Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Glossario della lingua italiana di caccia - Voci su UCCELLI

 

Abbassare e Abbassarsi
(UCCELLI) detto di uccello volante, indica lo scemare, volontario o, no l'altezza del volo. Calare e Cascare indicano una deficienza di forze (Dante del falcone « Ahimé, tu cali»). Piombare è il lasciarsi cadere ad ali chiuse: Saettare, Percuotere, Fogare, lo scagliarsi dei rapaci su la preda.
Abbeverata
(UCCELLI) il fatto dell'abbeverarsi ed anche il tempo. § Ore dell'abbeverata:  quelle che gli uccelli vanno a bere.
Abbeveratoio
(UCCELLI) il luogo con acqua dove vanno ad abbeverarsi gli uccelli. Es. «Le tortore scelgono per abbeveratoio quel punto del greto, dove le acque sono bassissime e cosparse di sassi emergenti». Anche Beveratoio.
Abbrancarsi
(UCCELLI) unirsi in branco, come fanno gli uccelli. Il branco è un'unione di uccelli senza ordinanza vera e propria.
Abito
(UCCELLI) dicesi per Piumaggio e Livrea (v. q. voce).
Aborrita e Borrita nell'uso comune
(UCCELLI) il volo col quale, specie gli uccelli terragnoli e quelli di ripa, fuggono con la maggior velocità loro concessa, e tutte le difese del volo, dinanzi al cacciatore, il cui avvicinarsi li spaventa. ‑ (v. Tiro di borrita e tirare). La prima questione che si fa su questa parola, è se debba dirsi Borrita o Aborrita. Con buona pace della etimologia scientifica io penso che possano e debbano usarsi tutte e due le forme, perché ritengo che Aborrita non sia altro che il n. verbale di «aborrire» formatosi non nel cielo lontanissimo delle radici supreme delle lingue madri, ma nello svolgersi relativamente, vicino a noi della nostra lingua di caccia. Aborrita, come apparisce nella sua forma primitiva, e, come giustamente, scrive il conte Della Torre, romano de Roma e cacciatore espertissimo, è termine laziale comprovante la derivazione del termine dal latino, e formatosi come tanti altri dal verbo aborrire, tal quale reddita da reddire, uscita da uscire ecc. Ed è termine venatico, e perciò determinato nel tempo da una forma di caccia, per la quale era necessario denominare una forma di volo importante rispetto massimamente al tiro con lo schioppo. Infatti lo Spadoni bolognese (1673) il quale primo definisce e determina questo tiro e questo volo, nota che esso principia dal levarsi impetuosamente da terra, che fa l'uccello, e termina quando, presa tant'aria quanto gli basta, si dà al volo regolare. L'aferesi poi « borrita » è intesa facilmente per l'analogia che ha con  «lodola» per «allodola» e tant'altre, nelle quali la fusione della vocale ultima dell'articolo viene a fondersi con la iniziale del nome e la fa scomparire nell'uso e nella pronunzia assorbendola.
Acchiocciarsi
(UCCELLI) accovarsi.
Accivettato
(UCCELLI) dicesi di quell'uccello, che, conoscendo per esperienza l'insidia della civetta, o simile, non ci crede più.
Accodare
(UCCELLI) Porre a zimbello uccelli presicci legandoli per la coda. ‑ Si accodano gli stornelli e anche le lodole.
Accodatura
(UCCELLI) il fatto dell'accodare.
Accoppiarsi
(UCCELLI) unirsi un maschio e una femmina per generare e nidificare.
Addomesticare
(UCCELLI) detto di uccelli ed altri animali: Renderli mansueti a vivere ed agire insieme coll'uomo.
Agitarsi
(UCCELLI) dicesi degli uccelli di gabbia o degli altri che si tengono in schiavitù quando mostrano con gli atti di avere smania. In Fed. c'è già Agitaziones.
Agitazioni
(UCCELLI) i varii atti dell'agitarsi. (Lat. Agitationes).
Ala, pi. Ali e Ale
(UCCELLI) i due membri laterali del corpo che servono loro per volare. ‑ Ala alzata, sollevata quasi perpendicolare sul dosso. ‑ Aperta, e più al distese orizzontalmente con le penne tese. ‑ Chiusa, raccolta e le penne sovrapposte sul fianco. ‑ Corta, meno che media. ‑Lunga,piùche media. ‑ Grande,larga e lunga. ‑ Piccola non grande, né larga né lunga. ‑Stretta, che non ha larghezza. ‑Larga, il contrario. ‑ Tonda, che non termina a punta e non ha forma più o meno cuspidale, ma di semicerchio. ‑ Falcata, in forma di falce. ‑ Ferma e Ferme,aperte,ma immote. Dante dice «Con l'ali aperte e ferme». ‑ Tesa, ferma e immota insieme ma aperta in tutta la sua ampiezza. ‑ A penne rade, formata di penne che nel volo aprendole appaiono non unite l'una à l'altra. ‑ A penne fitte, il contrario della precedente. § Alzare le ali: il drizzarle verticalmente sul corpo. Anche il principiar a volare. § Aprire le ali: tenderle. § Apertura delle ali: la larghezza che esse danno a l'uccello misurandolo da un'estremità a l'altra dell'ali tese. Onde «Uccello di grande o piccola apertura d'ali» e anche «di molta o poca». § Battere le ali: vale così volare, come moverle al modo stesso di volare, ma rimanendo fermo. Fed. dice che fanno questo movimento quando hanno voglia di volare. § Battuta d'ale: non solo l'atto in sé, ma anche lo spazio percorso dal volatile con quell'atto. § Suoni delle ali (v. a Volo). § Uccelli apteri quelli senz'ali. § Vola èla voce latina che indica la parte concava dell'interno dell'ala, la quale apparisce come una leggera concavità sul fondo delle penne, ed ha l'ufficio di trattenere 1'aria a facilitare il volo.
Albergo
(UCCELLI) il luogo dove gli uccelli si riducono a sera per passarci la notte a dormire.
Aletta
(UCCELLI) così chiamansi le poche e piccole penne, che trovansi su le grandi copritrici primarie e le piccole, e che sporgono un po' in fuori. La più piccola di queste penne nella beccaccia chiamasi pennino. Ed èquella di cui servonsi i pittori per dipingere.
Allevare i piccoli
(UCCELLI) assisterli per tutti i loro bisogni, finché non bastino a se stessi.
Alzare e Alzarsi
(UCCELLI) levarsi più alto nel volo per sormontare un ostacolo o sottrarsi a un pericolo. ‑ Dav. Colt. tos.196: «Con andari coperti, perché gli uccelli non alzino, ma striscino e insacchino nella ragna». § Alzarsi a colonna: levarsi verticalmente, che localmente dicesi anche Incolonnarsi
Alzarsi e Alzata
(UCCELLI) pare che debbano usarsi più a indicare salire a maggior altezza nel volo, mentre Levarsi e Levata hanno il significato di principiar a volare staccandosi da terra. Infatti i Fiorentini e in genere i Toscani dicono di levata per di borrita.
Ammaestrare
(UCCELLI) insegnare agli uccelli e ad altri animali quello ch'essi debbono imparare per l'uso, che vuol farsene nella caccia (allettamento, richiamo, rapina ecc). «Leva, civetta ammaestrata. Cane, falco ammaestrati».
Anatrare
(UCCELLI) il verso dei germani. (Savi, op. cit.).
Apodi
(UCCELLI) (termine scientifico) diconsi gli uccelli che non hanno piedi atti a camminare, quali i rondoni.
Appallarsi
(UCCELLI) è voce del gergo e vale Stringersi tanto nel branco da formare come una palla. Certi uccelli fanno questo per difesa contro i rapaci, sui quali anche si gettano con tutto il peso per stordirli,
Appanicare,v. tr.
(UCCELLI) assuefare gli uccelli a mangiare il panico. Part. pas. Appanicato. «Uccello appanicato». § Usasi anche riflessivo Appanicarsi.
Appastare
avvezzare un uccello, tenuto in schiavitù o ingabbiato, a nutrirsi, ossia a non rifiutar il cibo, come fanno spesso per qualche tempo. Part. passato Appastato. «I1 tordo è già appastato». «Dopo tre giorni non son ancora riescito ad appastare la civetta»
Appastonare
(UCCELLI)assuefare gli uccelli a mangiare il pastone.§ Anche Appastonarsi rif. Es.: «Il bigione mi si è appastonato presto». Part. pass. Appastonato. «Usignuolo appastonato» .
Appollaiarsi
(UCCELLI)il fatto degli uccelli, che si fermano in un luogo per dormirci la notte.
Appollo
(UCCELLI)l'azione dell'appollaiarsi; ed anche l'ora. «Dovrebbesi vietare la barbarie della caccia a 1'appollo».
Arrostare e Arrostarsi
(UCCELLI) sono usati nella lingua e con esempi autorevoli per volare violentemente agitandosi mossi da paura. Indicherebbero dunque una borrita, una scappata, una fuga scompostissima, quale nessun altro verbo italiano determina. Ma la parola è antica, e in questi tempi futuristici non so se sia il caso di proporne la riaccettazione o il rinnovellamento.
Arrostarsi(v. Volo).

Ascella
(UCCELLI)la parte dell'uccello che riman sotto la base dell'ala ai due lati del petto. ‑ In latino Axilla. È importante pel Cacciatore conoscerla sia per l'influenza ch'essa ha sul volo di certi uccelli, sia rispetto a la gravità delle ferite causate in essa. A Roma dicesi Ascellato l'uccello ferito nell'ascella. (v. g. v.).
Asilo
(UCCELLI)è voce di origine greca; e significò quei luoghi quasi sicuri, dove, per istintiva difesa, si rifugiano animali perseguitati in caccia. Alcuni accettano la voce Rifugio (e perfino Rifuga) ma l'una e l'altra, specie quest'ultima, ci provengono dal francese. I luoghi, dove gli animali cercano scampo o riposo non turbato, sono diversi, secondo a qual bisogno debbono servire: l'Asilo è quello che dovrebb'essere inaccessibile a cacciatori e cani; i Meriggi sono i siti ombrosi dove si difendono da la caldura: le Povente, le Forre,quelli dove si ritirano per sfuggire ai venti troppo impetuosi: l'Albergo, l'albero o le piante o altro dove vanno a dormire.
Aspettare
(UCCELLI)dicesi degli uccelli che non fuggono da lontano sentendo o vedendo venire il cacciatore, ma lo lasciano avvicinare a tiro di schioppo. § Non aspettare: il contrario.
Assodare, ‑si
(UCCELLI)dicesi degli uccelli levati, che si rimettono in un luogo, dove, se lasciati un po' in pace, si fermano credendosi sicuri, e non fuggono per sospetto al primo avvicinarsi del cacciatore.
Avvisatori
(UCCELLI) dicesi anche di quegli uccelli che col loro verso dan segno nelle tese dell'avvicinarsi di quelli di passo. Sin. di «Spie». La peppola è un prezioso avvisatore pei paretai».
Bacche
(UCCELLI) gen. significa: Le coccole di certe piante, entro le quali sono i semi, «Bacche o coccole di lauro, di ginepro, di cipresso». «Squisito il tordo che ha mangiato le bacche di ginepro».
Bacocci
(UCCELLI) i bachi da seta morti e seccati che vengon tritati e mescolati con farina gialla per nutrimento di certi uccelli cantaioli. Impropriamente nei cataloghi son detti «crisalidi».
Baffi
(UCCELLI) i peli e le penne che certi uccelli hanno nella faccia ai lati del becco.
Bagno
(UCCELLI) il lavarsi che fanno in genere gli uccelli ogni giorno. § Fare il bagno.
Ballettare
(UCCELLI) e più usato Fare il Balletto,èl'ultimo atto che fanno gli uccelli acquatici nel posarsi su l'acqua (v. Balletto).
Balletto
(UCCELLI) è l'ultimo atto che gli uccelli fanno volando nel posarsi su l'acqua: battono le ali rimanendo per un momento con le gambe distese verso l'acqua, il corpo dritto verticalmente in modo che sembrano ballare. § Fare il Balletto. Nota pratica. È opinione dei pratici che gli uccelli, mentre fanno il balletto, tengan l'occhio fisso a l'acqua dove voglion posarsi, e perciò non guardino altrove. Perciò questo è stimato il momento propizio pel cacciatore d'imbracciarsi lo schioppo per sparare. Moversi prima sarebbe farsi scorgere e spaventarli.
Barba
(UCCELLI) le penne che ad alcuni uccelli nascono sotto il becco a somiglianza della barba dell'uomo.
Bargigli
(UCCELLI) le caruncole compresse e pendenti che pendono sotto il becco e lungo il collo di certi uccelli. «Uccello bargigliuto».
Battere l'ali
(UCCELLI) è usato letterariamente per volare. Sbattere le ali: vale Dibattersi,ossia dimenarle agitandosi con violenza. In falconeria la voce Sbattimento significò agitazione nervosa dei falconi mal sofferenti la schiavitù. È il Deverberatio di Federico II.
Battersi con le ali
(UCCELLI) il percotersi con le ali come fanno i falconi.
Battuta d'ali
(UCCELLI) ciascuno dei movimenti di apertura, distendimento e chiusura d'ali, di cui il volo è composto. ‑ Va notato che Colpo d'ala non è la battuta per volare, ma la percossa data da l'uccello con le ali. Potrà avere il primo significato solo se usato figuratamente.
Beccare
(UCCELLI) prendere il cibo col becco. ‑ § Beccare da sé: dicesi sia dei pulcini, i quali principiano a mangiare senz'essere imbeccati; sia degli adulti, che sul principio della schiavitù si è costretti a nutrire imbeccandoli. § Beccare: ferire col becco.
Beccata
(UCCELLI) il colpo e la ferita data col becco da gli uccelli. § ‑ Quel tanto di cibo che vien preso col becco in una volta sola.
Becchime
(UCCELLI) quel che beccano in genere i volatili.
Becco
(UCCELLI) la parte cornea e più o meno dura di cui è guernita a l'esterno la bocca degli uccelli. Può essere adunco o storto, duro e molle, dritto, incrociato, fine, grosso, corto, lungo, puntuto. § Becco fine nel md.  «Uccelli dal becco fine» vale: I più delicati a mangiarsi, tra gli uccellotti, uccelletti e uccellini, quali sono i bigioni, gli ortolani, le pispole e simili. § Becchi lunghi:la beccaccia, i beccaccini, il croccolone, il frullino. § Becchi schiacciati gli anserini e anatrini. § Colore del becco: èun indizio della salute e della condizione di energia lasciata a un uccello da la chiusa. § Dente del becco:Prominenza laterale che si riscontra nel becco di certi rapaci.
Beccuto
(UCCELLI) «Uccello beccuto», che ha becco grande o forte.
Bere
(UCCELLI) prendere col becco l'acqua per dissetarsi. § Bere a sorsi è il modo proprio degli uccelli, i quali inghiottono volta per volta quel tanto che hanno raccolto. In lat. Suctu bibunt:a sorso a sorso.
Biancone
(UCCELLI) è il branco grandissimo, in cui si uniscono gli uccelli della stessa specie, che si trovano in una campagna, all'avvicinarsi dell'inverno, o della migrazione. Il fatto ha ragion d'essere per la difesa collettiva e per l'istinto del tenersi pronti a migrare insieme. Dicesi più che altro delle lodole, dei calandroni e degli storni.
Biasciare
(UCCELLI) è stato detto per indicare quel sommesso cantare, che fanno la sera, sia gli uccelli liberi, sia quelli di gabbia, quando riposano come addormentati. Altri usano Ciangottare nello stesso senso. Il Prati nel suo meraviglioso Incantesimo,a rendere questo canto di sogno, dice poeticamente «Quando … Si spegne la canzon de' filinguelli».
Borbottare
(UCCELLI) è il verso o rumore che fanno le oche quando pasturano.
Borbottare
(UCCELLI) è usato a significare il verso o sussurro che fanno le oche quando pasturano.
Bordeggiare
(UCCELLI) è voce figurata presa dalla marineria: e indica Volare contro vento ma di fianco tanto quanto basti a non essere respinti del tutto indietro.
Bordoni
(UCCELLI) quei brocchi coi quali nascono le prime penne dal corpo degli uccelli.
Bottacciòlo
(UCCELLI) piccola enfiagione marcente che viene negli occhi agli uccelli. (Petr.).
Brancheggiare
(UCCELLI) riunirsi a branco come fanno certi uccelli in certe stagioni o in preparazione di migrare o tramutare.
Branco
(UCCELLI) compagnia di uccelli che volano, o stanno insieme senza una vera e propria ordinanza. Diminutivi «Branchetto, Brancuccio».Pegg.: «Brancaccio» . Accres.: «Brancone» generico: grande branco; ma assume un significato specifico (v. q. v.).§ Riformare il branco:ricomporlo, dopo che si era separato in varie parti. § Rompere il branco: far sì che un branco di uccelli si scomponga. Se è formato di una sola famiglia e condotto dai genitori, come quello delle starne, vien scomposto uccidendone i vecchi.
Brigata
(UCCELLI) il branco delle starne, specie quello in cui sono ancora uniti i piccoli e i genitori. Ha il dim. Brigatella e Brigatona.§ Rompere la brigata:rompere il branco, ossia far in modo che i componenti se ne separino. La qual cosa avviene se si uccidano i genitori. È voce specifica toscana passata però nell'uso rispetto a le starne.
Brillare
(UCCELLI) è il reggersi che fanno certi uccelli immobili nell'aria, battendo le ali spessissimo. (Pananti). «Brillano i falchi in aria; brillano i sanmartini su l'acqua». ‑ Si trova anche Far la farfalla,ma è modo fig. di cui, credo, non ci sia bisogno, specie perché certe forme silenziose di volo vengon denominate anche esse da la farfalla. L'usa anche il Bacchi Lega.
Brocchi
(UCCELLI) le penne degli uccelli quand'ancora non si sono aperte. Da brocchi vien Broccuto.
Buffata
(UCCELLI) il soffio e il suono di vento che produce un uccello o un branco di uccelli passandoci molto da presso. (Fanf.). E dicesi anche Buffo;ma questo val forse meglio per un uccello solo o pochi, e Buffata pe' branchi.
Buffo
(UCCELLI) v. sopra.
Buttarsi
(UCCELLI) dicesi del calarsi e posarsi degli uccelli al suolo, su le piante o su l'acque e per conseguenza anche nelle tese. La Crusca lo accetta senza esempi. v. Buttata, Posarsi e Rimettersi. In buttarsi però c'è un po' l'idea dell'impeto volonteroso, che hanno gli uccelli credenzoni nello scendere alle tese. Posarsi invece dice solo l'atto quieto dello scendere a terra o sui rami.
Cadere e Caduta
(UCCELLI) il precipitare dal volo che fanno i falconi in groviglio con la preda, o avventandosele contro, mentr'essa si lascia cadere. «E se t'avvien buono lo sparvieri, guardati di fargli prendere colombo in su torre, perocché spesse volte se ne guasta per la grande caduta che essi fanno», Brunetto L. 5. 11.
Calare e Calata
(UCCELLI) l'abbassarsi e scendere verso terra degli uccelli volanti. § Abbassarsi nel volo, ma con il senso di deficienza o di comparazione, che manca o può mancare ad Abbassarsi. Dante «Ohimé tu cali» detto al falcone stanco o inetto.
Calza
(UCCELLI) il rivestimento di penne che hanno alcuni uccelli nelle gambe o anche ne' piedi. § In Toscana dicesi anche per i geti delle civette e simili.
Calzoni
(UCCELLI) le lunghe penne che hanno certi uccelli nella parte superiore delle gambe  cadenti su la parte inferiore nuda.
Campereccio
(UCCELLI) (da campo non da campare) sinonimo di campestre: uccello che vive in terra e nelle larghe.
Cantare
(UCCELLI) di uccelli, modulare la voce. § Cantare in versi. (v. a Verso).
Cantare
(UCCELLI) l'emettere che fanno gli uccelli la voce modulandola, specie quando sono in amore. (V. Verso).
Canterino
(UCCELLI) usato in forza di sost. Lo stesso che Cantaiuolo che è più usato. Crusca Voc. IV alla voce Arte: «Arte assol. si dice di tutto il corredo degli uccelli canterini pel paretaio». Olina Uccell. 53: «De' richiami quanti più se n'ha, e quanto più canterini, meglio è».
Canto
(UCCELLI) riferito agli uccelli: il modulare che fanno la loro voce negli amori. § Molto genericamente vien detto anche per Verso; (v. nota a questa parola). § Uccelli da canto:quelli che si tengono, perché richiamino col canto modulato. Ma usasi anche genericamente per quelli da verso  «Il fringuello spincione è un richiamo da verso».
Carne
(UCCELLI) rif. al nutrimento degli uccelli s intende quella di cui alcuni di essi voglion essere appastati e allevati. § Carne trita: quella pestata fina. § Cuore usato molto per i rapaci ed anche per altri uccelli solo o mescolato a farina.
Cascar dal nido
(UCCELLI) il fatto di uccellini che involontariamente ne precipitano.
Cascare
(UCCELLI) nel significato di lasciarsi cadere da 1'aria verso terra, ossia è usato come sinonimo di Piombare. Ariosto. O. F. 2. 50. «Come casca dal ciel falcon maniero, Che levar veggia l'anitra o il colombo».
Chiocchiolio
(UCCELLI) il chioccolare di merli, fringuelli ed altri volatili.
Chioccia
(UCCELLI) la femmina degli uccelli da quando cova, a quando e fin quando li conduce ed assiste.
Chiocciata
(UCCELLI) il branco de' figlioli ancor giovanissimi, che seguono la madre. «I bruciasiepi son capaci di guastare una chiocciata di quagliardi o di starnotti per vantarsi d'aver fatto caccia».
Chioccolare
(UCCELLI) il primo verso che fa il merlo.. Ma non è solo il merlo che chioccola; anche i fringuelli chioccolano, specie volando.
Chiovolo
(UCCELLI) le enfiature che vengono ai piedi degli uccelli rapaci usati nella caccia come sparvieri, falconi ed anche civette, ai quali si pongono i geti. § Chiovolo anellato perché appunto il cerchietto di cuoio dei geti viene a formare un anello nell'enfiatura. Forse per la strettura del cuoio con che si calzano, o fors'anche perché sono costretti a tener il piede sul loro sterco.
Chiurlare
(UCCELLI) fare il verso dell'assiolo «chiù, chiù» .
Chiusa
(UCCELLI) il luogo, il fatto e il tempo che si tengono al buio gli uccelli da richiamo; perché portati ed esposti nelle tese, cantino. § Porre in chiusa gli uccelli o i richiami, e anche Togliere da la chiusa, e ci sono anche i due verbi Chiusare e Schiusare, e perciò anche i due participii o aggettivi «Uccello chiusato e schiusato» . § Dare la chiusa, dicesi anche questo modo pe' due precedenti. ‑Nota. La chiusa principia col maggio e termina a la prim'acqua d'agosto.
Ciangottare
(UCCELLI) è quel cantare sommesso che fanno gli uccelli o provandosi a cantare in versi, o quando stanno per addormentarsi la sera.
Cigolare
(UCCELLI) dice il verso che fanno le alzavole. Il n. verb. è Cigolìo. Il Savi chiama Cigolare anche il verso più semplice che fanno gli uccelli di richiamo, ossia quello che genericamente dicesi fischio. «È necessario che i richiami nel tempo del passo non solo cìgolino o fischino, ma cantino...» .
Cilecca
(UCCELLI) Far cilecca: Sottrarsi a la schioppettata un attimo prima ch'essa sia sparata. E anche sottrarsi a la mano, quando essa sta per afferrare. E dicesi di uccelli e fiere.
Cinguettare
(UCCELLI) si usa a indicare anche le voci, che non son canto né verso ben determinato di uccelli, specie se sieno confuse. «Il lieto cinguettare e lo stizzoso garrire de' passeri».
Ciuffo
(UCCELLI) il gruppo di penne che certi uccelli hanno sul capo, come la lodola cappelluta, la pavoncella e simili. § Ciuffo erettile: quello che può alzarsi e abbassarsi. Se ha una base carnosa vien chiamato anche Cresta. Così è di quello dell'upupa. Manca al Tomm. e a la Cr.
Ciuire
(UCCELLI) il verso di certi animali e uccelli i quali emettono un sibilo sottile assai più che lo zirlo del tordo: e che perciò fu detto anche zirlare. «La tordina zirla ciuisce».
Coculare
(UCCELLI) fare il verso del coculo, il quale è cocù, e niente affatto cucù, come si crede e scrive generalmente. Se non credete alzatevi avanti giorno, e andate ad ascoltarlo. Udirete chiaramente che la prima vocale è o e niente affatto u, com'è la seconda. E vi ci godrete perché dei cocù, cocù, cocù ne infila centinaia.
Coda
(UCCELLI) l'insieme delle penne che sporgono dal codrione degli uccelli a l'indietro, e servono loro come il timone delle navi a regolare il volo, e aiutarlo. Coda corta: quella che ad ali raccolte ne rimane coperta, perché meno lunga; ‑ lunga: quella che oltrepassa le ali raccolte; ‑ media: quella di mezzo tra le due suddette; ‑ quadrata: che termina ad angoli retti tra lunghezza e larghezza; ‑ tonda: in cui le penne mediane sporgendo gradatamente più delle laterali formano un arco; ‑ forcuta o forcelluta: quella in cui le penne laterali sono più lunghe delle mediane, così che la coda resta aperta in mezzo a, forca; ‑ puntuta: che termina a cuneo e perciò dicesi anche cuneata; ‑ graduata:in cui ogni penna sormonta l'altra o le resta inferiore in modo graduale; ‑ erettile: che l'uccello può drizzare a sua voglia, aprendola come il pavone e il tacchino; ‑ piumata: formata in tutto o in parte di piume; ‑più lunga delle ali,quella, come si è detto sopra, che ad ali raccolte ne sporge fuori: e se ne resta coperta del tutto si dice più corta delle ali, come, se le pareggia, si dice uguale a le ali. § Aprire la coda: distenderne le penne in modo che esse si mostrino in tutta la loro ampiezza, come fanno le stecche del ventaglio. § Battere la coda:alzarla e abbassarla spesso.§ Movere la coda:non tenerla ferma. Scodinzolare: dice il moverla spesso e in modi diversi. § Uròpodi: uccelliche camminando si appoggiano molto su la coda. È termine scientifico.
Collare
(UCCELLI) quel cerchio di penne di colore diverso da le altre, che alcuni uccelli hanno nel collo o tra collo e gozzo; e che può distinguerne anche il sesso.
Collo
(UCCELLI) la parte più o meno lunga del corpo che unisce il capo degli uccelli col resto del corpo. Collo lungo, corto, liscio, piumoso, nudo.
Coppia
(UCCELLI) due uccelli che volano insieme, specie se sono maschio e femmina. «Una coppia di germani, di beccacce».
Coppo
(UCCELLI) nel md. Far coppo dicesi del volare che fanno certi uccelli tenendo le ali ferme e volte in giù, quando vengono a le tese per buttarsi; e più che tutto dicesi delle anatre.
Coprirsi
(UCCELLI) la difesa che, fuggendo dinanzi al cacciatore, fanno certi uccelli (specie gli arborei) i quali volano in modo da togliersi a la vista dietro gli alberi, rami o piante quali sieno.
Corona
(UCCELLI) voli. in compagnia di uccelli che si ordinano in semicircolo. Niccolini p. 15 8 «Corone di codoni».
Corriera
nelle tese lombarde a uccelli, sottintendendo gabbia,chiamano così un gabbione basso e lungo, che pongono su l'erba della piazza con un tordo sassello a servire da allettamento. § Si usa anche come Fossa corriera per indicare appunto una fossa entro la quale si lascian liberi con l'ali tagliate dei passeggini entro una tesa.
Corvaia
(UCCELLI) luogo dove stanno o si radunano molti corvi.
Cova e la Cova
il tempo che gli uccelli covano. § Entrare in cova: principiarla. § Essere in cova: farla. § Uscir di cova: essere per compierla o averla compiuta da pochissimo. § Far la cova: covare.
Covata
(UCCELLI) il fatto del covare. § Tutte le ova covate: e anche tutti i pulcini che ne nascono quando sono insieme.
Cresta
(UCCELLI) l'escrescenza carnosa che hanno sul capo certi uccelli. «La cresta è carnosa, il ciuffo è di penne».
Crociati
(UCCELLI) detto degli starnotti sarebbero quelli ch'entrano nella maturità, ed hanno già rivestito intero il loro piumaggio.
Crollarsi
(UCCELLI) dice il ragguffarsi prima e poi scotere tutte le penne, che fanno i falconi e gli altri uccelli, sia dopo il sonno, sia dopo a lo scafolarsi e al bagno, per esser pronti al volo o per asciugarsi, oppure scuotersi la polvere di dosso. È proprio anche dei quadrupedi; caratteristico quello rumoroso del cavallo.
Cuore
(UCCELLI) (v. Carne).
Curare [uccelli]
(UCCELLI) medicare le malattie in cui cadano, mentre li teniamo in schiavitù. I falconieri diventati zooiatri espertissimi, avevano scoperte poco meno di venti malattie nei falconi. Le conoscevano da la fatta. E di ciascuna avevan anche trovato i rimedi.
Dare a l'aria
(UCCELLI) (v. Tesa).
Darsi al vento
(UCCELLI) lasciarsi trasportare dal vento.
Dibattersi
(UCCELLI) agitarsi con violenza o per dolori forti, o per sottrarsi a una costrizione imposta. «Gli uccelli posti in schiavitù si dibattono».
Dichiocciarsi
(UCCELLI) il fatto della femmina che abbandona 1'ova.
Difese
(UCCELLI) (v. gen. e Volo)
Entrare e rientrare
(UCCELLI) il venire degli uccelli migratori dal mare a la terra; o dei palmipedi, i quali passano il giorno nel mare, a le pasture palustri nelle prime ore della notte. § Anche il tornare delle beccacce e simili, da le pasture notturne de' luoghi umidi, al bosco nel primo albeggiare. Suo contrario è Uscire. (V. questa voce).
Entratura e Rientro
(UCCELLI) il fatto e l'ora del rientrar dei palmipedi. Es. «Buona entratura iersera; ma pel buio non riescii a fare un sol tiro». § Vien riferito anche agli uccelli migratori che vengon dal mare. Es. «Uccelli di nuova entratura » . Rientro è toscano, perciò più locale e forse da ripudiarsi.
Erbe
(UCCELLI) quelle parecchie che si danno a mangiare agli uccelli tenuti in schiavitù.
Essere in amore
(UCCELLI) dicesi degli uccelli di sesso diverso, quando si uniscono ad accoppiarsi e nidificare.
Essere inquieti
(UCCELLI) gli uccelli Quando dimostrano di essere turbati per una ragione, che non apparisce.
Famiglia
tutto il branco de' figlioli e dei vecchi finché vivono insieme. Una brigata può essere formata anche di due o più famiglie; la famiglia è sempre una sola.
Far coppo
(UCCELLI) calar le ali a coppo, come fanno specialmente gli uccelli acquatici, quando volano a posarsi.
Far le passate
(UCCELLI) cosi chiamasi il passare e ripassare velocemente che fanno certi uccelli abbrancati sui giochi delle tese per prender vento a buttarsi o esplorare il sito (v. Palude).
Far le tese
(UCCELLI) è usato dagli struccieri settentrionali nostri, e credo debba intendersi non volare a distesa con l'ali aperte e ferme, ma volare per buttarsi abbassandosi ad ali tese a lungo, dopo una o poche battute d'ali; perché questo è appunto il modo come volano di buttata certi uccelli. Differisce dunque, secondo me, dal Fare i crocifissi,perché questo è volo fatto in aria e molto in alto. Lo Sforzino dice «Fan tese o crocifissi abbassandosi con lunghissime tese di ale» p. 6 2.
Fare ala
(UCCELLI) (v. a Voli).
Fare ala
(UCCELLI) dicesi degli uccelli che movono o abbassano le ali a coppo per posarsi. Analogo a Far le tese e Volare di Buttata. § Far la farfalla,batterele ali sospeso in aria senza moversi dal posto. Bacchi L. p. 186. Il Pananti dice e forse più propriamente Brillare.
Fare il nido
(UCCELLI) fabbricarlo nel modo meraviglioso che la natura insegna agli uccelli. Ma prende anche il significato più ampio di «nidificare».
Fare il sette
(UCCELLI) indica il modo con che si ripongon dal volare certi uccelli, quali i beccaccini e la beccaccia. Essi si lascian cadere a piombo fin presse il suolo, poi, con volo radente, vanno a riporsi a qualche decina di metri dal punto dove paion cadere. Va notato però che in tal modo essi descrivono, sì, un sette, ma rovesciato. II modo dunque non è del tutto proprio.
Fare il suo verso
(UCCELLI) dicesi degli uccelli, i quali tutti hanno un verso singolare, che li distingue da gli altri. Dicesi anche in forma proverbiale «Ogni uccello fa il suo verso» .
Farine
(UCCELLI) le granella macinate, di cui nutriamo gli uccelli domestici. ‑ Tra le più usate è prima quella di granturco che si dà pura o mescolata.
Fascia
(UCCELLI) striscietta di colore che orna diversificandolo il piumaggio.
Fila
(UCCELLI) volo ordinato di uccelli che vanno uno innanzi l'altro. ‑Il è File non Fila. ‑ Niccolini: Giorn. di Cacc. p. 158 «Lunghe file di germani». E Dante: «Vanno in filo».
Fischiare
(UCCELLI) è il termine col quale si denomina in genere ogni voce degli uccelli: e anche ogni richiamo che fa loro l'uomo sia con la bocca sia con gli strumenti. I quali anch'essi sono chiamati genericamente Fischi. Così si dice «Fischio per le lodole, pei pivieri».
Fischiare
(UCCELLI) il verso dei fischioni o bibbi (Savi).
Fischio
(UCCELLI) è voce di vastissimo significato, quan do vien usata relativamente a la caccia. Il Savi l'usa a denotare il verso d'ogni uccello. Ma, se questo è facile, riman però sempre più difficile la denominazione singola dei differentissimi versi degli uccelli, per i quali, purtroppo la lingua non ha vocaboli sufficienti e atti a farceli intendere specificamente, per la ragione essenzialissima che i suoni non si possono definire con la parola, se non per approssimazioni onomatopeiche. Da l'opinione del Savi può desumersi che sia venuto l'uso di Fischio a indicare ogni richiamo meccanico per rifare il verso degli uccelli.
Fogare
(UCCELLI) detto di uccelli vale il loro avventarsi con volo impetuoso. I rapaci fogano contro o sopra la preda: altri come i rondoni precipitandosi in basso e risalendo per gioco o in gara di volo con altri v. Fogata. (v. anche Saettare, Tuffarsi, Rituffarsi, Rimbalzare).
Frullare
(UCCELLI) neudice cosi il romore che fan volando certi uccelli, come anche il volo. ‑ Non par giusto però far derivare il volo dal romore, e non questo da quello. Il Tomm. definisce «Romoreggiare dei volatili con Pale volando [Non da ferula,maimitativo di corpo mosso a quel modo»]. Egli dunque ammette, che il suono proviene dal moto. § Prendere il volo, specie per fuggire.
Frullarsi
(UCCELLI) il volo impetuoso che fanno certi uccelli, per sfuggire a chi li scaccia, imprimendo al proprio corpo un movimento semicircolare (come le starne, la beccaccia, il tordo). Nota. Anche le anatre si frullano, ma alzandosi verticalmente. Leonardo, ne' suoi studii sul volo, aveva già scritto che l'uccello si leva alto con moto circolare a uso vite. E parla sempre di «darsi (l'uccello) moto circulare» ossia semicircolare: fa due mezzi cerchi uno a destra, uno a sinistra con lo stesso movimento che certi nuotatori fanno in acqua. Dunque il rifl. p. è la forma vera e corretta più del neutro Frullare, che i più usano. Es. «Allora le starne novamente cantano, e spesso ancora di novo si frullano, e posate ricantano» Orn. tos. Savi.
Frullo
(UCCELLI) Il modo di volare che fanno gli uccelli frullandosi; e per conseguenza anche il romore dato da questa forma di volo. È bene ricordare che il frullo è un volo, com'è dimostrato dal modo Tirare al frullo o a frullo, che significano, nel momento che l'uccello scappa frullandosi.
Frutti
(UCCELLI) quelli più dolci e maturi, di cui gli uccelli son ghiotti e ingrassano moltissimo. Onde il prov.: Frutto beccato è il più dolce.
Gancio
(UCCELLI) Fare gancio o il gancio dicono i Toscani degli uccelli o animali, che scacciati volano verso una parte, poi voltan faccia, e tornano dov'erano. ‑ Sarebbe dunque sinonimo di Fare un ganghero. Ma credo che l'uno e l'altro non sieno da accettare. Gancio è pisano. Ganghero è fiorentino. Sono dunque modi locali e figurati.
Garrire
(UCCELLI) verso che emettono certi uccelli per stizza, per dolore, per timore, per lamento. § Anche per Gridare. Il n. verb. è Garrito.
Garrito
(UCCELLI) n. s. È il verso e più lo strido di terrore, di dolore, di stizza, di minaccia, che fanno certi uccelli. § Garrito di cattura: quello che fanno quando sien presi da l'uomo o da qualche animale.
Gettarsi a terra
(UCCELLI) è una difesa che fanno quando per un timore improvviso dal volo si precipitano impetuosamente a terra e fuggono radendo il suolo, se pure non cercano di nascondersi tra l'erbe o altro.
Giro
(UCCELLI) detto di animali, sieno uccelli, sieno fiere, vale il loro moversi per un luogo o sopra un luogo. «Le tortori hanno sempre il giro presso grandi alberi». § Avere il giro: Esser soliti a passare. «Questa lepre ha il giro di qua». E dicesi anche Avere il rigiro.
Glottorare
(UCCELLI) latinismo italianizzato, a indicare il verso della cicogna. Il Tomm. ne dà esempi.
Gocce
(UCCELLI) macchiette di color diverso su quello del piumaggio.
Gorgheggiare
(UCCELLI) modulare la voce cantando come fanno tanti uccelli e meglio di tutti 1'usignolo, che gli antichi chiamarono per questo l'aedo, ossia. il cantore. Il ri. verb. è Gorgheggio.
Gozzo
(UCCELLI) il sacco membranoso entro cui gli uccelli accolgono il becchime inghiottito. Gozzo vuoto, gozzo pieno.
Gracchiare
(UCCELLI) il verso dei corvi.
Granella
(UCCELLI) n. (sing. Granello) il quale assume in questo num. il significato collettivo di Semi delle biade, dei quali si nutrono uomini e bestie.
Gridare
(UCCELLI) dicesi specialmente del verso dei rapaci.
Grugare
(UCCELLI) la voce dei piccioni e anche delle tortori.
Grugliare
(UCCELLI) è uno dei versi che fa a lodola ed è quello che ha maggiore varietà di significati. L'altro è un delicatissimo pìo. Il grugliare prende toni differenti secondo i sentimenti diversi, che vuol manifestare. Perciò lo troviamo anche nei dialetti, sia pur sotto forme apparentemente diverse: nel friulano, dove Ciorle vuol dir «lodole» nel romagnolo Ciorlena, dim, dell'antecedente, significa lodola appaesata: nel bolognese Sgherler che vale fischiare a le lodole. Per contrario l'altra voce pìo non ha denominazione nella nostra lingua. Né potrebbe rendersi con pipilare, il quale ha un significato onomatopeico diverso; perché pi pi pi, non è il pio pio della lodola. Esiste però anche un Pipiare, il quale ha suono più vicino e consono.
Gufare
(UCCELLI) è la voce del gufo.
Imbeccare
(UCCELLI) porre il cibo nel becco agli uccellini nidiaci, i quali non sanno o possono ancora beccar da sé. È sinonimo d'Imboccare.
Imbeccata
(UCCELLI) l'atto dell'imbeccare, e la quantità del cibo di essa.
Imbracare
(UCCELLI) mettere la braca agli uccelli da gioco. Part. pass. Imbracato.
Imbroccarsi
(UCCELLI) v. r. detto di uccelli significa Entrare, nascondersi tra o dietro le brocche, ossia le verghe di cima degli alberi. Si noti che gli uccelli, non solo usano questa difesa posandosi negli alberi, ma, anche volando di scappata, cercano di porre tra sé e il cacciatore lo schermo di qualche pianta. La qual cosa si dice Volar imbroccati. E si noti anche che la voce Brocca, per verga più o meno fronzuta, è stata accettata anche da la Crusca, la quale prima l'ha definita giustamente «verga di cima». Dunque «Volare, scappare imbroccato» .
Imitare il verso
(UCCELLI) la dote di certi uccelli, i quali, per mimesi, imparano e rifanno il verso di altri. «Il merlo è maestro nell'imitare i versi di altri uccelli».
Impastoiare
(UCCELLI) porre la pastoia ad uccelli che voglion usarsi per gioco o allettamento. Nota. È vero che in Toscana Pastoia, si usa appunto per legame de' piedi anche degli uccelli: ma è non men vero che cotesta parola significa fune con cui si legano i piedi a le bestie, perché non fuggano o non imbizzarriscano durante il pascolo. Ora è ovvio che troppo ci corre tra il freno, che si pone ai piedi delle civette e dei falchi da usarsi quali allettamenti, e la pastoia de' quadrupedi. Quello lascia libero agli uccelli ogni movimento, e solo gl'impedisce la fuga, mentre la pastoia ne paralizza quasi ogni movimento. Sarebbe dunque giusto accettare come più proprio il vocabolo geti sia per la civetta che pei falchi e simili. Federico li chiamava lacti dicendo che la parola derivava da gettare, perché appunto; servivano a lanciare i falconi dietro gli uccelli da prendersi. Ciò che è confermato ancora dall'uso vivissimo della civetta a getto.
Impennare e Impennarsi
(UCCELLI) metter le penne. § Rif.  a «volo» (v. a Volare).
Impennarsi
(UCCELLI) è verbo italiano usato fin da Dante. Riferito a Volo e Volare credo che debba determinare l'alzarsi verticalmente che fanno certi uccelli, mentre sono già alti nell'aria, volo questo che non ha altro vocabolo che lo significhi. Perché Fare un campanile indica l'alzarsi verticalmente, si, ma l'alzarsi da terra, ed è sinonimo di «Alzarsi a colonna o Far la colonna».
Impennatura
(UCCELLI) è sinonimo di piumaggio ma indica anche il fatto del guernirsi di penne, a cui va soggetto il corpo dell'uccello.
Impuntarsi
(UCCELLI) il fermarsi di certi uccelli dinanzi ai cani, specie di quelli di pedina.
Incollarsi
(UCCELLI) dicesi degli' uccelli, specie degli anatrini e anserini, i quali, entrando in sospetto di pericolo, drizzano il collo e guardano intorno. È voce del gergo. Chi aggattona palmipedi o simili, e cerca di accostarli, ha per regola di sparargli contro appunto, quando s'incollano, perché, mirandoli al collo, li uccide più facilmente e in maggior numero.
Infrascarsi
(UCCELLI) di animali in genere, specie di uccelli. Entrare, nascondersi tra le frasche. Differisce dunque da Imbroccarsi, in quanto le brocche sono sempre in cima a le piante, mentre le frasche possono trovarsi anche vicinissime a terra.
Inschittire
(UCCELLI) era per i falconieri il rinnovamento artificiale delle penne guaste. ‑ Tagliavano queste nella parte bassa del tubo, ed entro questo introducevano una penna, che vi entrasse strettamente, e avesse una barba perfetta.
Insetti
(UCCELLI) gli animaletti invertebrati di cui si nutrono molti uccelli detti perciò Insettivori.
Lanugine
(UCCELLI) il secondo rivestimento dell'uccello, ossia quello che segue i peli. Fed. Lanulae.
Lasciar passare
(UCCELLI) L'astuzia e la difesa che usano certi animali ammaliziati, i quali, sentendosi cercati dai cacciatori, se ne rimangon fermi, dove si trovano, per fuggir poi di soppiatto, non appena li vedano un po' allontanati.
Levarsi
(UCCELLI) e anche Levare, in significato neutro, dice il Sorgere che fanno gli uccelli, e anche i quadrupedi, da terra per cambiar luogo. ‑ I Toscani, specie i Fiorentini, l'usano non giustamente per Borrire, che è volo di timore e di scampo, e perciò volo di fuga violenta. ‑ Levare poi, in significato attivo, vale far scovare o far volare una fiera o un uccello.
Levata
(UCCELLI) propriamente è lo staccarsi pacificamente a volo da terra che fa l'uccello, quando non sia scacciato o tormentato. I Toscani, o meglio i Fiorentini, l'usano impropriamente per Borrita: senza tener conto che il significato specifico di Borrita è cosi importante nella caccia, che non può essere confuso con quello generico di levata (v. Borrita).
Librarsi.
Mettersi, stare in equilibrio; detto più specialmente di chi si regge sulle ali (Crusca). § Librarsi a volo su l'ali = volare reggendosi su l'ali tese solo con qualche oscillazione e flessione del corpo e della coda
Livrea
(UCCELLI) il piumaggio o penname degli uccelli ch'essi rivestono secondo l'età, le stagioni e le condizioni del paese, dove vivono. Livrea di nido: i peli, la lanuggine, i brocchi ch'essi rivestono fino a lo spuntar delle penne. Livrea di adulto: quella che dimostra il loro pieno sviluppo. Livrea di nozze: quella del tempo degli amori. Dicesi anche estiva. Livrea autunnale: le penne che dovranno difenderli nell'inverno. Livrea eclissale:è stato definito così con vocabolo scioccamente poetico e astronomico il provvedimento naturale che adatta il colore degli animali a quello de' luoghi dove abitano per renderli così meno visibili (cfr. l'albinismo). Nota. Questi però sono tutti termini scientifici, e vengono usati promiscuamente con la voce abito e le specificazioni invernale, estivo, postnuziale, temporaneo; Primo abito: le prime penne. Si sono segnate, perché pur essendo scientifiche, non hanno corrispondenti nell'uso.
Maestro
(UCCELLI) detto di uccello da richiamo vale quella, che sa cantar meglio, e dal quale si fanno imparare gli altri. «Fringuello o tordo maestro».
Mansuefare
(UCCELLI) avvezzare gli animali selvatici a non offendere l'uomo che li tiene per usarne.
Martellare
(UCCELLI) uno dei parecchi versi del merlo, che somiglia appunto al picchiare del martello.
Medicare
(UCCELLI) [le ferite degli uccelli]. Usare i non difficili medicamenti, che risanano quelle non penetranti in cavità.
Membrana nictitante
(UCCELLI) è denominazione scientifica che non ha corrispondente nella lingua dell'uso, e perciò va accettata. Significa: Quella membrana trasparente, la quale, come terza palpebra, copre, a loro volontà, gli occhi di certi uccelli (rapaci e notturni) servendo a sminuire l'azione troppo viva della luce. In grazia di essa l'aquila può guardare il sole.
Miàgolo
(UCCELLI) il secondo verso o suono che emette levandosi il beccaccino, somigliante appunto al miagolio del gatto. Dal verbo Miagolare usato esso pure figuratamente in questo senso stesso. (v. Succio e Succiare).
Miglio
(UCCELLI) la pianta graminacea e i suoi semi della quale si nutrono tanti uccelli. § Anche i terreni dov'essa vegeta. «Ne' migli le quaglie ingrassano tanto da non poter volare».
Migrare
(UCCELLI) è il trasferirsi che fanno certi uccelli dai paesi meridionali ai settentrionali, e da questi a quelli, per cercar cibo e condizioni adatte a nidificare.
Migrazione e Migrazioni
(UCCELLI) nel linguaggio venatico Il fatto degli uccelli non stanziali, i quali in certe stagioni si portano da settentrione a mezzogiorno, e in altre fanno il viaggio contrario. Noi chiamiamo passo il viaggio degli uccelli da settentrione a mezzogiorno e ripasso o risalita l'opposto. § Forme della migrazione: secondo gli studii più recenti sarebbero due: quella di un fronte ampio,nel quale si moverebbero simultaneamente gli uccelli migratori; e quella detta con le due formule «Passo lungo strada o strada di passo». Queste ultime due, com'è facile notare, sono di una improprietà così barbina, che certo convien crederla infelice traduzione da un linguaggio straniero e poco corretto. Per noi italiani, che abbiamo sempre conosciute le vie aeree seguite dai migratori, e da tempo immemorabile le abbiam chiamate Fili; e abbiam postate sotto di esse, come ancora postiamo, per buona regola d'arte, le nostre tese, specie quelle a reti, a panie e a schioppo; il passo lungo strada non può essere che quello dei militari o dei camminatori. E la dicitura ci par così ridicola da disgradarne uno studentello della scuola di preparazione al lavoro. Noto poi che la scienza, o meglio gli scienziati odierni, non sapendosi porre d'accordo su quale sia la forma certa di queste due, le ammettono entrambe.
Montare
(UCCELLI) alzarsi sempre più nel volo. ‑ Sinonimo di Salire (v. q. v.) che è usata anche da Leonardo.
Movimento
(UCCELLI) detto di uccelli, vale Quel moversi da qua e da là ch'essi fanno, qualche volta anche per cause non conosciute. È dunque mutamento di luogo rispetto a quello dove trovasi l'osservatore. Differisce perciò da passo e da tramutazione. «Con questo libecciaccio oggi c'è movimento d'anatre dal mare a terra».
Muda
(UCCELLI) il fatto e il tempo del mudare le penne che fanno gli uccelli (Crusca). § Uccello di muda:Che ha mudate le penne di fresco; Vecchio di muda,che le ha mudate da tempo. § Il luogo dove si pongono durante la muda. Il verbo è Mudare, ma di uso meno comune, come è del tutto letterario il nome Mudagione.
Muscolo pellicciaio
(UCCELLI) quelche serve agli uccelli per alzare il ciuffo, se l'hanno.
Narici
(UCCELLI) i buchetti che hanno gli uccelli nella parte superiore del becco, e servono per la respirazione a becco chiuso.
Nascere i piccoli o pulcini
(UCCELLI) quando, rotto il guscio, escono a la vita esteriore.
Nidiata
(UCCELLI) tutti i pulcini di un nido, quando ci sono dentro. § Per estensione si dice anche se ne son fuori, ma molto piccini.
Nido
(UCCELLI) (v. generiche).
Ova
(UCCELLI) anche 1'ovo nel torlo serve come pasto fosforato o ricostituente agli uccelli. E per ciò viene dato sia ai nidiaci per sostituire l'ignoto nutrimento imbeccato loro da la madre, sia agli adulti per riparare il consumo causato dal canto. § Ova di animali.«Il fagiano vien nutrito con ova di formica».
Pallone
(UCCELLI) v. fig. Il branco di certi uccelli, che prende forma di palla. «Gli stornelli fanno pallone». Nell'uso anche Appallarsi. § Fare il pallone:dice quell'arruffare le penne che fanno gli uccelli malati nascondendo anche il capo sotto l'ala.
Panico
(UCCELLI) graminacea come il miglio, ma di granellini più piccoli. Becchime anch'esso ricercatissimo da certi passeracei.
Passata
(UCCELLI) (v. Tese singole).
Passate
(UCCELLI) Fare le Passate: indica il passare e ripassare che fanno certi uccelli abbrancati su gli allettamenti prima di buttarsi nelle tese, o di passarci sopra in modo da poterli prendere a volo con le reti dette copertoni (pantiera). «I pivieri, le pavoncelle, le anatre fanno le passate».
Passeggini
(UCCELLI) gli allettamenti di uccelli vivi che legati con braca, pastoia, oppur anche liberi, ma con ali mozzate, si lascian girare nell'aiuola o nella piazza delle tese, per mostrare che ivi è buona pastura senza pericolo.
Passeraio
(UCCELLI) luogo dove stanno molti passeri. E dice anche il rumore ch'essi fanno di voci e di garriti. § Qualunque riunione rumorosa di uccelli che non sien passeri.
Passo
(UCCELLI) in senso generico, II passare su le nostre terre degli uccelli migratori nell'ultima estate e nell'autunno quando tornano dal settentrione. ‑ In senso più specifico, Gli uccelli che passano a le tese in una giornata, specie quelli che ci giungono dopo lo spollo e lo sbarco (v. Tesa).
Pasta
(UCCELLI) qualunque farina intrisa che serva da becchime agli uccelli.
Pasto
(UCCELLI) il nutrimento di cui si cibano gli animali, e l'atto stesso del pascersi; e anche la qualità datagliene da l'uomo.
Pastone
(UCCELLI) pasta composta di insetti e sostanze diverse, che si dà agli uccelli, i quali non mangian panico. Onde «Uccelli da pastone e anche da pasta»  e il verbo Appastonare.
Pasturare
(UCCELLI) il mangiare delle bestie a la campagna, sieno esse domestiche o selvatiche (v. a Pascolo (generiche).
Pedinare
(UCCELLI) andar co' piedi come fanno i gallinacei (v. Pedina nelle generiche).
Peli
(UCCELLI) il primo rivestimento che apparisce sul corpo dell'uccello nudo. Fed. li chiama Pili.
Peluria
(UCCELLI) rif. al piumaggio degli uccelli, significa proprio i peli che rimangono sul corpo di essi, dopo che sono stati spennati; mentre Lanuggine èquel rivestimento che riman tra la peluria e il piumino. Fed. II distingue Pili da Lanulae seu dumae.
Penna e Penne
(UCCELLI) ciascuna e tutte insieme le parti che formano la copertura del corpo degli uccelli. Le parti della penna sono: lo Stelo o Fusto, ossia tutta l'asticciola da cui son rette le Barbe,chene sono il guernimento. Il Cannello, la parte inferiore del fusto vuota, che s'impianta nella pelle dell'uccello. La Costola parte superiore al cannoncello più o meno rilevata, da la quale escono le barbe. Rispetto al loro ufficio nel volo, le penne si denominano: Coltelli o Penne remiganti, perché col loro remeggio servono al volo. Penne maestre quelle più grosse, solide e lunghe, le quali nelle ali e nel codrione servono non solo a volare ma anche a governare il volo. Perciò quelle del codrione si chiamano anche Rettrici o Timoniere.(Fan. Frizzi). § Rinnovo delle penne:Il fatto del rimetterle nella muda, e lo stesso piumaggio rimesso.
Penname
(UCCELLI) la qualità delle penne.
Pennino
(UCCELLI) la più piccolina tra quelle dell'aletta nella beccaccia. È così piccola, soda e puntuta che serve da pennellino ai pittori per i lavori più minuti e per miniare.
Penzolare
(UCCELLI) è il pendere che fanno a capo in giù le civette e i falchi da la racchetta o da la gruccia, a cui rimangono appesi pe' piedi con la lunga dei geti. Fed. Falco pendet.
Pesci
(UCCELLI) il pasto degli uccelli pescivori.
Pianare
(UCCELLI) volare reggendosi su le ali tese e in apparenza non mosse: e anche sostenersi in aria e restarci immobile ad ali tese. Lo dicono un francesismo e un neologismo: ma viene dal latino planare, che significa rendere piano, e perciò non solo dev'essere accettato, ma è necessario accettarlo.
Piede
(UCCELLI) la parte, con cui finisce la gamba, e serve a camminare. Piede nudo:non coperto di penne: ‑ calzato: al quale penne o piume formano quasi una calza; ‑ piumato: coperto di piuma: ‑ palmato: con le dita congiunte da membrana: ‑ semipalmato: se la membrana congiunge le dita sola in parte; ‑ lobato in cui la membrana guernisce le dita con sporgenze tondeggianti; ‑ unghiato: fornito di unghie; ‑ artigliato: armato di artigli: ‑ spronato: armato di sprone.
Piombare
(UCCELLI) lasciarsi cadere a piombo o quasi dal volo come fanno certi uccelli sia per predare come per posarsi o rimettersi (v. Fare il sette). § Anche il lasciarsi cadere ad ali chiuse, più o meno perpendicolarmente a terra, o in aria (su la preda) che fanno i rapaci, od altri uccelli che voglion riporsi, quali sarebbero i beccaccini la beccaccia. Questi ultimi, se giunti presso terra riprendono il volo strusciando, e vanno a posarsi a qualche distanza dalla caduta, si dice che Fanno il sette.
Pipilare
(UCCELLI) rende col suono il pi pi pi che fanno certi uccelli.
Pispilloria
(UCCELLI) fu usato, e forse, potrebbe esserlo ancora, per quel pispissare rumoroso che fanno molti uccelli insieme, ad es. i passeri quando si radunano a l'albergo.
Pispissare
(UCCELLI) il sommesso pissi pissi che fanno certi uccelli. § Fors'anche quel sommesso cantare ch'essi fanno in certe ore di siesta o la sera prima di addormentarsi, e che è chiamato anche Ciangottare.Ma quest'ultimo è creduto figurato se riferito ad uccelli. § ‑ Uno dei versi delle rondini.
Pispolare
(UCCELLI) fare il verso della pispola. § fischiare ad uccelli con la Pispola,che è un richiamo meccanico da rifarne il verso.
Piuma
(UCCELLI) la penna più fine, meno rigida, e, se lunga, col pennacchio più ricco e morbido. § Piume ondeggianti (e anche Penne).Quelle grandi e molto lunghe, quali ha lo struzzo e anche hanno certe ardee.
Piumaggio
(UCCELLI) tutte in genere le penne, delle quali si riveste il corpo degli uccelli.
Piumata
(UCCELLI) [la]. È quel piccolo stoppaccio che emettono le civette da la bocca; ed è formato da le penne, i peli ed altre minuzie degli animaletti di cui si sono nudrite. § Fare la piumata: rigettare questo stoppàcciolo.
Piumino
(UCCELLI) la penna più corta, e più molle che hanno gli uccelli sotto il piumaggio esteriore.
Portar i frasconi
(UCCELLI) portar Pale abbandonate lungo le gambe, come fanno gli uccelli malati ostremati. È modo figurato.
Posa
(UCCELLI) L'atto del fermarsi dal volo che fa l'uccello sia su alberi e piante, sia sul terreno o su l'acqua. § Dicesi anche Far posa. § Di prima posa: non appena l'uccello sia posato. Così dicesi Tirare di prima posa, sia parlando di schioppettate, come parlando di reti. E significa sparare a un animale non appena siasi fermato. E può dirsi anche del tiro con le reti nel paretaio. «Ai frosoni è bene tirare di prima posa». § Tirar di posa: a uccelli fermi. Perciò Tiro di posa e Tiro di volo.
Posarsi
(UCCELLI) il fatto dell'uccello che cessando di volare si ferma in qualche luogo.
Posarsi
(UCCELLI) (v. gen.).
Posata
(UCCELLI) sinonimo di posa. Ma più che altro par che significhi la durata della posa.
Prendere il vento
(UCCELLI) (v. Palude).
Punta
(UCCELLI) l'ordinanza di certi uccelli palustri e trampolieri, i quali nel volo di migrazione formano un triangolo aperta dietro. § Abusivamente si usa per qualunque branco di uccelli: ma non è giusto. Punta è l' acies latino; dunque «Punta di germani, di oche, di gru» ma non di lodole o di quaglie.
Punta
(UCCELLI) riferito a voli d'uccelli significa branco. Va notato però che non tutti i branchi sono punte. Certo questa parola significò nel principio solo i branchi di quegli uccelli, che volano in due file formando un angolo acuto: poi specie, in certe regioni il vocabolo si estese a tutti i branchi; mentre dovrebb'esser proprio solo di quelli, i quali, nel volo di migrazione, volano in ordine di triangolo per vincere meglio il vento con la punta.Es. «Punte di oche e di germani » cfr. «Puntare il vento». Nota. Punta per branco domina a Roma e nel Lazio; ma se quest'uso serve a provare la derivazione del vocabolo da acies latino, dimostra anche, che solo l'ordinanza del branco a punta rende propria la parola: e per tutte le altre forme la rende impropria.
Puntare il vento e contro vento
(UCCELLI) è Il modo di volare che usano certi uccelli, quando sono costretti di volgersi del tutto contro un vento troppo impetuoso. «I corvi sparpagliati strisciavano a terra puntando contro vento» . Infatti anche i beccaccini, costrettici dal timore, qualche volta fuggono radendo terra e puntando il vento.
Puntata
(UCCELLI) per punta, branco è nel Savi Ornit. 2. 5 7. «Questi branchi (di allodole) a cui volgarmente si dà il nome di puntate, per il solito arrivano sul mezzogiorno». Si noti che il Savi rileva giustamente che il termine è volgare, e che è proprio di branchi. Si noti anche che è voce maremmana ossia palustre (a Roma dicon sempre punta per branco) la qual cosa spiega il passaggio del termine specifico punta, proprio dei palmipedi, anche ad uccelli terrestri.
Pupilare
(UCCELLI) la voce del pavone.
Purga
(UCCELLI) in genere il medicamento che si dà agli uccelli malati. § Il beveraggio da darsi ai richiami prima ch'entrino in chiusa e quando ne escono. (Sugo di bieda ben colato e chiarito, con zucchero rosso e acqua q. b.). N.B. Gli uccelli si curano molto proficuamente con olio di oliva e dosi leggere di aloè, quando sieno malati per indigestione. I falconieri però, che ne conoscevano tutte le malattie diverse, avevano anche trovato altre 17 medicine per risanarli.
Purgare
(UCCELLI) dare agli uccelli sostanze atte a farli andar del corpo.
Radere e Volo radente
(UCCELLI) il volare rasente terra o qualche altra superficie.
Raggufarsi
(UCCELLI) il rialzare tutte le penne intorno al corpo e rinsaccarci la testa, che fanno gli uccelli, quando sono malati, e tante volte i gufi.
Raschio
(UCCELLI) il verso del barbagianni
Raspare
(UCCELLI) grattar la terra co' piedi per gettarla indietro, come fanno le galline.
Raspatura
(UCCELLI) il segno lasciato sul terreno dagli uccelli razzolatori, i quali coi piedi e le unghie raspano il terreno per cacciarne fuori becchime. Non è esatto dire Grattatura né Grattare, come usasi ne' dialetti del nostro settentrione, perché il raspare non è grattare. Gli uccelli si grattano il corpo; come anche fanno i cani; ma raspano la terra.
Remare l'ala o le ali
(UCCELLI) È detto da Leonardo (cfr. il latino Remigium alarum).«L'uccello batterà due volte 1'alie in su quel lato, remando 1'alia all'indietro». Cod. Atl. 11°. ‑ Con questo modo il Da Vinci vuol certo significare tutti i movimenti del vogare  che l'uccello, facendoli nell'aria, ha insegnati a l'uomo di fare nell'acqua, cosi per le imbarcazioni, come pure pel nuoto. E lo dice al foglio 6° «Tale officio fa l'uccello coll'alie e coda infra l'aria, quale il nuotatore colle braccia e gambe infra l'acqua». Del resto Plinius H. N. dice appunto che si attribuisce ai milvi l'aver insegnato l'uso del timone per le navi con le flessioni della coda, la quale dimostrava il vantaggio che si poteva ritrarne.
Riformare il branco
(UCCELLI) dicesi di uccelli, i quali dopo essere stati sbrancati ricompongono il branco. Es. «Le starne sbrancate cercan sempre di riformar il branco».
Rifrullare
(UCCELLI) il cambiare che fanno gli uccelli il volo di buttata a la tesa in quello di fuga, per timore o sospetto.
Rifrullare
(UCCELLI) il rifuggire degli uccelli mentre accennano a buttarsi o ad avvicinarsi agli allettamenti.
Riga
(UCCELLI) volo di uccelli disposti regolarmente uno dietro l'altro, su una stessa linea. È già in Dante: «Facendo in aer di sé lunga riga».
Rigirare e Rigirarsi
(UCCELLI) il voltarsi e rivoltarsi smanioso che fanno gli uccelli in gabbia o in cattura nella loro ansia. Fed. ha Regyratio.
Rilevare
(UCCELLI) v. at. rif. a uccelli o animali vale: Allevarli e addomesticarli fin dal nido. «Uccello rilevato». Gli corrisponde il nome Rilevo «Tordodi rilevo».
Rimbalzare
(UCCELLI) indica il risalire impetuoso, che fanno certi uccelli, quali i rondoni, da un tuffo profondo nell'aria, il quale appunto si designa col verbo figurato Rituffarsi. Ed anche Rimbalzare è voce figurata.
Rimbalzo
(UCCELLI) il risalire dal volo che dicesi Tuffo, ed è veloce e impetuoso quasi quanto il Tuffo.
Rimonto
(UCCELLI) il risalire degli uccelli che dai monti sono scesi al piano, anche solo per tramutazione. «Le beccacce, se gela o vien neve in collina, tramutano a mare; e, se lassù raddolcisce, rimontano», Ma non so se debba accettarsi.
Ripasso
(UCCELLI) il ripassare su le nostre terre degli uccelli migratori in primavera, quando essi fanno ritorno ai paesi più settentrionali, dove intendono di rimanere l'estate. ‑ Di quelli che si fermano presso noi, diciamo il Ritorno o la Venuta «Per San Benedetto il ritorno delle rondini». «La venuta del coculo è d'aprile». § Ripasso: nel senso del ritorno mattutino degli uccelli a' luoghi, onde sono usciti la sera, non è proprio la voce specifica, benché si trovi usata da ottimi autori toscani. Infatti il ritorno mattutino ha voci specifiche secondo le regioni e le cacce. «Posta o aspetto mattutino, spollo, levata». Parrebbe dunque che si debba lasciare a ripasso il senso già riconosciutogli di ritorno primaverile degli uccelli migratori, e scegliere, tra gli altri vocaboli surriferiti, quello che sia dimostrato più italiano e proprio.
Ritornelli
(UCCELLI) nel modo «Fare i ritornelli» riferito a civetta o altri rapaci usati per allettamento e tenuti su la gruccia o la racchetta, significa, Lanciarsi a volare fuori di queste e ritornarci dopo un abile volettare. Savi I vol. p. 79. «Le civette addestrate a volar su la gruccia o a fare i ritornelli, come dicesi dai cacciatori» Orn. tosc.
Ritorno
(UCCELLI) il fatto degli uccelli migratori, i quali a primavera vengono e si fermano nei nostri paesi a nidificare. Quelli che vanno più a settentrione, ripassano;quelli che si fermano ritornano.«Il ritorno delle rondini».
Rituffarsi
(UCCELLI) lo sprofondarsi che fanno nell'aria con volo fulmineo i rondoni ed altri uccelli, per Rimbalzar poi,con impeto simile, in alto. Anche dicesi Tuffarsi.
Rostro
(UCCELLI) becco (vo. letteraria).
Roteare
(UCCELLI) volare circolarmente. Dicesi anche Volare a rote. Salire a rote.
Saettare
(UCCELLI) è il volo con cui si scagliano i rapaci su la preda. ‑ Voce figurata, ch'era usata insieme con Percuotere nel significato di scagliarsi e del più antico Fiedere e Ferire.Questi ultimi tre si possono ritener morti, ma Saettare, quale verbo figurativo, ha ragione di essere vivissimo. Di Fiede,riferito ad aquila, dà esempio Dante, Purg. 9.
Salire
(UCCELLI) riferito a volo, vale riposativo o meno faticoso. § Salire a rote:roteando, che è volo riposativo o meno faticoso. § Salire a scale:portarsi più alto battendo le ali verticalmente e spesso, per poi riprendere a roteare. Quest'ultimo modo è il più faticoso, perciò i rapaci l'alternano col roteare, che per loro è volo riposativo. Leonardo insegna «L'uccello, che monta, sempre sta col1'alie sopravento e senza batterle, e sempre si move in moto circulare ». Codice Atlantico.
Salto del ranocchio
(UCCELLI) il salto che fanno certi uccelli aprendo le ali, quasi fingendo di volare, ma riposandosi sul terreno per scorrere o rifare poi altri salti come il primo. È una difesa contro la cerca del cane. La beccaccia ammalizzita diventa maestra in questo sotterfugio. Saltato così un ostacolo non troppo alto, si posa sopra un sasso o uno sterpo alquanto rialzato, poi su un altro e un altro ancora, allontanandosi così dal cane e dal cacciatore. E il cane, seguendo quella traccia intermittente, che qui odora e là non più, ritorna a la traccia de' piedi, si confonde, braccheggia, e non conclude nulla.
Sbarco
(UCCELLI) i branchi dei colombacci e d'altri uccelli che seguono quelli dello Spollo. È termine proprio delle tese ai colombacci e de' luoghi presso il mare (v. Tesa e Colombacci).
Sbarco
(UCCELLI) (v. Tesa).
Sbrancare
(UCCELLI) far uscir dal branco; togliere dal branco; far che il branco si scomponga in varie parti. «Perché le starne sbranchino, convien colpire i due vecchi».
Sbroccare e Sbroccarsi
(UCCELLI) indica il volo di scappata che fanno gli uccelli arborei fuggendo da le piante e mostrandosi allo scoperto. Analogo «Tiro a lo sbrocco». Nota. Sbroccare e Sbroccarsi sono nell'uso senza esempii. Ma si possono giustificare con la proprietà classica d'Imbroccarsi. Perché, se questo verbo fu attribuito ai falconi, dei quali solo scrissero gli antichi, non si ha ragione di escludere che esso, quale verbo generico, esistesse anche per tutti gli altri uccelli. E, se è proprio imbroccarsi, ne consegue che non meno proprio debba essere il suo contrario Sbroccarsi; il quale dice tante condizioni di tiro, dopo l'invenzione dello schioppo.
Scafa e il dim. Scàfola
(UCCELLI) (v. Scafolarsi e Starnazzare).
Scafatura
(UCCELLI) il fatto degli uccelli starnazzatori, i quali si scavano certe buchette ovali nella polvere, e ci si accovano tirandosi addosso la polvere d'intorno. (v. Scafare e Scafarsi). Nei dialetti alpigiani dell'Italia settentrionale, questo fatto vien anche designato erroneamente con la voce Grattata (v. Raspatura) e l'altra Spollinatrice di significato ben differente (se pure possa esistere).
Scafolarsi
(UCCELLI) è diminutivo di Scafarsi: Farsi una piccola scafa, ossia una buchetta nella polvere per accovarcisi, come fanno le galline, e starnazzarcisi dentro. È il costume dei gallinacei, specie delle starne e pernici. La parola è toscana, e usata certo nel pistoiese, e va accettata, perché denomina un atto e un fatto caratteristici di uccelli molto impor tanti nella nostra caccia italiana. Che io sappia nessun vocabolario l'accoglie; ma siccome riempie una lacuna, ed è bella e pretta italiana, perché scafa, per vaso concavo di forma ovale, barca, barchetta, è di derivazione diretta da scapha latino: così, ringraziando la Toscana, che ce lo ha conservato nella sua purezza, lo accetto. E me ne compiaccio tanto più per la forma diminutiva, la quale, icastica qual è, mi presenta l'immagine realistica di quella buchetta, dimostrativa della presenza di starne, con lo stesso palpito di compiacimento, da cui era allietata la mia giovinezza di cacciatore.
Scappare
(UCCELLI) v. n. Il fuggire con velocità o con astuzia che fanno certi uccelli sia da luoghi chiusi, sia da alberi o piante dinanzi al cacciatore. Si noti che scappano gli uccelli, i quali non hanno aborrita.
Scappare
(UCCELLI) fuggire, uscire o andar via con velocità, con astuzia o di forza. (Tomm.). È proprio degli uccelli di brocca, e ne indica la fuga impetuosa, con la quale cercano di sottrarsi a chi li scaccia. Ed è proprio anche di alcuni quadrupedi. Va notato che certi uccelli, i quali hanno la scappata dagli alberi, non hanno l'aborrita, quando fuggono levandosi da terra. Tale è la tortore, uccello velocissimo, che però non può staccarsi da terra, perché ha le ali lunghe e le gambe corte e inette al salto necessario a lanciarsi nell'aria quanto basta al volo regolare.
Scappata
(UCCELLI) l'atto dello scappare, e dicesi propriamente della prima mossa con furia dei cavalli e dei cani. «La scappata è la fuga impetuosa degli uccelli da brocca o terragnoli che sieno, i quali non hanno l'aborrita». La scappata può avvenire da le piante da l'acqua e da terra: l'aborrita non mai da le piante.
Schiamazzare
(UCCELLI) l'emettere voci alte e scomposte che fanno certi uccelli quali il merlo, la ghiandaia, le oche.
Schioccolare
(UCCELLI) dicesi specie dei merli, i quali canticchiano a mezza voce come provando.
Sciacquio
(UCCELLI) il rumore che fanno i palmipedi nell'acqua (Savi, op. c.). § Rumore ottuso che fan tuffandosi.
Sciaguattare
(UCCELLI) moversi nell'acqua in modo da agitarla. § Il rumore che ne deriva.
Sciame
(UCCELLI) voc. figurata a significare gran quantità di uccelli che volano confusamente insieme brulicando al modo delle api.
Sciare
(UCCELLI) come Virare è voce mutuata da la navigazione a significare Il volo a l'indietro o i movimenti atti ad arrestarlo e a voltarlo.
Scorciar il becco
(UCCELLI) tagliarne l'allungamento, che proviene agli uccelli di, gabbia, ai quali mancano quelle confricazioni ch'essi posson procurarsi in libertà, ne' loro grattatoi.
Scorciar le unghie
(UCCELLI) operazione simile a quella di scorciar il becco.
Scorrere
(UCCELLI) rif. a uccello significa: Correre molto e velocemente qua e là come fanno i ralli terrestri.
Scorritore
(UCCELLI) di uccello: Quello terragnolo e di ripa, il quale più che volare scorre, come fanno i ralli terrestri ed acquatici. La forma Scorridore par meno propria, in quanto che nella lingua storica ha solo significato militare, ed è quasi diventata un sostantivo.
Sdegnarsi
(UCCELLI) dicesi della chioccia e anche di tutti e due i genitori, i quali per ragioni di timore o anche ignote a noi, abbandonano il nido. Se i piccoli sieno nati si dice «Abbandonare i piccoli».
Segno del rapace
(UCCELLI) Il verso con cui gli uccelli dan segno agli altri della presenza o dell'avvicinarsi di un rapace.
Seguir la chioccia
(UCCELLI) andarle appresso, già snidato, beccando e cercandosi il pasto da sé.
Sette Fare il sette
(UCCELLI) (v. volo).
Sfalconata
(UCCELLI) volata impetuosa, rapidissima, irregolare, quale possono e san fare solo i volatori più forti. (Da falcone). Ne fanno i rondoni, i piccioni, la beccaccia i beccaccini, ed altri uccelli. Ma è solo dell'uso.
Sfringuellare
(UCCELLI) cantare a la distesa come fanno gli uccelli a primavera. Dicesi de' fringuelli, di altri uccelli e figuratamente § Cantare in versi.
Sfrombolare
(UCCELLI) volare con il moto e il suono che somigli a quelli del sasso lanciato da la frombola, ossia fionda.
Snidare
(UCCELLI) Uscire dal nido, e cacciarne fuori. È dunque e neutro. Perciò «Uccello snidato» vale così «Uccello che già ha abbandonato il nido» quanto «Uccello scacciatone».
Soffiare
(UCCELLI) un verso dei germani.
Sparnazzare
(UCCELLI) raspare il terreno qua e là per trovarci becchime, come fanno le galline.
Spaziare e Spaziarsi
(UCCELLI) (n. ass. e n. passivo). Andar movendosi più o meno liberamente per uno spazio più o men lungo. (Lat. Spatior, Expatior). Esempio. «Qual lodoletta che in aer si spazia» Dante. Dicesi di uccelli volanti come fu detto dei falconi. Dei quadrupedi specie dei cani gli corrisponderebbe Campagnare e forse Scampagnare.
Spennare
(UCCELLI) (v. a Tiro).
Spennata
(UCCELLI) (v. a Tiro).
Spie
(UCCELLI) branchetti o uccelli isolati di una certa specie, che precedono il passo. § Anche quelli, i quali in posti avanzati, sia sul terreno sia su piante, fanno da avvisatori ai branchi grandi che pasturano.
Spincione
(UCCELLI) quel fringuello che non canta in versi, ma fa solo quel verso spinc spinc,col quale invita a posarsi, pare, quelli di passo. Si trova usato anche Squincione.
Spittinare
(UCCELLI) il verso che fa il pettirosso.
Spiumare e Spiumata
(UCCELLI) (v. Tiro).
Spollaiare
(UCCELLI) il contrario di appollaiarsi. § Lo scrollarsi, nettarsi, ravviare le penne col becco e spollinarsi che fanno i polli e gli uccelli uscendo dal pollaio la mattina,
Spollaiarsi
(UCCELLI) dice Il crollarsi e nettarsi col becco che fan gli uccelli quando escono da l'albergo dove hanno dormito.
Spollinarsi
(UCCELLI) ripulirsi dai pollini e scuotersi, come fanno in genere i polli e tutti gli uccelli.
Spollo
(UCCELLI) l'alzarsi degli uccelli dal luogo dove hanno passata la notte sia dormendo che pasturando. § Il primo tempo del passo rispetto a le tese, ossia i primi branchi di uccelli (specie di colombacci) che giungono la mattina. E son chiamati così, perché appunto son quelli che provengono dai luoghi più vicini dove si erano appollaiati la sera. § Andar a lo spollo, e ass. «A lo spollo» cacciar la mattina al primo moversi degli uccelli.
Spolverare
(UCCELLI) il movere e sollevare e tirarsi addosso la polvere ch'è proprio dei gallinacei. «Le starne e le pernici spolverano».
Spostare
(UCCELLI) in sign. ven. Scacciare un uccello o una fiera dal posto dove si trovava stabilmente. § Uccello (o fiera) spostati,quelli che trovasi posati in un luogo posticcio, e perciò stanno più a l'erta, aspettano meno e meno reggono la ferma. «L'uccello spostato convien lasciarlo assodare un poco, prima di avvicinarlo» .
Spostatura
(UCCELLI) lo spostare l'essere spostato. «Dopo due spostature gli uccelli filano».
Star sodo
(UCCELLI) dicesi degli uccelli i quali, o per malizia o per natura, non si movono dal luogo dove si trovano. «La quaglia, accovatasi entro una pedata bovina, stava soda, e non c'era modo di levarla».
Starnazzare
(UCCELLI) l'atto dei gallinacei che fattasi una buchetta in forma ovale ci si accovano dentro, e, battendo le ali, si tirano addosso la polvere (v. Scafa e Scafolarsi).
Stiacciare
(UCCELLI) in Toscana è usato a denominare il verso del frosone.
Stormo
(UCCELLI) branco molto numeroso; moltitudine di uccelli.
Stridere
(UCCELLI) usasi in genere a denominare il verso dei rapaci. § ‑ dicesi anche delle voci che fanno i tordi dello schiamazzo quando, gli è mostrata la civetta.
Strisciare
(UCCELLI) altra delle difese con cui gli uccelli cercano di sottrarsi a un pericolo. ‑ Suoi contrarsi sono Alzare e Dar a l'aria. «I tordi strisciano a terra per sfuggire a la rete del roccolo, ma vanno poi a incappare nelle passate ».
Strombettare
(UCCELLI) è 1'unica voce italiana che possa tradurre il Gingrire latino,il quale significava il verso delle oche. Giacché Gingrire, anche usato in italiano, è sempre voce latina; schiamazzare indica non il loro verso caratteristico, ma il vociare e dibattere 1'ali, che fanno insieme. Da esso poi si può derivare il verbale Strombettìo, che rende assai bene il verso di questi animali, risonante, così metallico pe' cieli marini e palustri nelle serenità tranquille e luminose della nostra Italia.
Stroncone
(UCCELLI) è detto il fringuello il quale non rifinisce il suo cantare in versi.
Succio (e Succhio)
(UCCELLI) uno dei due versi che fa il beccaccino levandosi, uguale pel suono a quello che si fa con le labbra succiando con violenza. «Succio» è lo stesso che «succhio» ma come bene nota il Petrocchi «ci si sente di più il suono». Nota. La voce del beccaccino è denominata diversamente ne' diversi paesi. Certo è che essa ha una grande somiglianza anche col belato; tanto che i Francesi, come i romagnoli, certo da tale suono, chiamano quest'uccello capretta (chevrette). I Toscani stessi denominano il verso col verbo sbecciare. Ora questo, forma dialettalissima par provenire da Beccia, capra. E perciò darebbe ragione ad accettar Belare e Belato come voci proprie.
Suoni del volo
(UCCELLI) sono i varii da cui il cacciatore può intendere che uccello sia quello che gli frulla o fugge o passa vicino, anche senza vederlo. ‑ Hanno dunque un valore pratico e non piccolo, in quanto, anche senza l'aiuto della vista, fanno conoscere l'uccello non solo, ma la distanza a cui si trova. Cosi negli appostamenti palustri notturni o crepuscolari si può misurare con l'udito un branco di palmipedi e sparargli, se l'udito vi dice che sono a tiro. Le voci più usate a indicare questi suoni sono ‑ Buffata e Buffo: ilsoffio che vi passa presso con suono breve che non ritorna. ‑ Fischio: il suono acuto di un vento veloce e durevole. ‑ Frombo: strepito quasi rovinoso quale quello di una brigata di starne che si levino d'improvviso e impetuosamente. ‑ Frullo: il suono del volo di uccelli che si levino frullandosi, ossia volando con un moto del corpo a vite (come diceva Leonardo). ‑ Plauso: suono simile a quello delle mani aperte battute insieme, ossia dell'applauso. Caratteristico è quello della beccaccia. ‑ Sfonfo: il rumore un po' quatto che somiglia al soffio grave de' razzi più grossi. ‑ Sibilo: fischio leggerissimo, ma anche acuto, come quello dei palmipedi più veloci che passano alti. ‑ Soffio: Buffo e anche sibilo de' più leggeri.
Svernare
(UCCELLI) (uccelli) Tenerli e nutrirli anche l'inverno per usarli a la ventura stagione di caccia. ‑ Contradice l'uso di liberare o disfarsi di quegli uccelli che a stagione finita non servono più.
Svolazzamento
(UCCELLI) lo svolazzare. Svolazzio: e il suo frequentativo.
Svolazzare
(UCCELLI) volare scompostamente e con qualche rumore. § Far voli piccoli e spessi.
Svolazzo
(UCCELLI) gli esempi lo accolgono solo nel significato figurato e al plurale; ma è certo che nel significato proprio e al singolare vuol dire uno Svolazzamento solo. «Ho visto uno svolazzo tra quei cespugli » (Petrocchi).
Taccolare
(UCCELLI) il verso delle taccole, cornacchie minori. Ma è detto in genere delle cornacchie.
Tempo degli amori
(UCCELLI) tutto quello che gli uccelli si accoppiano per nidificare.
Tesare
(UCCELLI) volare tenendo sempre o spesso le ali tese e ferme. ‑ Questo è il modo di volare che fanno gli uccelli quando scendono o volano a posarsi. Trovansi anche Far le tese (v.questo modo) e Volare di buttata. Nota. Tesare non è accettato nei Vocabolarii; ma la necessità di definire e singolarizzare tutti i modi del volo, creata da l'aviazione, dovrà pure accettare anche questo vocabolo definendolo esattamente
Testa e Capo
(UCCELLI) la parte del corpo animale, dove son posti il cervello e gli organi dei sensi principali, e quelli esterni della presa del cibo.
Togliere la stizza
(UCCELLI) curare quel male degli uccelli che vien loro sul codrione. ‑‑ Si fa con unzioni, con un ferro sterilizzato e caldo, che deve passarsi lievissimamente su la parte; e meglio forse di tutto, con un pasto rinfrescativo.
Tordino
(UCCELLI) il tordo nidiace rilevato per farlo cantare nelle tese.
Tordo
(UCCELLI) il noto passeraceo famosissimo per la squisitezza delle sue carni. È di varie specie. La tordéla, detta anche Tordo maggiore; il Tordo comune, detto mezzano o Bottaccio; il minore o Sassello, e la Cesena. § Tordino: quello di nido allevato per richiamo. È voce toscana del gergo venatico, ma utile. Di questa specie è anche la Cesena.
Tortoreggiare
(UCCELLI) il verso della tortora. E c'è anche il s. Tortoreggiamento.
Traccheggiare
(UCCELLI) nel sign. comune vale temporeggiare incerti nelle cose; ma in quello venatorio è usato a denominare: quel moversi in volo di certi uccelli, i quali non sanno o non possono decidersi a calarsi, e vanno e vengono da qua e da là. Il nome verb. Traccheggio.
Tramutare
(UCCELLI) il mutar paese che fanno certi uccelli portandosi da un luogo a un altro per cercar pasture o acque da bere, o sfuggire a persecuzioni insistenti. Il tramutare e la tramutazione non sono la vera e propria migrazione; ma forse posson essere parte di essa.
Tramutazione
(UCCELLI) è il movimento che fanno certe famiglie di uccelli migratori da una regione ad un'altra, durante il loro soggiorno estivo presso di noi. Può questo movimento far parte della loro migrazione e no. In Toscana dicono Tramuta e Tramuto, secondo l'uso dialettale de' luoghi. Il Davanzati fin da' suoi tempi, parlando del pèsco scriveva: «c Perché egli non metta la maestra in profondo, e non sia nelle tramute malagevole a cavare». Pisa dice tramuto. Meglio dunque rifiutare queste due forme locali, ed accettare come ottima, perché italiana, Tramutazione, il cui significato è appunto quello del mutar luogo. Si otterrebbe così un'accezione nuova e specifica della parola, che oggi manca ai dizionari, accezione, da la quale verrebbe fissato un concetto ornitologico e venatico oscurato e reso dubbio dai soliti doppioni, inutili gagliardetti, degli orgogli regionali e paesani, che vorrebbero sostituire la bandiera nazionale.
Triangolo
(UCCELLI) l'ordinanza che prendon volando nelle migrazioni certi branchi di uccelli. Quello che forma la punta del triangolo, e, per conseguenza fa maggior fatica, si cambia di quando in quando; e vien sostituito da quello, che delle due righe; convergenti gli sta più presso. Esso passa in coda.
Trillo
(UCCELLI) il cantare in versi dell'uccello risultante da la successione vicendevole e rapida di due sole note contigue (Tomm.).
Tubare
(UCCELLI) il verso dei colombi e delle tortore
Tuffarsi
(UCCELLI) entrar sotto l'acqua anche col capo. «Alcuni uccelli palustri si tuffano, altri no».
Tuffo
(UCCELLI) il precipitarsi o sprofondarsi che fanno certi uccelli nell'aria con impeto e velocità, grande. Al tuffo corrisponde il Rimbalzo, ossia la risalita non meno veloce e impetuosa. Esempi ne danno spessissimo i rondoni.
Uccellaia
(UCCELLI) quantità di uccelli vivi o morti; ma ha qualcosa di spregiativo. § Fu usato per uccellare o uccellatoio «...un bel boschetto tondo e impaniato, come un'uccellaia». Quest'es. potrebbe tornar utile in quanto fa prova che il Boschetto non sarebbe stato 1' Uccellaia. E allora? (Morg. m. aq.. 97).
Uccellame
(UCCELLI) quantità di uccelli segnatamente presi a caccia e morti. (Non ha il senso dispregiativo di uccellaia (Tomm.).
Uccello
(UCCELLI) il volatile bipede, pennuto, piumato, alato, rostrato e oviparo, il quale è per noi oggetto principale di caccia. § Uccelli significò in falconeria tutti quelli rapaci che si usavano per quella caccia. Il gran libro di Federico II è intitolato «De Venatione cum avibus» coi falconi. § Uccelli, nell'uso nostro, i palmipedi dal becco schiacciato. Relativamente a la grossezza, nell'uso venatico noi li distinguiamo in Uccelli grossi, quelli superiori a la tortore a la tordea e simili; Uccellotti i minori di essi fino ai la lodola; Uccelletti,quelli ancor più piccoli; e Uccellini iminimi. Relativamente a l'abitazione l'uccello si denomina acquaiolo, se, pur non essendo acquatico, vive e abita presso le acque (merlo acquaiolo) oppure se è stato preso con tesa a l'acqua; Acquatico se vive e si nutre precipuamente nelle acque; Aereo se vive molto nell'aria, come in genere le rondini; Alpino, se vive solo sulle Alpi; Arboreo, se vive e nidifica su gli alberi; Boschereccio quello di bosco; Campereccio:non di campo, ma che vive e nidifica in terra nelle largure (da campus lat. che significa pianura senz'alberi) Fiumaiolo, che vive lungo i fiumi; Lacustre: dei laghi; Macchiaiolo,delle macchie; Marino,delmare; Palustre: delle paludi; Prataiolo, dei prati; Ripaiolo: che abita le ripe ossia le acque bassissime; Sassello (e Sassatile) quello de' luoghi sassosi; Silvano dicesi in genere e letterariamente per selvatici; Terragnòlo se vive e nidifica solo in terra. Di brocca,in gen. tutti quelli che posansi su gli alberi; di largura, che vive nelle campagne aperte e non alberate; di Macchia sin. di macchiaiolo; di ripa, sin. di «ripaiolo»; di roccia, che abita le rocce (di falconi fu detto anche roccati); di siepe, che vive nelle siepi. Per condizioni singolari: ‑ fermiccio, se sta in un luogo, dove non si fermerà troppo; ‑forestiero o esotico, se per ventura è trovato in un paese, dove non dovrebbe abitare naturalmente; ‑ nostrale, che vive nei nostri paesi; ‑ nuovo: giunto di fresco in un luogo per la migrazione; ‑ scompagnato, che ha perduto i compagni; ‑ sperso, smarrito in un luogo; ‑ spostato, che trovasi fuori del luogo dov'è solito stare, perché n'è stato scacciato; perciò dicesi anche scacciato; ‑ tramutato, giunto in un luogo per tramutazione (v. q. voce) ‑ vedovo: quello maschio o femmina che ha perduto il compagno di sesso diverso. Relat. a l'età e condizione
nidiace: finché è nel nido ‑cacanido: il più piccolo della covata ‑ snidato: già uscito dal nido ramace, ramengo, mudaramo, dicevasi in falconeria degli uccelli presi già fuori del nido ‑ soro e anche di penna sora; di falconi giovini, che non hanno ancora mudato la penna saura ‑ dell'anno, nato nell'anno che corre ‑ fatto:già formato del tutto ‑adulto:nella pienezza ‑ vecchio: nella decadenza delle forze ‑ nudo: ancora spoglio di piuma e penna ‑ con i peli: col primo rivestimento ‑ con la lanugine o peluria, col secondo rivestimento ‑ con i bordoni o brocchi: coi germogli delle penne e dicesi anche broccutocon la piuma: la penna più. corta e molle ‑ con la penna o impennato, già ricoperto di penna ‑ di mezza piuma: con piuma non compiuta, di mezza penna, c. s. e così di molta o poca penna, di penna sora,grossa ‑ di muda che è in muda ed anche di prima, seconda muda, ecc. ‑ mudato, che l'ha passata; se da poco, dicesi fresco di muda ‑ presiccio: preso comunque, non di rilevo né rinnovato ‑ rilevato o di rilevo: allevato fin dal nido ‑ appastato: già usato a mangiare in schiavitù ‑ appanicato: usato al panico ‑ appastonato: usato al pastone ‑rinnovato:nutritoanche per il secondo anno, dopo la stagione della tesa ‑ coi geti, la pastoia, la calza: impastoiato o calzato, come si fa ai rapaci da falconeria ed ora, a quelli da allettamento; ‑ chiusato: posto o tenuto in chiusa ‑ schiusato:tolto da la chiusa ‑ ingabbiato: posto in gabbia ‑ sgabbiato: tolto di gabbia.
Rel. a la stagione o le ore è detto Autunnale, Estivo, Invernale, Primaverile;‑ del bel tempo: se ama il tempo bello e passa in esso o si mostra; e così del freddo, della neve, della pioggia, della tempesta. E dai mesi vien detto agostano, marzolo o marzolino, settembrino. E da l'ore diurno, notturno, crepuscolare.
Rel. ai mezzi di cacciarlo: uccello da calappii: quello che si prende coi calappi ‑ da cane: che si prende od uccide col cane; ‑ da panie o da vischio: che si prende con questi mezzi; ‑ da reti:da prendersi con le reti. ‑ da schioppo: che richiede lo schioppo; ‑ da trappola: che vuol la trappola.
Rel. a l'uso che se ne fa: da allettamento: per attrarre gli altri liberi a le tese con la vista o col canto ‑ da canto: per far il richiamo col fischio o verso; ‑ da gabbia da tenersi in gabbia ‑ da gioco: quasi sinonimo di allettamento; ma è più proprio di certe cacce, in cui l'attrazione a la vista vien curata di più che quella a 1'udito ‑ da preda quellorapace che in falconeria era usato a inseguire e prendere o uccidere gli altri uccelli, a cui si gettava ‑ da spia quel richiamo che col verso avvisa dell'avvicinarsi degli uccelli di passo (v. a Tesa) ‑ da uccelliera: da tenersi nell'uccelliera ‑ da carne: buono per mangiare ‑ da penne: le cui penne hanno un valore ‑ da piuma: prezioso per le piume ‑ da piumino: che ha molto piumino; come certi acquatici anatrini e anserini ‑ di rapina: i rapaci, che anche diconsi di ratto.
Rel. al loro costume:
Uccelli avvisatori: quelli che avvisano gli altri con certi versi sia di pericoli, sia d'altre cose ‑ Cantaioli o Canterini:quelli che cantano in versi ‑ nuotatori:gli acquatici, i quali si muovono nuotando su l'acqua, (Plinius dice «Volucres natantes» (v. Nuotare) ‑ pedinatori o di pedina:quei terragnoli, che oltre volare camminano molto presti ‑ razzolatori: che come le galline raspano il terreno per trovarci becchime ‑ Scafolatori o Scafatori (il primo dà un concetto diminutivo) quelli che come le starne si scavano una buchetta ovale, dove si accovano (v. Scafarsi) ‑schiamazzatori: che schiamazzano, quali il merlo e la sciabica ‑ scorritori: che scorrono come i ralli e certi gallinacei ‑ silenziosi (eanche taciturni): quelli che non fanno versi facilmente udibili o che son creduti tali ‑spolveratori: che sollevano polvere razzolando o starnazzando, ossia battendo le ali per tirarsi addosso la terra calda, e perciò si chiamano starnazzatori ‑ tuffatori: quei nuotatori che si tuffano nell'acqua per cercarsi il cibo o sfuggire a chi li insidii.
Rel. al Nutrimento
baccivori: che mangian coccole o bacche ‑ carnivori: che mangian carne ‑ erbivori: se mangian erbe .‑ fruttivori: se frutti ‑granivori: se granella ed anche altri frutti della terra ‑insettivori: se insetti ‑ onnivori: se molte cose diverse ‑ pescivori: se pesci; ‑ vermivori: se vermi ‑ da miglio: se mangian solo miglio, o principalmente ‑ da panico: se panico ‑ da pasta: se farine intrise ‑da pastone:se paste mescolate con altre sostanze ‑ da bacocci: se solo o specie bacocci. Da notarsi però che i termini in ‑ oro sono più che altro scientifici.
Uscire
(UCCELLI) dicesi degli uccelli acquatici, i quali da terra, dove han passata la notte a pasturare, se ne vanno in mare a l'alba: e anche della beccaccia, che dal bosco esce la sera per la pastura notturna nelle acque o luoghi umidi § Uscir dal guscio: significa così nascere gli uccellini, come pure principiare a muoversi con qualche energia. Dicesi anche Sgusciare.
Uscita
(UCCELLI) il fatto e il tempo dell'uscire. «L'uscita delle anatre è all'alba: quella della beccaccia all'ultimo crepuscolo».
Venire a galla
(UCCELLI) uscir di sotto l'acqua. È proprio dei tuffatori.
Venuta
(UCCELLI) rif. a uccelli vale il tornare tra noi di quelli migratori, ma che nidificano ne' nostri luoghi, e non procedono a settentrione. «Venuta delle rondini, del coculo, delle quaglie». Di quelli che continuano la migrazione verso i paesi più settentrionali, dicesi ripasso.
Vermi
(UCCELLI) gli animali invertebrati che son pasto ricercatissimo di molti uccelli. «I gallinacei son ghiottissimi di vermi».
Verso
(UCCELLI) la voce che in genere fa più spesso un uccello e che serve a distinguerlo col solo udito da tutti gli altri. Es. quasi proverbiale, «Ogni uccello fa il suo verso». § Le varie voci con le quali corrispondono tra loro gli uccelli con intonazioni di diverso significato. Così c'è il Verso di adunata, col quale richiamano i compagni ad abbrancarsi. II verso di allarme, col quale annunziano un pericolo. Il verso di avviso, di cui è un esempio la voce di quelli tra loro, che sono posti come sentinelle avanzate del branco, che pastura (tipico quello delle cornacchie). Il verso di fuga quello delle sentinelle più vicine al branco, al suono del quale tutti prendono il volo. ‑ Il verso di invito, suono dolce, quasi affettuoso, col quale gli uccelli, che godono una buona pastura, invitano gli altri, che passano, a venire a goderne. Il pio che fan le lodole per richiamare le compagne in volo n'è un esempio vivo per la soavità espressiva del suono. ‑ Il verso di richiamo: la voce con cui richiamano altri. Il verso di sordina; quello con cui avvisano della presenza di un uccello di rapina, e che forse suona quale avviso a nascondersi. Dicesi anche Segno del rapace. Il Verso dunque non è propriamente i1 canto nonostante che anche i dizionari più autorevoli li facciano sinonimi. II Tommaseo (N. 10 a questa voce) dice «Verso, il canto, il gorgheggiare degli uccelli» ma la Crusca a Canto e Cantare definisce «Modulare, la voce che fanno gli uccelli». Ed è giusto, e se ne deve tener conto, tanto più che in questa materia delle voci degli animali la nostra lingua è non solo povera, ma incertissima. Il Pananti maestro degli uccellinai, notando certo la discordanza di opinioni, avvisava che si dice Cantare in versi degli uccelli, i quali modulano musicalmente la voce gorgheggiando, trillando, facendo le volate. E tutti questi ultimi vanno sotto la denominazione di Versi d'amore. Ma nelle frasi «Verso» sostituisce «Canto», § Tirare il verso: allungarlo compiendolo nella sua forma naturale. § Stroncare il verso: non condurlo a fine. E così pure Compiere e Rifilare il verso, il quale indica modularlo in tutta la sua estensione musicale. Nota. Di certi uccelli il nome è stato desunto dal loro verso; poi si è dimenticata questa derivazione onomatopeica, e anche il verbo originale, da cui il verso era significato è andato in disuso. Così è di coculare, far il verso del coculo: così di cuccumeggiare o cuccoveggiare, far il verso della civetta, (e d'altri) la quale fa «cuccomeo, cuccomeo».
Virare
(UCCELLI) volgersi sul fianco con prestezza, quando si è in volo. ‑ È voce marinaresca, ma necessaria a dar l'immagine anche del volo; ed ha pure il nome Virazione.L'uccello, come descrive Leonardo, fa questo movimento nell'aria. Ecco le sue parole: «Se l'uccello vorrà voltarsi con prestezza in su l'un de' sua lati, e seguitare il suo circular movimento, esso batterà due volte 1'alie su quello lato, remando 1'alia indirieto, stante (tenendo) 1'opposita alia ferma, over con una sola battitura contro a due della opposita alia».
Vola
(UCCELLI) (v. a Volo).
Vola
(UCCELLI) è voce latina, la quale denomina quella concavità interna dell'ala, da cui credesi venga trattenuta a ogni battuta di ali la quantità d'aria, che aiuta il volo. Questa concavità vien formata da le penne remiganti, il fusto delle quali è leggermente curvo in basso. Credo che in italiano non ci sia denominazione corrispondente.
Volare
(UCCELLI) il reggersi e moversi in aria, che fanno gli uccelli con le ali e la coda; § ‑ a distesa o a dritto:in linea retta e a la stessa altezza; § ‑ a gioco:per godimento per sgranchirsi, per prendere aria (v. Sciorare); § ‑ di buttata:col voloche serve per buttarsi o posarsi; (in latino ad insidendum Fed.); dicesi anche Venire o Andate di buttata ‑ sotto vento: col vento contrario; § ‑ sopra vento:col vento favorevole. Nota. Gli altri modi formati con questo verbo si trovano sotto a la voce Volo, essendo buona parte di essi comuni al nome e al verbo.
Volata
(UCCELLI) progressione di note fatta con  somma velocità. (Tomm.).
Volata
tutta la durata di un volo, e fors'anche il modo di essa. § Volata di Rigiro:quella fatta dagli uccelli per prender vento a buttarsi. § In falconeria dicevasi per Inseguimento a volo del falcone dietro a un uccello.
Volatore
(UCCELLI) che vola o che ha grande facoltà di volare. «Il rondone è forse il più forte dei nostri volatori».
Volatura
(UCCELLI) in falconeria dicevasi «Dar volatura ai falconi» principiar a scioglierli dietro gli uccelli. In latino è sinonimo di Volo. Ma in italiano oltre il significato storico falconiero potrebbe, credo aver quello indicante il modo di volare.
Volettare
(UCCELLI) fare piccoli o deboli voli.
Volo
(UCCELLI) La facoltà che hanno gli uccelli in genere di reggersi e moversi nell'aria per mezzo delle ali e della coda. § Volo alto:quello a grande altezza e proprio solo di certi uccelli. § Uccelli d'alto volo (v. Uccello).§ Falconi d'alto volo (vedi Falconi). § Volo basso:quello degli uccelli che volano sempre non molto lontano da terra e da l'acqua come i gállinacei, le quaglie, i galli, i ralli e simili. § Volo coperto: quello durante il quale l'uccello riman nascosto al cacciatore dietro qualche ostacolo. § Volo disordinato:di compagnia ma senz'ordinanza. Sono disordinati: il Branco, il Brancone, il Pallone; lo Stormo,la Brigata, [la Famiglia, la Covata, la Chiocciata] (v. queste parole). § Volo disteso: quello piano a la lunga (ossia quando debbono percorrere viaggi lunghi). (v. anche Stendere il volo). § Volo fugato: fatto con grande impeto. § Volo imbroccato: quello che fa un uccello tenendosi quanto più può dietro le frasche o le brocche, molte volte per istinto di difesa. § Volo leggero: fatto senza fatica, quasicché l'uccello fosse corpo più leggero dell'aria. Es. «Difficile il tiro agli uccelli di volo leggero». § Volo medio: degli uccelli che volano o possono volare anche a una certa altezza. Tali sono i colombacci, i beccaccini, i pivieri, le lodole, le anatre, le tortore i tordi ecc. § Volo muto: quello fatto senza rumore. «L'uccello notturno ha in genere volo muto». § Volo ordinato: quello di compagnia, fatto dagli uccelli in certe ordinanze, quali le Punte a triangolo; le Righe l'uno di fianco a l'altro; le Corone, in semicerchio più o meno aperto; la Coppia, l'uno affiancato a l'altro. § Volo Pesante: che apparisce fatto con fatica. § Volo piano: fatto dagli uccelli con regolarità e ritmo, mantenendosi sempre o quasi a la stessa altezza. § Volo radente: che rasenta un corpo «Radente terra, l'acqua». § Volo scoperto: quello dell'uccello che vola senza che nessun ostacolo lo tolga a la mira del cacciatore. § Volo solitario: di un uccello solo. § Volo strusciante: è detto per strisciante (v. Struscio). § Volo ad appollaiarsi: Quello che fanno la sera per portarsi a l'albergo. § Volo a campanile: è il borrire che fanno verticalmente certi uccelli frullandosi dinanzi al cacciatore, con un moto del corpo, che Leonardo definisce a vite. «Le anatre, la beccaccia e le starne s'alzano spesso a campanile». Si dice anche «Fare un campanile». § Volo a colonna: sinonimo di A campanile. § Volo a dritto: quello in linea retta, che anche dicesi A distesa o Disteso. § Volo a onda: quello di certi uccelli i quali avanzano con colpi d'ala, che ora li inalzano ed ora li abbassano un pochetto. «I fringuelli volano a onde». Volo a Rote: fatta roteando sia per salire come per scendere (v. di salita o ascesa). † Volo a Squilli: si diceva del volo impetuoso col quale certi uccelli si gettavano ora da una parte ora dall'altra. È dunque voce antiquata: ma purtroppo non ce n'è altra che possa sostituirla. Veniva dal verbo Squillare nel senso di scagliarsi, o fors'anche in quello di Soffiar forte come fa il vento. Volo di Borrita (e più comunemente Borrita, solo) è il volo di timore col quale, specie gli uccelli terragnoli e quelli di ripa, cercano di sfuggire al cacciatore con la maggior velocità, di cui sono capaci, e tutte le altre difese di volature irregolari fornite loro dalla natura (v. Aborrita gen.). Volo di buttata: quello che fanno gli uccelli quando calano per buttarsi a una pastura o a una tesa (vedi Buttata a Tese). Per il solito piegano le ali molto in basso facendo, come anche dicesi, Coppo. Federico lo Svevo lo chiama ad insidendum. Volo di compagnia: quello fatto da più uccelli insieme. Volo di Migrazione: quello che, a ritmo uguale e a non spesse battute d'ali, fanno gli uccelli tenendosi alti nell'aria e procedendo dritti, quando debbono percorrere grandi spazii senza posarsi. Chiamasi anche Volo di Viaggio e Volo disteso; il qual modo ultimo si spiega col significato di Volo dritto a una meta lontana. Cfr. A distesa che significa drittamente. Volo (e Volata) di Rigiro: quello con cui gli uccelli prendono vento a buttarsi. Cfr. Far le passate. Volo di Riposo: è volo proprio dei rapaci; i quali, dopo aver faticato invano a inseguire e assaltare un altro uccello, si riposano dell'affanno pianando e tesando. Volo di Salita o Ascesa o Ascensione: quello con cui gli uccelli si alzano nell'aria verticalmente o quasi. I rapaci s'alzano battendo spesso le ali, poi roteano ad ali aperte e ferme per riposarsi della fatica d'averle troppo battute. Le anatre salgono a campanile frullandosi a vite. Volo di Scappata: quello degli uccelli arborei, che con tutta velocità fuggono dalle piante per sottrarsi a chi gli si avvicina. Volo di Sfondata: quello che fanno gli uccelli ne' boschi scappando bassi tra gl'intrichi delle piante, come volessero sfondarli. Volo di Struscio: quello che rasenta il terreno, poi si rialza alquanto, e ancora si riabbassa a strusciarci sopra. § Si usa anche per volo rasente il suolo. § Reggere il volo: poter durare a lungo a volare. § Stendere il volo: principiare a volare regolarmente, dopo aver fatto voli non di viaggio, quali l'aborrita, lo schizzo, il frullo, la scappata, la caduta. § Tempi del volo: le varie forme con che esso vien fatto da gli uccelli, secondo i bisogni o i sentimenti, dai quali è mosso volando. ‑ Tali sono i segnati al paragrafo precedente. II ‑ L'azione e il fatto del volare. III ‑ Unione di uccelli che volino insieme. «Bei voli di pavoncelle e pivieri lungo le spiagge marine».
Zinzilulare
(UCCELLI) dicesi in Toscana di un verso delle rondini. (v. Pispissare).
Zirlare
(UCCELLI) è il verso del tordo. (v. Zirlo). I vocabolari danno Trutilare, ma è un latinismo di cui non c'è alcun bisogno; e sarebbe ridicolo oggi usarlo nella lingua di caccia.
Zirlo
(UCCELLI) la voce che fa il tordo, quando non canta in versi, non schiamazza per spavento, e non fa il garrito di cattura. Da notarsi: la femmina fa uno zirlo solo, il maschio ne fa due di seguito, ossia 1'addoppia. § Il zirlo, Un zirlo: quel tordo di gabbia, che fa sola questo verso, e si tiene per richiamo. § Si dice Zirlo e Zirlare anche del verso della tordina (v. Ciuire).

 


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