Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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I primi passi della pistola semiautomatica
Die ersten Schritte der Selbstladepistole
The first steps of self-loading pistol

l problema delle invenzioni non è di aver l’idea, ma di avere un’idea realizzabile. Leonardo è stato un geniale ideatore, ma ha concluso ben poco quando è uscito dal solco delle tecnologie del suo tempo; anzi, talvolta ha combinato dei guai.
Ciò è vero anche nel campo delle armi, dove l’idea di avere un’arma che sparasse più colpi era ovvia e banale (i cinesi già avevano pensato a costruire una balestra a ripetizione manuale), ma gli infiniti tentativi di realizzarla sono stati vani fino all’avvento di Colt il quale non avrebbe potuto creare il suo revolver prima che fosse perfezionato il sistema a percussione con capsula fulminante.
L’idea di un’arma a ripetizione manuale ha dovuto attendere l’invenzione di una cartuccia con bossolo metallico (ad esempio la Henry 44 RF del 1858) per poter creare il fucile Henry 1858 e poi il fucile Winchester 1866.
Ovvio passo successivo era quello di rendere automatica l’operazione di ricaricamento dell’arma, ma vi si opponeva l’inadeguatezza della precisione di lavorazione  delle parti meccaniche e la variabilità delle prestazioni delle munizioni. Un’arma automatica per funzionare senza continui inceppamenti richiede un perfetto funzionamento delle parti meccaniche con attriti e resistenze costanti, una cartuccia che si adatti senza variazioni alle parti meccaniche, una cartuccia che  abbia prestazioni costanti. Tutte cose che erano ancora di là da venire e che dovranno attendere l’avvento della polvere senza fumo.
Il revolver era l’unica arma corta che poteva digerire ogni tipo di munizione, indifferente alla potenza o alla lunghezza del bossolo (entro i limiti del tamburo, ovviamente!) ed in teoria avrebbe potuto essere automatizzato abbastanza facilmente; però la trasformazione del movimento rettilineo del rinculo o di un pistone azionato dai gas di sparo, in movimento rotatorio del tamburo  e nella monta del cane richiedeva più energia di quanta disponibile  e si riuscì a risolvere il problema solo  nel 1896 con il revolver Webley-Fosbery.
Nella seconda metà dell’ottocento è tutto un fiorire di invenzioni per migliorare il revolver mediante espulsione automatica dei bossoli o eliminazione della fuga di gas fra tamburo e canna; vengono studiate pistole a più canne in modo da realizzare una ripetizione manuale dello sparo, oppure pistole ad una canna con un sistema di ripetizione manuale. Tra queste la pistola Bär tedesca, la Rider-Remington del 1871 e la Österreich  del 1881, la Marius Berger French Volcanic 1881 in cal. 8 mm., la Bittner del 1883 in cal. 7,7 mm (ma posta in commercio solo nel 1890), la Franz Pafsler  del 1887, ecc. ecc.

bittner

La pistola Bittner

Compaiono strane pistole a ripetizione manuale come la Turbiaux del  1882, la Tribuzio del 1865, la Gaulois del 1893. Merita di essere ricordata la Brun-Latrige di Saint Etienne, circa del 1895, con serbatoio per dieci cartucce in un cal. 6 mm apposito, in cui il guardamano serve da grilletto e da leva di caricamento!

brun latrige

È geniale come concezione perché è l’arma a ripetizione manuale che più si avvicina ad un’arma semiautomatica. Per sparare si tira all’indietro il guardamano in modo da camerare la prima cartuccia del serbatoio   ed immediatamente parte il colpo; si rilascia il guardamano, trascinato in avanti da una molla e il bossolo viene espulso.

Anche nel campo dei revolver si studia la loro automazione: quello spagnolo Orbea del 1863 in cui i gas muovono un pistone che monta il cane e fa ruotare il tamburo; analogo è il Paulson del 1886, per finire l’evoluzione con il Webley Fosbery del 1896, pure azionato dai gas e con il Vander Haegen del 1908 azionato dal rinculo.
Tutte idee senza sbocco futuro.
Le prime idee per un’arma diversa dal revolver a ripetizione automatica si hanno già nel  1854 quando Henry Bessemer ha l’idea di una artiglieria a ripetizione automatica, seguito del 1862 dal Blakeley.  I più antichi brevetti sarebbero quello  di Pilon del 1863 per un fucile, del 1872 di Plesner e del 1874 dell’americano Luce (canna che si muove in avanti) e, nello stesso anno, di H.F.Wheeler.

luce

Però i veri concreti progressi si hanno dopo il 1880  quando entrano in campo dei grandi inventori come Maxim, Browning, Mauser, ecc.
Nel 1883 Maxim brevetta una Winchester semiautomatica e nel 1885 la sua mitragliatrice ed è subito chiaro che l’utilizzo del rinculo o della forza dei gas per espellere il bossolo sparato e per prelevare una nuova  cartuccia da un serbatoio è applicabile anche ad una pistola.
Una delle prime invenzioni dovrebbe essere quella dei fratelli Jean Baptiste Clair  (1831) e Benoit Clair (1842) che hanno una officina meccanica a Saint-Etienne, fondata dal padre, per la produzione di armi bianche, canne di fucile e armi ad aria compressa. Nel 1888 Benoit inventa un fucile a ripetizione che utilizza l’energia del rinculo e una pistola a recupero di gas; nel 1893 i due fratelli brevettano un fucile da caccia e da guerra a ripetizione semiautomatica che poi nel 1900 vienee prodotto come fucile da caccia a sette colpi (fucile Clair-Eclair). Sempre nel 1893 brevettano anche una pistola semiautomatica. Il sistema fu alla base di quello adottato poi dalla Francia per il fucile RSC17. Non ho però trovato indicazioni sulla pistola del 1888 che dovrebbe essere simile a quella da loro brevettata l’anno successivo negli USA.

Il vero sviluppo della pistole semiautomatiche si ha però in Austria a partire dal 1891 con molte invenzioni rimaste a livello di prototipo.
Una strana pistola su cui non trovo altri dati è quella mod. 1891 in cal. 8 mm. con bossolo a bottiglia di Louis Schlegelmilch. Questi era l’ingegnere capo dell’arsenale di Spandau, più noto per aver contribuito a migliorare l’otturatore del Mauser 88. Ha una forma che ricorda un revolver e il serbatoio per 5 colpi è posto anteriormente al grilletto. Seguì un secondo modello a doppia azione.

schlegelmilch
Del 1892 è la pistola di Konrad Kromar della cui arma non sono riuscito a trovare altre indicazioni. Nello stesso periodo Karel Krnka fa esperimenti per trasformare un Werndl in un fucile semiautomatico.
Dello stesso anno è la pistola di Schönberger. Trattasi di arma rarissima di cui si sono conservati pochi esemplari.
Si dice che sia stata ideata dai fratelli Schönberger di Vienna e brevettata da Joseph Laumann; ma si trova scritto anche che pure l'idea fosse di Laumann. Venne prodotta dalla Waffenfabrik Steyr AG.
Il sistema di ripetizione è basato sullo  sfruttamento della forza dell'esplosione dell'innesco per provocare l'apertura del carrello. Non è neppure sicura la data di produzione anche se il modello è indicato come M1892  (prodotta però, a quanto pare, nel 1895).
Il calibro era di 8 mm, detto 8 mm Schönberger, ma anche 8 mm Schönberger, 8 mm Selbstlade Pistole System Kromar, 8 mm Schönberger-Kromar, 8 mm Kromar Revolver, 8 x 22,5 R Revolver. Il proiettile aveva un diametro di .323 millesimi di pollice, la palla pesava 125 grani e il bossolo era lungo .825 millesimi di pollice (22,5 mm). Il bossolo era "a bottiglia" ed aveva un alloggio per l’innesco del tutto particolare.

Schönberger bossolo


Le munizioni venivano infilate nel serbatoio interno, sotto la finestra di espulsione, una ad una. Non si dice quante fossero, ma dovevano essere cinque. La lunghezza dell'arma doveva essere sui 20 cm.
Ecco come appare nel brevetto Usa del 1892 in cui Laumann dice di aver già ottenuto il brevetto in Austria-Ungheria il 17 novembre 1890:

Laumann
e come era in realtà:

Schönberger 1892

Nel successivo brevetto del 1895, con miglioramenti al serbatoio, appare così:

laumann85

L’aspetto reale finale è questo:

Laumann

Del 1893 è la pistola  C-93 del tedesco Hugo Borchardt (1844-1924), prodotta da lui assieme alla Ludwig Loewe & Co. di Berlino; è basata sul sistema a ginocchiello di Maxim ed utilizza il calibro 7x63 Borchardt (poi Mauser) con bossolo a bottiglia, appositamente sviluppato; ricordo che il bossolo a bottiglia può essere usato solo in armi a chiusura stabile. L'arma venne studiata da Luger per la sua pistola e fu la prima pistola semiautomatica ad essere prodotta in un consistente numero di esemplari.

Borchardt
La Borchardt fu prodotta in circa 3.000 pezzi e ha il vanto di aver poi portato alla Luger.

borchardt
E’ un’arma studiata per essere usata con un calciolo ed ha l’aspetto di una pistola mitragliatrice. La parte a mezzaluna posteriore contiene la molla di recupero molto difficile da produrre e da tarare. Il ginocchiello è preso da Maxim, ma era già stato inventato prima da Walter Hunt; sebbene si alzi vero l’alto e quindi sulla linea di mira, il movimento è così rapido che non disturba il tiratore. Canna e otturatore arretrano assieme. Borchardt è il primo a inserire il caricatore nell’impugnatura. Complicato il sistema di scatto vista la sua distanza  dal percussore; esso venne alloggiato sul lato sinistro dell’arma e Luger dovette introdurre una leva angolata per poterlo piazzare al centro dell’arma. La chiusura in posizione di sparo non è azionata solo dalla molla, ma anche dall’energia della parti che venivano spinte in avanti.
L’arma funzionava, ma aveva una forma poco felice e pratica; Borchardt non aveva nessuna intenzione di modificarla e così la DWF affida il compito al tirolese Georg Luger. Già il 5 maggio 1900 la Luger diventa arma d’ordinanza dell’esercito svizzero.
Molto bella la Borchardt con il calciolo:

borchardt
Pure del 1893 la pistola di Andreas Schwarzlose poi modificata nel 1898 (vedi oltre):

schwarzlose 93

Altri inventori contemporanei (1894) sono gli austriaci Arciduca Karl Salvator e Georg Ritter von Dormus; la cui pistola ha un serbatoio nell’impugnatura caricato con una piastrina contenente 5 colpi che viene poi estratta da uno sportellino alla sua base.

dormus
(foto DWJ)

Karl Krnka è un militare e un dotato inventore che lotta per l’introduzione della pistola semiautomatica nell’esercito. Egli vende il suo brevetto alla ditta Georg Roth che la produce come Mod. Roth 1895; l’arma viene provata dall’esercito austriaco negli anni successivi  e nel 1904, come modello Roth-Steyr M 1907, sarà la prima pistola semiautomatica adottata da un esercito importante.

krnka

Roth 1895

Il tedesco Theodor Bergmann nel 1894 ha l’idea di spostare in avanti il serbatoio, dopo il guardamano; la pistola venne costruita in vari calibri e la cartuccia non ha né scanalatura né orlo.

bergmann
Nel 1896 viene prodotto il modello Spandau 1896; l'arma è molto complicata  (tutto i gruppo telaio-canna-serbatoio arretra al momento dello sparo) e forse mai uscita dallo stadio di prototipo.
Nel 1896 è già disponibile la Mauser C 96 la quale era stata ideata  dai fratelli Fidel, Friedrich and Josef Feederle.

Mauser C96

Il Fidel era direttore dello Mauser Experimental Workshop. Benché studiata come arma militare non viene mai ufficialmente adottata come arma di ordinanza da nessun importante esercito. Il primo modello veniva caricato con una lastrina contenente 10 cartucce con bossolo a bottiglia, ma era un’arma molto versatile che sembrava fatta apposta per usare un caricatore mobile e che, con un calciolo, poteva diventare quasi una carabina. Era studiata molto bene e si poteva smontare senza uso di attrezzi.

Mauser C96


Carola y Anitua sono fra i pochi spagnoli , fra cui anche Campo-Giro (1905), che invece di  imitare armi altrui, hanno avuto idee originali. La loro pistola del 1897 assomiglia esteriormente alla C96, ma è molto diversa nella meccanica. Viene creata in cal. 5 mm con bossolo a bottiglia, il che la relegava fra le pistole per il tiro sportivo; è a chiusura stabile ed il sistema di svincoli si ritroverà poi nella Glisenti 1910. Il serbatoio viene caricato dall’alto con lastrine di caricamento. La maggior parte delle armi prodotte venne venduta in Sudamerica.

Charola y Anitua

Ferdinand Mannlicher fra il 1894 e il 1900 elabora una serie di modelli di pistola destinati a sfociare nel modello 1900 che ha notevole successo.
Il primo modello del 1894 aveva già la linea delle armi successive; il serbatoio era nell’impugnatura e si caricava con una lastrina da 5 colpi in cal 6,5 mm con orlo; con meccanismo del tutto originale la canna avanza al momento dello sparo e provoca l’espulsione del bossolo. La canna è contenuta nel castello tubolare ed è avvolta da una robusta molla. Al ritorno camerava una nuova cartuccia. Il cane è montato dal grilletto, come in un revolver.

mannlicher

Mannlicher 94

Nel mod. 96 la canna arretra di 2,5 cm dopo lo sparo e il cane viene montato da una leva posta sulla destra. Il serbatoio  si trova davanti al guardavano e viene caricato con lastrina di 7 colpi. La cartuccia è simile a quella Mauser 7,63, ma con carica più debole. Oltre al modello con canna mobile viene studiato un modello analogo nell’aspetto, ma con canna fissa.

Mannlicher 96

Il modello definitivo è un’arma perfettamente rifinita, piacevole da usare, il cui principale difetto è di non avere un serbatoio mobile.

Mannlicher 1905

Schwarzlose è noto per una mitragliatrice raffreddata ad acqua  adottata da Austria, Olanda e Svezia.
La sua pistola del 1898 si distingue per le grandi semplificazioni introdotte; alcune parti hanno più funzioni. Ad esempio la molla dell’otturatore, del tipo usato nei fucili a ripetizione, serve sia come molla di recupero  che come molla del percussore; la molla del grilletto serve anche come molla ammortizzatrice della canna. Il caricatore è nell’impugnatura. L’otturatore rimane aperto dopo l’ultimo colpo. L’otturatore è rotante.

Schwarzlose

Schwarzlose 1898
La pistola Mars viene sviluppata a partire dal 1898  da Hugh Gabbet-Fairfax di Birmingham per conto della Webley con il proposito di creare una pistola militare potentissima.

gabbet 1897

I risultati non furono soddisfacenti e Gabbett-Fairfax fonda la “Mars Automatic Pistol Sindacate” che la brevetta nel 1905.

gabbet
I primi 12 prototipi vennero prodotti dalla Webley & Scott nei calibri 8,5 mm, 9 mm e .45. Il cal. 45 aveva una velocità iniziale di  1250 fs mentre l’8,5 raggiungeva i 1750 fs e cioè una velocità doppia rispetto a quella usuale in quei tempi. Fino all’avvento del 44 magnum è rimasta la pistola più potente. L’arma viene proposta all’esercito inglese che la respinge per la necessità di munizioni particolari, per l’eccessivo rinculo e per il fatto che il bossolo veniva espulso sulla faccia del tiratore! Nel 1907 Mars era già fallito; pare che non siano stati prodotti più di 80 pezzi, anche se ne è stato trovato uno con matricola n. 195.
L’arma era estremamente interessante ma complicatissima e  richiedeva una cartuccia speciale di grande forza, il che provocava problemi costruttivi e meccanici insuperabili.
L’otturatore è costruito con testa girevole e tenoni, un po’ come quello del fucile Mauser ed è vincolato con chiusura stabile alla canna. Il serbatoio nell’impugnatura non è aperto vero l’alto, ma rimane sempre al di sotto della canna, anche ad otturatore aperto. Esso in alto è aperto solo da entrambi i lati e verso il retro. Le parti richiedono una lavorazione perfetta in quanto tutto il meccanismo non richiede molle potenti, ma lavora solo sulle masse e gli attriti. Non descrivo il funzionamento, alquanto complicato, come si deduce dalle immagini. Un militare che fece le prove sull’arma disse che “chi ha sparato una volta con quest’arma, evita di rifarlo”! Ecco lo schema di funzionamento.

Mars 1905

Mars 1905

A John Moses Browning riuscì il massimo perfezionamento circa la semplificazione della pistola semiautomatica.  Egli inizia a fare esperimenti nel 1889 ispirato dalla mitragliatrice Maxim.  Browning modifica anche una carabina Winchester 1873 in modo che funzioni in modo semiautomatico usando l’azione dei gas, meccanismo da cui poi derivò la mitragliatrice Colt mod. 1895.

Browning 97
Fino a lui era stata percorsa la via delle pistole con chiusura stabile, indubbiamente opportuna quando si usano munizioni potenti e di grosso calibro, tali da rendere necessario che il bossolo esca dalla camera di cartuccia solo quando la pressione dei gas  si è ridotta a zero, evitando così deformazioni o rotture del bossolo con fiammate e frammenti sul volto del tiratore. È possibile ottenere lo stesso effetto con una potente molla di richiamo (come nella Astra 400) o aumentare il peso delle masse in movimento, ma non erano soluzioni ottimali. Browning riesce a trovare il giusto equilibrio nel 1898 e la sua pistola mod. 1900 è un tale successo che in 12 anni ne vengono vendute un milione di esemplari, grazie anche alla semplicità di produzione. La pistola era pensata per il cal. 7,65 Browning che resterà per decenni la munizione standard per le pistole civili.

Browning 98
Ma anche il modello 1897 con apertura ritardata presentava già soluzioni geniali e di successo; mentre nelle precedenti pistole canna ed otturatore restavano vincolate fino a quando la pressione interna è annullata, così che l’espulsione del bossolo è affidata ed estrattore ed espulsore, in quella di Browning il bossolo funziona come un pistone e la canna si svincola dall’otturatore quando vi è ancora una certa  pressione interna; perciò il bossolo viene espulso anche senza uso dell’estrattore. La molla posta al di sopra della canna consente di risparmiare la molla del percussore e di usare la levetta che agisce sul percussore come indicatore di arma carica.
Il danese Jens T.  Schouboe cercò di seguire la strada di Browning e della chiusura a massa con il suo mod. 1902,  prodotto dalla Dansk Rekylriffel Syndakat di Copenhagen in cal. 11,45; per contenere il peso del carrello e la durezza della molla ricorre al trucco di adottare una cartuccia con proiettile molto leggero, di soli 4,1 grammi con nucleo di legno! Esso raggiungeva la velocità di 490 ms ma aveva il difetto di essere molto instabile e di ruotare in volo.

Schouboe

Merita una menzione il giapponese Kijiro Nambu che ha creato circa nel 1904 una pistola con una linea che ricorda la Luger, ma con meccanica originale. Per essa viene creato il cal 8 mm con bossolo a bottiglia, alquanto fiacco per non sollecitare troppo il sistema di chiusura, forse ispirato a quello della C96. Era arma che richiedeva una lavorazione complessa con fresature dal pieno e con aggiustamento successivo dei pezzi.
La molla di recupero è posta sul lato sinistro dell’arma, il che le dà un aspetto asimmetrico. Vi è una sicura sulla impugnatura, posta anteriormente e che blocca il grilletto se non si impugna l’arma. Un serio difetto è costituito dal caricatore che blocca l’otturatore in posizione di apertura, ma viene danneggiato dallo stesso! La chiusura è del tipo stabile.
Nambu typ A

L'Italia non pare aver partecipato alla nascita della pistola semiutomatica. A parte due o tre brevetti per fucili a tiro rapido (Ruffolo del 1887 e Ricci del 1889), solo nel 1905 vengonoo presentate all'esercito italiano, che voleva adottare una pistola semiautomatica, la pistola Vitali del gen. Giuseppe Vitali cal. 7,62 e la pistola della fabbrica Glisenti, poi prescelta, che ha preso il nome da essa, ma che era una costruzione di Bethel A. Revelli, divenuto poi famoso per la mitragliatrice Fiat 1914. L'arma aveva parecchi difetti, primo fra tutti quello di non reggere il cal. 9 para per cui era stata progettata! Venne abbandonata ancor prima della fine della guerra.


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