Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Glossario della lingua italiana di caccia - Voci sulla caccia in VALLE

 

Acquitrino
(VALLE)   spazio di terreno in cui pullula lenta l'acqua e ci si mantiene. § Uccelli da acquitrino, quelli che stanno per solito negli acquitrini.
Affossato
(VALLE)   detto di terreno e anche di padule vale che è guasto da molte affossature, o dove sono state fatte molte fosse. Da affossare.
Aggallato
(VALLE)   lo strato più o meno denso di erbe morte e legni secchi, di terra ed erbe vive, che si forma e galleggia su certe acque palustri. È sinonimo di cuoca. Il Palma cita anche il termine Terreno sfondante.Come dice il nome, vale: terreno apparente che sta a galla.
A guazzo
(VALLE)   md. avverbiale (v. Guazzo).
Aiuola
(VALLE)   (v. Risaia).
Anatre da richiamo
(VALLE)   quelle che poste nella tesa richiamano le libere facendo il loro verso ossia anatrando.Si chiamano assolutamente Richiamo;e siccome sono per lo più incroci da anatre selvatiche si dicono in questo caso anatre germanate.
Ancorare
(VALLE)   v. Fermare al fondo di acque sia con, pesi, sia agganciando con funi o catene arnesi di caccia. Si ancorano le botti e le stampe (v. Palude).
Ancoraggio
(VALLE)   l'azione e il fatto di fermar con pesi o agganciamento al fondo delle acque, su cui si caccia arnesi che debbano galleggiare a la superficie. § Ancoraggio della botte se deve galleggiare in acque alte. § ‑ del posatoio: su cui devono riposarsi e asciugarsi le anatre da richiamo. § ‑ delle stampe: che debbono non essere trasportate dal vento. § Pesi di ancoraggio: gli oggetti pesanti i quali, posati al fondo dell'acqua, trattengono ferme a la superficie le cose sunominate.
Argine
(VALLE)   rialto di materiale fatto per impedire a le acque di uscire dal loro alveo o di inondare luoghi adiacenti. § Anche per servir di passaggio. Gli «argini» della risaia si chiamano pure Arginelli perché sono bassi e stretti.
Balletto Fare il balletto
(VALLE)  (v. a Volo).
Barbotta
(VALLE)   nel sign. storico era una nave veneziana tutta coperta di cuoio per combatterci al sicuro. Nel basso latino Naves barbutatae (Crusca). Nell'uso venatico sign. la barchetta da spingarda, nella quale il tiratore rimane sdraiato e perciò nascosto, e il conducente è coperto da qualcosa, che lo tolga alla vista degli uccelli, ai quali deve accostarsi a tiro con la barca.
Barchino
(VALLE)   la piccola barchetta a fondo piatto, stretta e lunga tanto da contenere un cacciatore e uno spingitore, con la quale si caccia a giro nelle paludi e valli. § Mandare, pingere, spingere il barchino: farlo navigare col mezzo di una lunga stanga, un po' forcuta in cima, la quale vien puntata contro gli argini e il fondo della palude, e si chiama forcino. § Barchino da accostare uccelli: il barchino piccolissimo, detto anche Guscio, sul quale il solo cacciatore, remando col Remetto,e acquattato in fondo al guscio, cerca di aggattonare gli uccelli. § Catena, Chiave, Lucchetto del barchino:questi istrumenti di cui sempre dev'essere fornito il barchino per assicurarlo quando si voglia lasciarlo. § Barchino per il ghiaccio: quello rivestito a prua e sotto di una lamina metallica il quale serve appunto per correre le paludi gelate. § Sommergere il barchino,nasconderlo sott'acqua, perché non serva da spauracchio agli uccelli richiamati. Si sommerge in due modi: semplicemente immergendolo, dove il fondo è basso, e l'acqua basta appena a coprirlo; per mezzo di una piccola costruzione di pali con traverse, che riman tutta sott'acqua, tranne le punte di due dei quattro pali, entro i quali il barchino riman fermo, nelle acque più alte. Questa costruzione nel Veneto vien chiamata Capriata,che forse corrisponde a l'italiano Caprata.L'una e l'altra immersione si fanno presso la botte o altro appostamento palustre.
Barena
(VALLE)   termine delle Valli venete e padane che significa  emergenza palustre (forse da una forma bar, che in romagnolo significa appunto rialto e arena.Ètermine veneto emiliano.
Bassa
(VALLE)   luogo basso rispetto a le acque. È accolto dal Tomm. con un esempio del Targioni. Rag. Valdich.
Bassofondo
(VALLE)   quel tratto in cui le acque hanno poca altezza.
Biodo (Syrpus lacustris)
(VALLE)  Specie di giunco con gli steli che in cima terminano a ciuffetti. Non è segnato da la Crusca e dal Tommaseo.
Botte
(VALLE)   vaso simile appunto a una botte aperta nella parte superiore, o a un piccolo tino, che vien interrato nella parte inferiore nei fondi bassi delle paludi e delle valli, o ancorato in quelli d'acque alte, a servir da capanno scoperto nella caccia ai palmipedi. § Caccia della botte: quella fatta in tale appostamento. (v. Tina).
Buca
(VALLE)   scavo naturale o fatto nel suolo palustre. «Paludaccia tutta a buche». § Buche delle bufale:quelle fatte da le bufale per guazzarci dentro.
Campi
(VALLE)   nel linguaggio delle valli comacchiesi e venete significa Gli scompartimenti fatti col mezzo degli argini.
Canale
(VALLE)   «Nelle lagune venete chiamansi canali quelle parti delle lagune stesse, che possono esser percorse da imbarcazioni» (Porro, Term. Geogr.).
Canna
(VALLE)   la maggiore delle piante di questo genere che nasce e vegeta nei bassifondi palustri. Si noti che anche, specie per le piante palustri, il nome plurale vien usato a significare il luogo dov'esse sono. Dicesi «Certi uccelli stanno nelle canne, altri ne' giunchi, altri nelle paglie» e vale «ne' canneti, nelle giuncaie, nei paglieti».
Cannella
(VALLE)   Canna palustre mezzana. Targ. Tozz. V. 2, 125 «Nella Riforma del 1632 si ordina che in ciaschedun anno si visiti e netti Fiume morto e le Bocche di Stagno dalle cannelle (cosi canne palustri) che impediscono lo sfogo in mare». § Si prende anche per il nome del luogo ove sorgono le cannelle; come si dice «I giunchi, per le giuncaie; le gerbe, per i gerbai ecc.».
Cannèggiole
(VALLE)   le canne più minute della palude e delle valli e anche il luogo dove esse sono. È voce toscana, che denomina quella cannuccia, del cui fiore si fanno le spazzole di padule.
Cannuccia
(VALLE)   la minore delle canne palustri (Tomm. Crusca). Es. classici. Dante; «Tra le cannucce e il brago».
Capannuccio
(VALLE)   l'appostamento palustre, che si fa sul barchino nascondendolo ai lati tra erbe alte o canne. ‑ Il barchino sostituisce la botte, e serve per porre il gioco, per accedere al posto e andarsene. § Chiamasi Capannuccio anche il nascondiglio di canne o erbe posto dietro la botte o tina, dove appunto si nasconde il barchino negli appostamenti, quando non si voglia o possa sommergerlo, come si fa nella capriata veneta.
Castaldella
(VALLE)   era una barchetta antica veloce. Ora vien denominata da alcuni quella spingardiera, ossia quella in cui si caccia con la spingarda. ‑ Il motoscafo purtroppo ha anche perfezionato cotesto mezzo insidioso e distruttore. E si dolgono che la selvaggina vien meno!
Cavriaga
(VALLE)   è parola veneta dei valligiani, la quale indica un congegno di alcuni pali conficcati nel fondo delle valli e rafforzati da altri pali, che li uniscono a traverso, a lo scopo di raccomandarvi le corde de' vivai pieni di anguille. § In significato venatico cavriaga è il congegno suddetto, costruito tutto sott'acqua, e sporgente appena con la punta dei due pali principali, in mezzo a cui il cacciatore, che va solo in botte, sommerge il barchino per nasconderlo a la vista degli uccelli.
Cestino delle anatre
(VALLE)   quello in cui si pongono le anatre da richiamo per trasportarle.
Cèsto
(VALLE)   vo. locale toscana il capanno scoperto per la caccia a le anatre in palude, il qual viene dissimulato da un'abbondante vegetazione di piante palustri che lo attorniano. È dunque la stessa cosa della Botte e della Tina, imbarenate,come le chiamano i settentrionali. § Cesto della botte:la vegetazione di cui è circondata la botte. Questa voce trova la sua ragion d'essere nel concetto del verbo «accestire» il qual dice il germogliare delle piante intorno a uno stelo o un tronco.
Chiaro
(VALLE)   [term. pal.], la parte di una palude o valle o lago, che non è ingombra da canneti o piante acquatiche o sedimenti, dove per conseguenza l'acqua apparisce chiara e libera (Tomm. Crus.). Si usano anche Chiarone e Chiaretto.Targ. Viag. 1, 304 «Il lago di Bientina è diviso in due porzioni; cioè nel chiaro e nel padule. Il chiaro ch'è nel mezzo, deve propriamente dirsi lago».
Ciabattare
(VALLE)   è la voce dialettale toscana e figurata con che si vorrebbe significare lo sciabordio, che fanno certi uccelli palustri movendosi nell'acqua, La voce propria e non figurata sarebbe Sciabordare la quale dà anche il verbale Sciabordio.
Credere
(VALLE)   il lasciarsi attrarre degli uccelli di passo, o ai quali si tende, calandosi nelle tese o avvicinandosi a tiro utile. Va notato che in certe cacce, specie in quelle di palude e di prato fatte con lo schioppo, i segni del credere dati dagli uccelli sono importantissimi per regolare il tiro. Questi segni sono il «Fare ala o Dare l'ala»,ossia il cambiare il volo a la lunga, con un, piccolo atto, in quello a volersi calare. (v. a Volo). Secondo il Prender vento per essere in grado di posarsi. Terzo Far le passate per esplorare il terreno, e riconoscere se c'è insidia o pastura. Quarto Far coppo,ossia calar le ali in giù del tutto in modo da formare un coppo. Ma dopo aver fatto le passate gli uccelli possono anche riprendere il volo per andarsene. Gli acquatici poi si posano facendo il balletto. (v. q. vo). (v. Gioco).
Cuora
(VALLE)   [e forse meno bene Quora] quello strato di terreno apparentemente solido, ma sfondante come il ghiaccio, e insidiosissimo, il quale può formarsi su l'acque palustri, e rimaner a galla per l'intreccio di piante, secche, da cui è retto, e delle radici del1'erbe, che gli nascon sopra. ‑Etim. forse da corium,quasi cuoio dell'acque. V. Thes. transl. Superfecies vel crusta rerum. ‑Sinon. suo è aggallato,ma forse in senso più generico. Il Targ. Rag. Vald. 1, 66 «Le isole nuotanti, o cuore o aggallati e pattumi, sono in gran copia nel lago di Bientina». E il Palma ha «Terra sfondante» Petr.
Dosso e Dossi
(VALLE)   i fondi meno bassi delle valli che emergono quasi sempre da l'acque, tranne quando esse raggiungono le crescenze maggiori. Anche Ridossi.
Falasco
(VALLE)   comunemente canna, cannuccia, cannella.Genere Arundo.
Ficcatoio e Ficcatoia
(VALLE)   terreno soffice instabile e acquitrinoso, dove uno ficcando il piede affonda e resta impantanato (Crusca. E cosi il Tomm., Fanf., Gher.). Targ. Viag. 1, 190: «I passeggeri vi rimangono impantanati e fitti e con difficoltà grandissima ne possono trar fuori le gambe. Tali luoghi diconsi dai paesani ficcatoi o pollini o ribolliti». E il Lastri, Agr. 1, 101 «Non è qui mia intenzione parlar di quelle terre frigide, naturali, che sotto diversi nomi di lazze, gemitivi, acquitrini, pollini, ficcatoie e simili si trovano in poggio e in piano».
Fondo
(VALLE)   parlandosi di paludi o valli o altre acque: Il terreno sul quale esse stanno o scorrono. Quello che non è sassoso, può essere: arenoso, bellettoso, erboso, insidioso, limaccioso, (nobile, molle, motoso, pantanoso, sicuro, sodo, variabile.
Fondale
(VALLE)   voce non accettata dai vocabolari, a la quale si dà il significato di Luogo d'acque profonde. Di qui § Uccelli da fondale:quelli che cercano le acque profonde.
Forcino
(VALLE)   la pertica robusta, e un po' forcuta in cima (donde il nome) con la quale si pinge e conduce il barchino da cacciare nelle paludi. § Puntare il forcino è l'atto che fa il barcaiolo palustre puntando appunto la cima del forcino contro le sponde per staccarsene, o il fondo per far procedere il barchino.
Gerbaio
(VALLE)   parte delle paludi dove nascon le gerbe (sala palustre Carex stricta).Savi Ornitol. 2, 357: «Girando per le giuncaie o per li gerbai, spesso accade di far levare di questi uccelli». § Uccelli di gerbaio: quelliche vivono ne' gerbai.
Ghiaccio
(VALLE)   l'acqua resa solida per l'azione del gelo, ossia della temperatura inferiore a zero gradi. «Barchino da ghiaccio». «Tiro sul ghiaccio». (v. a q. Voci),
Giuncaia
(VALLE)   luogo pieno di piante di giunchi. Anche Giuncheto e Giunchi,usando, come al solito, il nome del vegetale per il luogo, che n'è rivestito.
Golena
(VALLE)   la parte dell'alveo in secco, che rimane tra l'argine e l'acqua.
Guazzo
(VALLE)   stagno, acqua stagnante § Luogo paludoso (Crusca). § Usasi anche per Laghetto,ossia stagno artificiale per cacciare uccelli palustri. § A Guazzo: md. avv. Entrar nell'acqua e camminarci senza stivaloni da acqua. § Andare a guazzo (in palude), cacciare entrando nell'acqua senza stivaloni, ossia solo con le scarpe o senza.
Guscio
(VALLE)   il barchino più piccolo per cacciare in palude. Serve per il solo cacciatore, che lo manda col Remetto,ossiaremo a manico cortissimo. E serve pure per aggattonare gli uccelli (v. Aggattonare) e perciò vien chiamato anche Barchino da aggattonare. Ma è questo un modo figurato.
Imboschimento del padule
(VALLE)   la vegetazione soverchia di piante che ricopre le paludi e i paduli.
Interrare
(VALLE)   riferito a Botte significa conficcarla in terra lasciandone la bocca alquanto sopra al livello dell'acqua. «Botte interrata». Savi. ‑ Alcuni chiamano Botte solo la galleggiante e Tina l'interrata; ma è certo un arbitrio o un errore come lo dimostra l'autorità del Savi succitato. Bòtte e Tina sono pretti sinonimi. Tina è però locale.
Isola nuotante [la Crusca] e natante
(VALLE)   il terreno  soffice, instabile, che nei laghi e stagni è prodotto dall'intralciamento della piante palustri; e che da sovrabbondanza d'acqua levato a galla, forma come delle isolette: Aggallato. Torr. Scritt. var. 137: «Quanto alle melme, ovvero isole natanti della Chiana, mi sono apparse piazze molto spaziose di roba, che sebbene galleggia, nondimeno è interrata e constipata insieme di maniera tale, che germoglia a guisa di prateria e campagna soda». E Targ. Viag. 5, 241 «Nel lago di Fucecchio e in quello di Bientina, le barbe degli ontani, salci, canne, ciperoidi, giunchi... intrecciandosi insieme, e rintasate da pattumi e deposizioni di torbe ed altri sudiciumi, costituiscono certe masse vaste, resistenti e galleggianti, che si chiamano isole natanti». Perché sono portate qua e là dai venti.
Lama
(VALLE)   depressione stretta fra le dune littoranee sien queste boschive o no, dove si raccoglie e stagna l'acqua. § Lama a fondo sodo.§ Lama a fondo paludoso.Nelle prime può esserci vegetazione arborea, e son luoghi da beccacce; nelle seconde vegetazione palustre, e perciò ci si trovano uccelli palustri e di ripa. A Pisa «Lame interne (a fondo sodo). Lame di fuori (a fondo paludoso).
Lasco
(VALLE)   «nome che si dà nella Maremma a uno spazio di terreno depositato da' fiumiciattoli nelle parti più basse e pianeggianti de' boschi, dove ristagna dell'acqua, e nasce naturalmente della macchia». (Crusca). Manca al Tomm. il qual dà solo l'aggettivo nel senso di vile, pigro, poltrone. Si trova: vento lasco: debole. Ma è voce incertissima, che varia significato da luogo a luogo.
Lazza
(VALLE)   terreno acquitrinoso ed instabile per filtrazione d'acque (Crusca). E lo pone quale sinonimo di lassa «Quindiè che «Lassa» vale talvolta anche terreno acquitrinoso ed instabile». Ma in tal significato non lo registra! È dunque da notarsi che malgrado i sei vocaboli i quali genericamente indicherebbero questi terreni palustri, che posson cedere sotto i piedi ai passanti, la lingua non ha ancora determinato quale di essi sia il proprio per indicare il punto e il fatto del cedimento, il quale è pur tanto pericoloso.
Legame
(VALLE)   il cappio con cui si legano nella tesa della botte le anatre da gioco.
Melma
(VALLE)   posatura dell'acqua torbida nel fondo dei fiumi, stagni, laghi e simili. Not. Malmantile 2, 551 «Melma è quella terra che è nel fondo de' fiumi, fossi, laghi e paludi, ridotta liquida, che la diciamo anche belletta per Melmetta.E c'è anche Melmone e Mellettone.
Motriglia
(VALLE)   mota liquida e sottile. § Fanghiglia,
Padùle
(VALLE)   [il]. È voce toscana, e significa una palude non troppo estesa e di acque non molta profonde. «Il padùle di Bientina». «Padule asciutto, erboso, imboschito, libero d'erbe, paglioso, pantanoso, pulito, sporco, agevole, difficile, faticoso a cacciarsi».
Paglie
(VALLE)   parlandosi di erbe palustri vale sala (Tomm.). E notisi che anche questa voce prende il significato toponomastico, ossia si usa a indicare non solo l'erba, ma il luogo che n'è coperto «Nelle paglie». A Roma, come in Romagna, chiamano la sala o gerba  «paglia» e ne fanno gli accrescitivi e i diminutivi Pagliette, Pagliettine, Paglioni. Usasi solo al Al sing. Paglieto.
Paglieto
(VALLE)   luogo poco profondo ne' laghi e nelle paludi dove crescono molte paglie, coperto di cannucce. (Tomm.) Es. Classici. Sinonimo di «Paglie».
Palude
(VALLE)   grande spazio d'acque che per la bassura del suolo o altro non scolano. È il caratteristico territorio di gran parte delle coste marine dell'Italia piana. Le nostre paludi però prendono nomi differenti secondo i territori in cui si trovano: Laguna Veneta, Valli di Comacchio e di Ravenna; Maremma, da sinistra dell'Arno al Tevere; Paludi Pontine da Anzio a Terracina; Paludi del Volturno, del Garigliano, della Puglia, del Jonio.
Pantano
(VALLE)   quel luogo di palude dove l'acqua non copre la terra che qua e là, ma dove persiste un pantano profondo dapertutto oltre un palmo. Nel Lazio anche Pantanella dim. anche al Pantanelle di Maccarese (quondam!).
Paronda
(VALLE)   la difesa che, in forma di piccolo argine, si fa a la botte o a la tina usate in palude o in valle, per ripararla da le onde, che potrebbero traboccarci dentro.
Pilassa
(VALLE)   (e Pialassa) quel tratto della palude dove convergono le acque sieno del sottosuolo o delle vene. Forse dal basso latino «Pilasca» che significa Otre o inghiottitoio; «Pialassa» è la forma veneta, la qual pare confermare il concetto suaccennato «luogo che piglia e lascia» l'acqua. Da notarsi che questa parola è del gruppo Lazza, Lassa, Lasco le quali insieme con Cuora, Aggallato, Pollino Terreno sfondante indicanoquei luoghi palustri, dove il terreno non regge. Non ostante però tutte coteste voci sinonime, i dizionari continuano a non definirne una decisamente. E meno ancora ci dicono come noi dobbiamo denominare (il punto di questi maledettissimi terreni, solidi in apparenza, nel quale si aprono a 1'improvviso inghiottendo chi ha la disgrazia di capitarci sopra. Il Du Cange dà «Pilasca: Uter, vaso da vino coperto di cuoio col pelo; e vien derivato da pelo. Infatti l'aggallato riveste la superficie dell'acqua di erba (feltro) in modo, che apparisce un prato. Ed anche Cuora è fatto derivare da Corium nel significato di Crusta rerum, crosta di erbe, alberi e altre cose (Thes).
Piscina
(VALLE)   ricettacolo d'acqua persistente, perché alimentato da polle sotterranee, ma può essere anche piccolo assai.
Pollino
(VALLE)   isola natante (Tommaseo). Targ. Tozz. Rag. Vald. 1, 115  «Le pestifere esalazioni procedenti dai paglieti e dai pollini del padule tutto». § Terreno paludoso,dal quale i passeggeri difficilmente possono cavar fuori i piedi.
Posatoio
(VALLE)   la gruccia o quel disco a forma di ciambella, che si pone a galleggiare presso le anatre da richiamo, perché a quando a quando possano salirci su a crogiolarsi al sole.
Posto
(VALLE)   nella terminologia palustre vale L'appostamento sia a prezzo, sia padronale, che un cacciatore ha per esercitarvi la caccia. «Pago quel posto oltre mille lire l'anno».
Pozza e Pozzanghera
(VALLE)   acqua temporanea raccolta in qualche bassura di terreno. La pozza può essere limpida; ma pozzanghera indica acqua motosa o sporca.
Prateria palustre
(VALLE)   quei prati in cui stagnano acque in molta parte dell'anno. Targ. Tozz. 1, 287 (Tomm.). «Dove ora è un gran podere... erano già molte prateria palustri e giuncaie». Es. «Pivieri e pavoncelle amano le vaste praterie palustri».
Presa
(VALLE)   palo piantato a la riva per fermare la barca, o il barchino.
Putera
(VALLE)   erba palustre di cui si nutrono gli uccelli tuffatori. Chara vulgaris foetida.
Remetto
(VALLE)   remo con manico cortissimo, usato ne' barchini da palude e ne' gusci,entro cui i cacciatori, acquattati, cercano di accostare gli uccelli senza farsi vedere. Perciò remano tenendo solo un braccio fuori, col quale agitano cautamente la pala come una mestola.
Rialto
(VALLE)   emergenza di terreno in mezzo alla corrente de' fiumi e anche delle paludi. «Barena» che n'è sinonimo, parrebbe più proprio delle valli emiliane e venete.
Ripa
(VALLE)   la caduta quasi o più che perpendicolare di un terreno elevato su un'acqua.
Sala
(VALLE)   (Carex stricta) detta anche paglia e più paglie. Targ. Ar. Vald. 1, 250: «Proibisce a tutte la barche di andare a far strame, biodi, cannucce, sala ed ontani in padule».
Sciabordare
(VALLE)   sinonimo di Sciaguattare.
Sciaguattare
(VALLE)   cosi chiamasi il rumore che fanno anche gli uccelli palustri movendosi nell'acqua tanto da agitarla.
Specchio
(VALLE)   tratto d'acqua' palustre, più o meno grande, libero da la vegetazione alta, da cui è contornato. § Specchio d'acqua: qualunque acqua che apparisca senza vegetazione anche fuori della palude. «Es. Specchi d'acqua nella pineta». E questi sono le lame, che fan cosi bel vedere in mezzo. ai boschi dei quali rispecchiano i mirabili intrecci nella loro immota tranquillità.
Stagno
(VALLE)   ricettacolo d'acqua che si ferma o muore in qualche luogo (Tomm.). Leonardo da V. I,1: «Stagni sono luoghi ovvero ricetti d'acque scolatizze o piovane, che, per essere li loro fondi stagni e densi, la terra non può bere né asciugare tali acque».
Stampe
(VALLE)   gli uccelli finti, impagliati o comunque figurati che si pongono sul terreno o su l'acqua presso la tesa per allettamento. § ‑ sul cavicchio: quelle palustri infisse su aste, asticelle che a lor volta sono infisse nel fondo sodo. § ‑ galleggianti: quelle di materia galleggiante tenute ferme su l'acqua per mezzo di un peso calato al fondo a cui sono legate, ossia ancorate. Onde Pesi d'ancoraggio.
Stivalare
(VALLE)   andar a caccia in palude girando con gli stivaloni o i calzettoni di tessuto gommato o qualunque altra calzatura da cui sieno tenute asciutte le gambe. Suo contrario è Andare a guazzo.
Tela alle folaghe
(VALLE)   la caccia di compagnia, che si fa da molti cacciatori nei barchini accerchiando a poco a poco questi uccelli nelle paludi, e sparandogli contro quando volano a uscire dall'accerchiamento. § Stringere la tela: il progredire concentricamente dei barchini verso il punto dove si vengon radunando le folaghe. § Stretta: il momento nel quale i barchini si sono avvicinati a cerchio più stretto. Anche il fatto.
Terreno sfondante
(VALLE)   (vedi Cuora).
Tifa
(VALLE)   (Typha) è la volgare sala o mazzasorda.‑ Sene distinguono due specie: latifolia e angustifolia che servono a impagliar sedie, rivestir fiaschi e intesser stuoie. ‑ Il nome mazzasorda spetta però solo a la spiga.
Tina e anche Tinella
(VALLE)   il capanno scoperto interrato e imbarenato, oppure ancorato, che, come la Botte, serve per la caccia a le anatre in palude e nelle valli. È la stessa cosa che botte, e non ne differisce che per la forma di tino e non di botte che ha; forma che, per avere la parte inferiore più larga, torna più comoda al cacciatore.
Tiro sul ghiaccio
(VALLE)   se è fatto sopra una superficie piana e liscia, aumenta la distanza utile del tiro solito, perché i pallini, strisciando o schizzando sul ghiaccio, conservano forza oltre la portata solita.
Valle e Valli
(VALLE)   denom. geogr. delle paludi vastissime e di molto fondale, che occupano la parte bassa della costa romagnola, ferrarese e veneta. Il Tommaseo cita due esempi classici. La parola è ormai entrata nell'uso, e designa appunto geograficamente e venaticamente il territorio suddetto, il quale è, sì, palude, ma anche qualcosa di più per profondità ed estensione (v. a Palude). Quanto poi a l'italianità certissima della parola si noti che anche per Dante «valle» significò «un profondo incavo del suolo, qual'è quello che, sotto il livello delle terre emerse, riempiono le acque del mare» . (Flamini). «Valle bianca. Valle da canna» inlatino Vallis cannosa,quella che produce canna, o dove e canna.
Vallivo
(VALLE)   quanto pertiene a le valli, ossia a le paludi molto profonde della costa emiliana e veneta. «Clima vallivo. Usanza valliva».
Vena
(VALLE)   corrente d'acqua sotterranea o dissimulata da l'aggallato o anche affiorante appena al suolo, che trovasi in molte paludi, ed è molto pericolosa agli inesperti, ingannandoli con 1'erbe, da cui rimane nascosta.
Visibilità
(VALLE)   relativamente a la caccia palustre e di valle (specie a quella in botte) è il modo col quale l'occhio umano vede le cose differentemente su l'acqua, che su terra, per 1'inganno visuale delle luci e dei riflessi e per le false apparenze delle distanze. «La visibilità su l'acqua spesso è ingannevole». Da notarsi. Con certe forme di nebbia si confonde la linea del pelo dell'acqua con l'orizzonte. Quando le acque sotto i raggi del sole tremolano in un fitto increspamento, danno l'abbaglio. Rispetto a la misura delle distanze si seguono diversi criteri: i due principali sono: la distinzione che può farsi dei colori degli uccelli, e quella di vederne l'occhio. Tutte e due però rimangono relativi a la potenza visiva del tiratore, e per conseguenza non hanno valore assoluto.
Volo
(VALLE)   nella tesa in botte chiamasi il fatto di allettare anatre di passo, lanciando loro incontro un'anatra addomesticata come i volantini dei colombacci. E dicesi Dare il volo. Questo allettamento può anche ripetersi alcune volte, § E chiamasi anche Volo l'anatra ammaestrata per tale allettamento.
Votazzola
(VALLE)   diminutivo di Votazza. L'arnese concavo, col quale si vuota l'acqua de' barchini palustri. C'è anche, in toscano, Gottazza, term. che conserva la «g» antiquata.
Zampogna
(VALLE)    il fischio meccanico che riproduce il verso della folaga. § Caccia con la zampogna: quella fatta di notte a le folaghe richiamandole con tale fischio.

 


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