fine
di dare una idea concreta del significato di decibel, si tenga presente
che un bisbiglio raggiunge i 30 dB, una conversazione normale i 60 dB,
l'interno di una utilitaria a forte velocità i 90 dB e così via, fino
al colpo di cannone o allo scoppio di una bomba, che superano i 200 dB.
L'orecchio umano riesce a percepire pressioni di due decimillesimi di
millibar (inizio della scala = 0 dB) fino a due centesimi di millibar
(120 dB) che rappresenta la cosiddetta soglia del dolore, oltre la
quale i suoni vengono percepiti non come rumore, ma come sensazione
dolorosa.
La sensibilità dell'orecchio varia a seconda della frequenza del suono
con un massimo di sensibilità attorno ai 3-4000 Hz.
L'intensità del suono diminuisce via via che ci si allontana dalla
sorgente sonora e, precisamente, essa varia, in teoria, in ragione
inversa al quadrato della distanza; vale a dire che raddoppiando la
distanza, l'intensità sonora diventa quattro volte minore.
Espresso in termini matematici ciò significa che se un suono di 130 dB
a un metro dalla sorgente, è ridotto a 124 dB dopo due metri, alla
distanza di 4 metri avrà una intensità pari ad 1/4 e cioè
e dopo otto metri pari a
In modo ancora più semplice si può anche dire che ad
ogni raddoppio della distanza si ha una diminuzione di 6 dB.
Per calcolare la diminuzione di velocità su di una determina tratta, o
dalla sorgente fino ad una data distanza, la formula da usare è
in cui a è l'intensità al punto
x e x’ è la distanza finale desiderata.
Ad esempio supponiamo che alla distanza di 2 m dalla sorgente un suono
abbia intensità di 130 dB e domandiamoci che intensità ha il medesimo
suono alla distanza di 10 m dalla sorgente. Nel nostro caso è a= 130
dB, x = 2 m, x' = 10 m e dobbiamo trovare il valore di a'. Dalla
formula si ha:
In pratica però oltre alla diminuzione di intensità
dovuta al fatto che
l'onda sonora, diffondendosi sfericamente, viene a diffondersi su di
una superficie sempre più vasta, si deve tener conto che
all'attenuazione contribuiscono le diverse condizioni dell'atmosfera
attraversata. Non vi sono dati precisi sull'attenuazione dovuta alla
pioggia, alla nebbia, alla neve cadente; in genere si ammette che essa
si aggiri attorno ai 15 dB per chilometro. Quando il suono si diffonde
vicino al suolo vi è anche un assorbimento da parte della vegetazione
che, su terreni con erba e cespugli si aggira attorno a 0,1 dB per
metro. La diffusione del suono è solo raramente corrispondente a quella
teorica ipotizzata perché essa è influenzata dalle differenze di
temperatura tra gli strati d'aria e il terreno, nonché dal vento. Per
effetto della temperatura, la velocità del suono varia nei diversi
strati atmosferici e le onde sonore (esattamente nello stesso modo in
cui un raggio di luce viene deviato passando dall'aria all'acqua)
vengono deviate verso l'alto o verso il basso. Una zona d'ombra può
quindi incontrarsi sovente sopra vento rispetto alla sorgente sonora,
cioè dalla parte da cui spira il vento, poiché qui il grediente del
vento è tale da deviare l'onda sonora verso l'alto. Una zona d'ombra
può circondare completamente la sorgente sonora quando si è in presenza
di aria a temperatura fortemente decrescente verso l'alto e la velocità
del vento è bassa. Di notte può accadere il fenomeno di rumori che si
sentono a grande distanza, proprio perché si forma uno strato di aria
fredda vicino al suolo, così che i raggi vengono deviati in direzione
del suolo invece di disperdersi verso l'alto. Viceversa, di giorno
l'aria vicino al suolo si riscalda per effetto del sole e il suono
viene deviato verso l'alto.
Per quanto concerne il vento, accade
che la velocità di questo e quella del suono si sommano vettorialmente
e, siccome la velocità del vento diminuisce con l'avvicinarsi al suolo,
avviene che i suoni che seguono la stessa direzione del vento vengano
deviati verso il suolo e quelli contro vento verso l'alto. Esperimenti
compiuti con un fucile da caccia ed un vento di 2-3 m/sec. vicino al
suolo, hanno consentito di misurare, alla distanza di mille metri, un
suono di 62 dB contro vento e di 82 dB sottovento. A maggiori distanze
e con forte vento si poterono misurare differenze fino a 40 dB.
Con riferimento a poligoni di tiro, senza particolari condizioni
atmosferiche perturbatrici, si è riscontrato che a 1500 metri di
distanza gli spari di fucile hanno una intensità di circa 60 dB e a
3000-4000 metri di circa 50 dB.
1 rumori connessi allo sparo di un'arma derivano da tre fonti :
1) rumori prodotti dal meccanismo di sparo ed espulsione dell'arma
2) rumori prodotti dall'espansione dei gas di sparo dell'arma
3) rumori prodotti dal proiettile nell'aria e al momento dell'impatto.
1 ) Nelle armi a ripetizione ordinaria vi è solo il rumore dello scatto
del grilletto e del percussore che colpisce l'innesco, nelle armi
automatiche vi può essere il rumore della massa battente che percuote,
retrocede e ricamera una cartuccia. Questi rumori sono quasi sempre
mascherati dai rumori dello sparo vero e proprio ed assumono un certo
rilievo solo nelle armi munite di silenziatore. Infatti la massa
battente a vuoto di un mitra Sten produce un rumore di circa 100 dB,
pari al rumore di un'arma ben silenziata.
2) Lo sparo vero e proprio è prodotto dalla rapida espansione dei gas
che escono dalla bocca dell'arma con una velocità che può essere doppia
di quella del proiettile e con una pressione di alcune centinaia di
atmosfere, ed è lo stesso rumore, fatte le debite proporzioni, che
produce lo stappamento di una bottiglia di spumante (pressione circa 5
atmosfere) o lo sparo di una carabina ad aria compressa.
Nel rumore dello sparo si possono distinguere tre componenti
fondamentali:
a) l'onda precorritrice, causata dal fatto che il proiettile,
viaggiando nella canna, accelera e comprime l'aria che vi si trova,
così che il proiettile è preceduto da un'onda che raggiunge la
pressione di parecchie atmosfere. Quest'onda può cumularsi con quella
provocata da quei gas che, per difetto di aderenza tra canna e
proiettile, riescono a superare ed a precedere il proiettile.
b) l'onda provocata dal repentino dislocamento della massa d'aria alla
bocca dell'arma quando ne esce il proiettile; essa è normalmente
trascurabile, ma assume importanza nelle armi silenziate, specialmente
se il silenziatore è munito di diaframmi elastici;
e) l'onda provocata dall'uscita dei gas caldi dell'esplosione,
costituente il rumore dominante delle armi non silenziate. La pressione
di quest'onda dipende fondamentalmente dalla pressione dei gas e
questa, a sua volta, dalla lunghezza della canna e dal tipo di polvere.
Canne corte e polveri progressive hanno come conseguenza alte pressioni
di bocca; il contrario avviene con canne lunghe o polveri vivaci.
Una canna corta in relazione alla velocità di combustione della polvere
(e ciò avviene di regola con i revolver a canna corta e munizioni
potenti) produce un notevole aumento dell'intensità dello sparo, pur
non aumentando necessariamente la pressione dei gas, poiché può
avvenire che dalla canna escano dei gas incombusti che combinandosi con
l'ossigeno dell'aria esplodono fragorosamente (fuoco di bocca).
3) I rumori prodotti dal proiettile durante il suo volo sono ben tre.
Il primo rumore è il sibilo, ben noti a tutti i cacciatori. Esso è
riconducibile sia ai vortici che al risucchio d'aria dietro al
proiettile, sia a quel fenomeno che in aereodinamica è conosciuto come
"rumore dello strato limite": quando un corpo solido si muove ad alta
velocità in un elemento gassoso la viscosità del gas provoca la
comparsa di uno strato turbolento in prossimità della superficie del
corpo stesso, dello spessore variabile da frazioni di millimetro ad
alcuni centimetri, a seconda delle dimensioni del corpo, della sua
rugosità superficiale, della densità del gas. In esso si generano così
dei vortici che provocano variazioni di pressione e quindi onde sonore
che possono raggiungere anche notevole intensità; il sibilo di un
apparecchio a reazione raggiunge anche i 140 dB e quello di un
proiettile di arma leggera produce un suono che a 10 metri dalla
traiettoria arriva a 95 dB.
Questo rumore si propaga anch'esso, naturalmente, con la velocità del
suono.
Il secondo rumore, analogo al suono del proiettile che rimbalza dopo
aver urtato contro un ostacolo, subentra in luogo del sibilo in
determinate circostanze ed è quello ronzante e quasi musicale che
produce il proiettile non sferico male stabilizzato.
Come è noto, la rigatura della canna imprime al proiettile un
rapidissimo moto di rotazione, che può arrivare anche a 3000 giri al
secondo per un moschetto, secondo la formula
in
cui la velocità è espressa in m/sec. e P indica il passo della rigatura
in metri, vale a dire il percorso nella canna durante il quale il
proiettile compie un giro completo.
La stabilizzazione del
proiettile non è mai perfetta ed il proiettile è soggetto a movimenti
pendolari di precessione che lo portano a compiere un lento percorso a
spirale attorno alla traiettoria ideale percorsa dal centro di gravità
del proiettile. È sufficiente una causa anche minima per esaltare il
movimento di precessione e far sì che la punta percorra delle spirali
ravvicinate, con l'asse del proiettile che può giungere a disporsi
perpendicolarmente alla traiettoria.
Le cause dell'aumento del movimento di precessione possono essere
svariate, dal difetto della bocca dell'arma, all'urto contro rametti o
foglie, all'attraversamento di un corpo liquido o solido.
Il proiettile così destabilizzato produce il tipico ronzio propagantesi
(alla velocità del suono) attorno al proiettile.
Il terzo suono, detto onda balistica, è quello prodotto da un
proiettile che viaggia ad una velocità supersonica.
Come abbiamo detto il suono si diffonde nell'aria sotto forma di onde
di pressione concentriche. Un proiettile, o un aereo, che nel suo volo
deve vincere la resistenza degli strati d'aria, che quindi con il suo
movimento preme in continuazione avanti a se, produce per l'appunto
degli impulsi di pressione che si diffondono nell'aria con velocità
relativa pari a quella del suono, ma che saranno anche soggetti ad
essere trasportati dalla corrente d'aria in direzione opposta a quella
del proiettile e con eguale velocità. Di conseguenza la velocità di
propagazione risultante è più lenta nella direzione del proiettile,
più veloce nella direzione opposta. Se la velocità del proiettile, e
quindi della corrente di direzione opposta, eguaglia la velocità del
suono, l'effetto dell'impulso non può raggiungere ogni punto dello
spazio in quanto la velocità in avanti diventa eguale a zero, ma è
confinata nel semispazio delimitato da un piano perpendicolare alla
direzione del proiettile. Di conseguenza il suono non può essere udito
a monte di tale spazio e cioè avanti al proiettile. Se la velocità del
proiettile è superiore a quella del suono, l'effetto dell'impulso è
confinato in uno spazio ancora minore e precisamente in un cono (cono
di Mach) il cui vertice è il proiettile e il cui angolo di apertura
diminuisce da 180° a valori via via minori con il crescere della
velocità secondo la formula
Il cono di Mach separa la zona del silenzio, fuori di esso, dalla zona al suo interno in cui il rumore si concentra. Il rumore (cosiddetto bang) è percepito dal nostro orecchio solo quando questo viene investito dal fronte del cono; il rumore proprio di un corpo che vola nell'aria sopra di noi (motori di aereo, sibili del proiettile) e il rumore dell'onda balistica verranno uditi dall'orecchio quando esso si viene a trovare dentro lo spazio compreso nell'intersezione del cono con la superficie terrestre (cosiddetto corridoio del rumore, fig.1.) e dopo che il corpo è già passato sopra l'ascoltatore.
Le conseguenze pratiche di quanto detto sono:
- il cono di Mach non si forma alla bocca dell'arma, ma circa 30-40 cm.
più avanti poiché alla bocca i gas hanno velocità superiore a quella
del proiettile e quindi la velocità relativa del proiettile non è
supersonica.
- il bang è indipendente dal rumore proprio del corpo che lo produce.
- il bang è un suono continuo che si propaga sul terreno, lungo la
direzione del proiettile, con la velocità del proiettile stesso.
- chi si trova dietro all'arma che spara il proiettile supersonico non
può sentire il bang come suono diretto, ma solo come suono riflesso,
sempre che non si sommi e confonda con il rumore della onda di bocca.
- quando il proiettile scende a velocità subsonica si ritornano ad
udire i rumori propri del suo movimento (sibilo o ronzio).
- se viene silenziato il rumore dell'onda di bocca, non è più possibile
localizzare la posizione dell'arma che ha sparato, perché per
l'ascoltatore il rumore sembrerà provenire da un punto della
traiettoria del proiettile; l'arma sarà localizzabile da chi si trovi
dietro lo sparatore.
Il rumore dell'onda balistica è molto più schioccante di quello
dell'onda di bocca e ciò è dovuto al fatto che mentre la frequenza
dominante dell'onda di bocca è di circa 500 Herz quella dell'onda
balistica è di circa 3000 Herz.
L'intensità dell'onda balistica è pressoché indipendente dal tipo di
proiettile di arma leggera ed è pari a circa 136-140 dB (ecco il motivo
per cui per le orecchie può essere più dannoso essere vicino al
tiratore che non lo sparare).
Le nozioni teoriche sopra esposte possono essere utilizzate per
risolvere problemi di criminologia.
Poiché, come è noto, l'orecchio umano riesce a percepire come distinti
solo suoni separati da un intervallo di tempo di almeno 1/10 di secondo
(si ricordi il fenomeno dell'eco), dal fatto di percepire o meno sia
l'onda di bocca che l'onda balistica o il sibilo del proiettile, si
possono talvolta trarre utili conclusioni sul tipo di arma e sulla
distanza dalla quale il colpo è stato sparato.
Fino alla velocità di 330 m/sec. il suono del sibilo precederà quello
dell'onda di bocca; oltre la velocità del suono il bang precederà
l'onda di bocca. Per i proiettili a velocità supersonica accadrà anche
che, ad un certo punto, la velocità diminuirà di tanto che l'onda di
bocca, dopo essere stata inizialmente distaccata, raggiungerà e
supererà il proiettile stesso, di modo che lungo il tragitto del
proiettile vi saranno due zone in cui i suoni non si copriranno a
vicenda.
Il calcolo della zona di sovrapposizione dei suoni per un dato proiettile può essere svolto graficamente nel seguente modo:
- con un programma balistico si calcolino i dati di un proiettile
e i tempi di volo di 50 in 50 m/s fino a 2000 metri;
- si tracci su carta millimetrata la curva Tv dei tempi di volo del proiettile;
- si tracci la retta Ts del tempo di volo del suono (si ottiene dividendo la distanza in metri per 340)
- Il punto di incrocio (in figura = 3,8") indica il punto in cui non vi
è scostamento fra Tv e Ts e che esso si trova a 1300 m
dall'origine 0;
- dalla tabella dei dati del proiettile in esempio si ricava che a 1300
metri la velocità è di 220 m/s. A tale velocità esso percorre 22 m in
0,1 s e quindi si conclude che la zona in cui il suono dell'onda di
bocca si sovrappone ai suoni del proiettile va da 1300-22 = 1278 m a
1300+ 22 = 1322 m.
Tenendo conto di tutte le imprecisioni connesse al calcolo della
traiettoria si può affermare con buona verosimiglianza che per il
proiettile in esame si ha una zona di circa 50 m di lunghezza,
posta a 1300 metri dall'arma, in cui si sente un solo suono.
Per un proiettile subsonico (ad es. 340 m/s) il suono dello sparo si
inizierà a distinguere da quello prodotto dal proiettile in volo a
circa 300 metri.
Quanto esposto è valido nell'ipotesi che l'ascoltatore si venga a
trovare a breve distanza dalla traiettoria del proiettile, di modo che
sia trascurabile il tempo impiegato dal suono proprio del proiettile
per raggiungere l'ascoltatore, come quando si debba distinguere il
sibilo dall'onda di bocca. L'onda balistica, invece, può essere udita a
grande distanza dalla traiettoria e quindi il tempo impiegato dal
fronte del cono di Mach per raggiungere l'ascoltatore non può essere
trascurato.
Per risolvere il problema matematico, si consideri la fig. 2.
Sia
O la bocca dell'arma, P il proiettile ed l'ascoltatore. A udirà l'onda
balistica quando il fronte AP raggiungerà il suo orecchio; in quel
momento il proiettile si troverà già nel punto P, ma l'onda udita sarà
stata generata nel punto B (e questa sembrerà essere la direzione di
provenienza dello sparo). Conoscendo il punto B si potrà calcolare il
tempo impiegato dal proiettile a percorrere il tratto OB ed il tempo
impiegato dall'onda balistica a percorrere il tratto BA e quindi,
sommando i due dati, il tempo complessivo. Come si vede dalla figura il
punto B è rappresentato dall'incontro con OP della perpendicolare in A
alla linea AP e l'angolo αpuò essere calcolato con la formula già
indicata.
Se la distanza h dell'ascoltatore
aumenta oltre una certa misura, il punto B viene a coincidere con O e
l'ascoltatore ode contemporaneamente onda di bocca ed onda balistica.
Quale applicazione pratica di queste nozioni riporterò due casi citati in riviste di criminologia (da Sellier).
In un primo caso viene sparato contro un contadino nei campi, da una
distanza accertata di circa 100 metri con un fucile a palla di piccolo
calibro e sia la vittima che i testimoni affermano di aver sentito
fischiare il proiettile sopra le loro teste; si deve stabilire se è
stata usata una cartuccia Flobert (Vo = 200 m/sec.) o 22 corto (Vo =
280 m/sec.) o 22 L.R. (Vo = 300 m/sec). Orbene, sia per il calibro 22
corto che per il 22 lungo, alla distanza di 100 metri il sibilo e
l'onda di bocca sono così prossimi che è impossibile distinguerli; si
concluse quindi che era stata usata una cartuccia Flobert.
In un secondo caso un poliziotto aveva sparato con una pistola cal.
7,65 e da 40 metri di distanza, 5 colpi verso un uomo in fuga; il
poliziotto affermava di aver sparato in alto verso le cime degli
alberi; l'uomo affermava che il poliziotto gli aveva sparato addosso,
in quanto aveva sentito fischiare e ronzare le pallottole. Orbene, il
sibilo di un proiettile cal.7,65, con una velocità iniziale attorno ai
300 m/sec. può essere sentito solo oltre i 150 metri di distanza
dall'arma. Se l'uomo aveva sentito qualche cosa, poteva aver sentito
solo il ronzio di un proiettile deviato dai rami o dalle piante e ad
una certa distanza da sé.
Si veda anche la pagina sui silenziatori
email - Edoardo Mori |
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